Il Papa ai capi religiosi di Israele: siamo chiamati a lavorare con coraggio per il
dialogo e la pace in Terra Santa
I leader religiosi si impegnino con coraggio a promuovere la pace in Terra Santa:
è l’appello di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in udienza in Vaticano una delegazione
del Consiglio dei capi religiosi di Israele. Un’occasione per ribadire, dopo il grande
incontro di Assisi, la responsabilità che gli uomini di fede hanno nella costruzione
di una pace giusta e duratura per il Medio Oriente e il resto del mondo. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
“Nei nostri
tempi agitati, il dialogo tra differenti religioni sta diventando sempre più importante”
per creare “un’atmosfera di mutua comprensione e rispetto”: è quanto sottolineato
da Benedetto XVI in un appassionato discorso sul dialogo tra le religioni e la promozione
della pace:
“This is pressing for the religious leaders of the Holy
Land…" “Questo – ha aggiunto – è pressante per i leader religiosi della
Terra Santa, che mentre vivono in un luogo ricco di memorie sacre per le nostre tradizioni,
sono ogni giorno messi alla prova dalle difficoltà del vivere insieme in armonia”.
Il Papa ha, così, ripreso le sue parole nel recente incontro di Assisi, mettendo l’accento
su due tipi di violenza che oggi siamo chiamati ad affrontare: da una parte, “l’uso
della violenza nel nome della religione”, dall’altra “la violenza che è conseguenza
della negazione di Dio, che spesso caratterizza” le società moderne:
“In
this situation, as religious leaders we are called…” “In questa situazione,
come leader religiosi – ha detto – siamo chiamati a riaffermare che la relazione dell’uomo
con Dio vissuta in modo giusto è una forza per la pace”. Questa, ha soggiunto, “è
una verità che deve diventare sempre più visibile nel modo in cui noi viviamo l’uno
con l’altro” la vita quotidiana. Di qui, l’incoraggiamento del Papa a “favorire un
clima di fiducia e dialogo tra i leader e i membri delle tradizioni religiose presenti
nella Terra Santa”.
“We share a grave responsibility to educate…” “Condividiamo
la grave responsabilità – ha avvertito Benedetto XVI – di educare i membri delle nostre
rispettive comunità religiose” con l’obiettivo di approfondire “la conoscenza reciproca”
e di “sviluppare un’apertura alla cooperazione con persone di tradizioni religiose
diverse dalla propria”. Sfortunatamente, ha constatato, la realtà del mondo e anche
della Terra Santa è “spesso frammentaria”. Ecco perché, è stata l'esortazione del
Papa, “ognuno di noi è chiamato a rinnovare il proprio impegno per la promozione di
una più grande giustizia e dignità, in modo da arricchire il nostro mondo e dargli
una dimensione pienamente umana”:
“Justice, together with truth,
love and freedom…” “La giustizia assieme alla verità, all’amore e alla
libertà – ha detto ancora – sono il requisito fondamentale per una pace sicura e duratura
nel mondo”. E ha ribadito che la riconciliazione “richiede coraggio e visione, così
come la fiducia che sarà Dio stesso a mostrarci la strada. Non possiamo raggiungere
i nostri obiettivi se Dio non ci dà la forza per farlo”. Ha quindi ricordato la sua
preghiera per la pace, posta tra le pietre del Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme,
in occasione della visita nel maggio 2009. Il Papa ha concluso il suo intervento pregando
il Signore “di ascoltare le orazioni di tutti gli uomini e di tutte le donne che gli
chiedono la pace di Gerusalemme”:
“Let us never cease praying for
the peace….” “Non smettiamo mai di pregare per la pace in Terra Santa”,
è stata l’invocazione del Pontefice, forti della fiducia in Dio, “che è Egli stesso
la nostra pace e consolazione”.
E dopo l’udienza dal Papa, una delegazione
del Consiglio dei capi religiosi di Israele ha tenuto una conferenza stampa nella
Sala Marconi della nostra emittente. Evento seguito per noi da Alessandro Gisotti:
“Un momento
storico” per la pace e per la Terra Santa: è stato unanime il giudizio sull’incontro
con il Papa da parte dei leader religiosi di Israele che, in una Sala Marconi affollata
di giornalisti, hanno messo l’accento sugli sforzi delle comunità ebree, cristiane,
druse e musulmane per il dialogo. All’inizio della conferenza stampa, l’arcivescovo
di Akka dei greco melkiti, Elias Chacour, ha letto una dichiarazione congiunta dei
capi religiosi di Israele che ribadiscono l’impegno “nei confronti della sacralità
della vita umana e a respingere la violenza, specialmente quando è perpetrata in nome
della religione”. Poi, riecheggiando le parole di Benedetto XVI all’udienza di oggi,
la dichiarazione ribadisce il “dovere” dei leader religiosi ad educare i fedeli alla
pace. E non mancano di sottolineare il carattere “unico e speciale” dei Luoghi Santi
che deve essere salvaguardato da “ogni forma di violenza e di profanazione”. Chiedono
inoltre che “il libero accesso dei fedeli ai loro luoghi sacri” sia “consentito e
garantito dalle autorità civili competenti”. Infine, come capi religiosi, assicurano
di “essere attenti al grido dei più deboli” e di “lavorare insieme per una società
più giusta ed equa”. Dal canto suo, il rabbino capo di Israele, Yonah Metzger, ha
detto che il Consiglio dei capi religiosi dimostra che in Terra Santa è possibile
vivere tutti insieme in pace. Un messaggio, ha aggiunto, che abbiamo oggi portato
al Papa e al mondo intero. Gli ha fatto eco il capo degli imam musulmani di Israele,
Mohamad Kiwan, che ha definito quello di oggi un "giorno storico" che rafforza l’impegno
a portare la pace e l’amicizia in Terra Santa.
All’incontro ha preso
parte anche il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa,
che - al microfono di Tiziana Campisi - si sofferma sulla portata
dell’evento di ieri: