2011-11-10 16:15:38

Grecia: Papademos, ex presidente Bce, incaricato per il nuovo governo


Lucas Papademos, 65 anni, economista ed ex presidente della Banca centrale europea (Bce), è stato nominato premier del nuovo governo di coalizione greco. Stamani ha avuto un vertice al palazzo presidenziale con i leader dei partiti riuniti dal presidente Papoulias, che gli ha conferito l'incarico. Intanto, la Commissione europea ha rivisto oggi al ribasso le previsioni sul Paese ellenico, che resterà in recessione anche l'anno prossimo, con un calo del prodotto interno lordo del 2,8%, rispetto all'1,1% previsto in primavera. Il ritorno alla crescita è previsto solo nel 2013 con uno + 0,7%. Peggiorano anche i dati sul deficit.

Yemen: l’esercito bombarda la piazza dei sit-in e case di oppositori
Le forze dell'esercito yemenita fedeli al presidente Saleh hanno bombardando la piazza della Libertà, a Taiz, dove da mesi è in corso un sit-in permanente dell'opposizione. Secondo quanto riferito da al-Jazeera, si registra la morte di un minore ed il ferimento di 10 persone. I militari starebbero bombardando anche le case dei capi dell'opposizione, che da mesi chiedono le dimissioni del capo di Stato.

La Cina si oppone a sanzioni contro l’Iran, chieste dopo rapporto Aiea
La Cina si oppone a nuove sanzioni contro l'Iran perchè “fondamentalmente non risolvono il problema del nucleare iraniano”. Lo ha detto nel consueto punto stampa quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei. Le sanzioni sono state richieste da diversi Paesi occidentali, dopo la pubblicazione del rapporto dell'Agenzia atomica internazionale (Aiea), da cui emerge che l'Iran sta lavorando alla produzione della bomba atomica.

Nuovo terremoto in Turchia: sette vittime
È salito a sette il bilancio delle vittime del nuovo terremoto che in Turchia ha colpito la regione di Van, già interessata dalla terribile scossa delle settimane scorse. Questa volta l’intensità è stata di 5,6 gradi. Nell’evento sismico sono crollati 20 edifici: numerose persone sono state tratte in salvo, mentre decine sarebbero ancora intrappolate in un albergo.

Nuova esplosione al gasdotto Egitto-Israele-Giordania
Il gasdotto egiziano che porta il gas in Israele e Giordania è stato colpito da una nuova esplosione nella notte fra mercoledì e giovedì scorsi. Lo hanno reso noto i Servizi di sicurezza egiziani. L'esplosione è avvenuta a una quarantina di km a ovest della città di al-Arish, nel nord della penisola del Sinai. Testimoni hanno detto di aver visto uomini armati sul posto. Il gasdotto è già stato colpito da sei attacchi non rivendicati nel febbraio scorso. L'ultimo attentato risale al settembre scorso.

Due soldati Isaf morti in 24 ore in Afghanistan
Due soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono morti nelle ultime 24 ore in Afghanistan meridionale. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. I militari stranieri morti in Afghanistan sono, secondo un calcolo non ufficiale, 517 dall'inizio dell'anno e sette dal primo novembre 2011. Le vittime Isaf dell'intero decennio di intervento, infine, sono 2.798.

Sparatoria in Kosovo: morto un serbo
Un serbo del Kosovo è morto dopo essere stato ferito in una sparatoria ieri alla periferia di Kosovska Mitrovica, nel nord del Paese. Lo hanno riferito fonti ospedaliere e di polizia. Nella sparatoria, erano state ferite tre persone di nazionalità serba, una delle quali è morta in seguito all'ospedale. Il delitto è avvenuto in un quartiere etnicamente misto, popolato di serbi e kosovari. Secondo la polizia, non è possibile dire al momento se la sparatoria sia legata a tensioni interetniche.

Tensioni in Congo in vista delle elezioni del 28 novembre: appelli di Ue e Onu
Si moltiplicano gli appelli alla calma in vista delle elezioni generali del 28 novembre nella Repubblica Democratica del Congo, quando si voterà per le presidenziali e le legislative. Sia il Consiglio di sicurezza dell’Onu sia l’Unione Europea, riferisce l’agenzia Misna, hanno auspicato un processo elettorale pacifico: in particolare le autorità di Bruxelles hanno “preso nota degli atti di violenza e delle dichiarazioni in pubblico, con appelli a infrangere la legge e in grado di alimentare un clima di violenze e di tensioni politiche, sociali ed etniche”. Nei giorni scorsi, uno dei candidati dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, avrebbe incitato i suoi sostenitori a “rompere le porte delle prigioni per far uscire i detenuti dell’opposizione”, autoproclamandosi presidente della Repubblica. Tra gli 11 candidati alla carica di capo dello Stato figura anche il presidente uscente, Joseph Kabila. Dopo una lunga guerra civile terminata nei primi anni 2000, con tensioni che si sono protratte anche successivamente, qual è oggi il panorama politico congolese? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Luigi Lo Stocco, missionario saveriano che per 35 anni ha vissuto nell’ex Zaire, già direttore di Radio Maria Regina della Pace a Bukavu:RealAudioMP3

R. – La prima cosa che mi viene in mente è la confusione totale: l’opposizione è divisa in tanti minuscoli partiti e ognuno vorrebbe arrivare alla presidenza. Kabila, da parte sua, ha un gruppo che lo sostiene e i sondaggi, in questo momento, lo danno per vincente. L’opposizione non ha trovato una linea comune e allora si barcamena in tanti piccoli progetti.

D. – Quali sono le emergenze più importanti da risolvere oggi in Congo?

R. – C’è un problema umanitario, che è ancora molto vivo, in tutte le province del Congo. La miseria, la povertà, l’impunità. E poi si registra la presenza ancora di bande armate: ciò fa sì che ci sia una grande insicurezza da tutte le parti, specialmente nella parte est – dove ho vissuto per parecchio tempo – a Bukavu, a Maniema, nel Sud e Nord Kivu.

D. – Nelle ultime settimane il clima politico è stato avvelenato da violenze, anche nella zona di Lubumbashi. Perché ci sono questi scontri tra sostenitori di varie fazioni politiche?

R. – La campagna elettorale non guarda soltanto ai problemi del Paese, guarda soprattutto ai problemi legati alle tribù. C’è, dunque, un tribalismo nell’intimo, nel cuore di questi congolesi, che va avanti e che poi porta a queste violenze. L’ong Human Rights Watch ha parlato anche di un’inquietudine che si ha a causa dei discorsi che soprattutto i partiti d’opposizione fanno: discorsi pieni di ira, che manifestano l’odio, basati su criteri etnici, che incitano alla violenza da parte dei candidati politici e anche dei loro partigiani.

D. – Nei giorni scorsi, mons. Fulgence Muteba, presidente della Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali della Repubblica Democratica del Congo, ha detto che questa è stata una campagna elettorale deludente, segnata da un’assenza di progetti sociali, ma anche da episodi di tensione...

R. – Servirebbe un progetto molto realista, che guardi al bene del Paese e della popolazione. Certamente il Congo è molto vasto. La popolazione tace, ma soffre, la popolazione ha fame, la popolazione non ha le strade, anche se ci sono state delle promesse. Servono, innanzitutto, quelle strutture basilari per poter vivere in pace. E il rispetto dell’uomo è la cosa più importante.(ap)

In Kazakhstan la Camera bassa chiede che sia sciolto il parlamento
I deputati della Camera bassa del parlamento kazako (Majilis) hanno chiesto al presidente Nazarbaiev di sciogliere l'assemblea. Lo riferisce l'agenzia Novosti-Kazakhstan. La decisione sembra mirata a far scattare elezioni anticipate per ammettere almeno un partito di opposizione alla corsa elettorale, rompendo il monopolio del partito di Nazarbaiev, Nur Otan che attualmente detiene 98 seggi su 107 nel Majilis. La Repubblica ex sovietica non ha mai tenuto elezioni giudicate libere e corrette dagli osservatori internazionali. La soglia di sbarramento nella legge elettorale è fissata al sette per cento: una sua modifica permetterebbe a un partito piazzato al secondo posto di entrare in parlamento. A preoccupare Astana è anche la nuova ondata della crisi economica globale che potrebbe influenzare la maggiore economia dell'Asia centrale. Ieri, un consigliere di Nazarbaiev aveva ventilato un possibile voto anticipato già a gennaio 2012.

Quattro persone morte in Nicaragua nel post-voto in cui ha vinto Ortega
Almeno quattro persone sono morte in Nicaragua, durante scontri tra simpatizzanti e oppositori del presidente, il sandinista Daniel Ortega, che domenica scorsa ha vinto le elezioni con più del 62% dei voti. Durante gli scontri, sono anche rimasti feriti 46 poliziotti. Tre delle persone decedute durante gli incidenti a San Josè de Cusmapa, nord del Paese, facevano parte di una stessa famiglia ed erano oppositori, hanno riferito i media locali, rilevando che la quarta persona è morta a Siuna, est del Paese. Dopo le elezioni di domenica, il partito Liberal independiente guidato da Fabio Gadea, candidato sconfitto da Ortega, ha contestato il risultato del voto, accusando i sandinisti di aver portato a termine diversi brogli. Per questa ragione, il partito di Gadea ha ieri organizzato una serie di proteste in diversi punti del Paese. Alcune delle manifestazioni, hanno aggiunto i media, sono in corso nella capitale, a Managua.

Cina: morti 19 degli almeno 43 minatori bloccati in miniera a Qujing
Sono 19 i minatori trovati morti nella miniera di carbone Sizhuang a Qujing, nella contea di Shizong, nella provincia sudoccidentale cinese dello Yunnan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Da ore centinaia di soccorritori stanno tentando di portare in salvo gli altri 24 minatori (anche se il numero esatto degli operai in fondo alla miniera non è ancora chiaro) intrappolati dalle 6.25 di stamani, le 23.25 di ieri in Italia, a causa di una esplosione di gas.

India e Pakistan riprendono colloqui bilaterali dopo le stragi di Mumbai
India e Pakistan riprenderanno i colloqui bilaterali interrotti dopo le stragi di Mumbai del 2008. Lo hanno deciso in un incontro tra il premier indiano, Manmohan Sigh, e il pakistano, Yousuf Raza Gilani, avvenuto in un atollo delle Maldive. “Si apre un nuovo capitolo nella storia dei nostri due Paesi”, ha detto Gilani ai giornalisti nella conferenza stampa dopo il faccia a faccia di circa un'ora. Durante il colloquio, sono stati discussi i temi del terrorismo, delle relazioni commerciali e anche lo spinoso nodo del Kashmir. È il secondo incontro tra i due capi di governo quest'anno ed è la conferma del disgelo avvenuto tra le due potenze nucleari. Di recente, Islamabad ha concesso la clausola della Nazione più favorita all'India che permetterà di incrementare l'interscambio. I due leader si trovano sull'atollo di Addu dove è in corso il 17.mo vertice della Saarc, l'Associazione regionale dei Paesi del Sud dell'Asia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 314







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