Grecia: Papademos, ex presidente Bce, incaricato per il nuovo governo
Lucas Papademos, 65 anni, economista ed ex presidente della Banca centrale europea
(Bce), è stato nominato premier del nuovo governo di coalizione greco. Stamani ha
avuto un vertice al palazzo presidenziale con i leader dei partiti riuniti dal presidente
Papoulias, che gli ha conferito l'incarico. Intanto, la Commissione europea ha rivisto
oggi al ribasso le previsioni sul Paese ellenico, che resterà in recessione anche
l'anno prossimo, con un calo del prodotto interno lordo del 2,8%, rispetto all'1,1%
previsto in primavera. Il ritorno alla crescita è previsto solo nel 2013 con uno +
0,7%. Peggiorano anche i dati sul deficit.
Yemen: l’esercito bombarda la
piazza dei sit-in e case di oppositori Le forze dell'esercito
yemenita fedeli al presidente Saleh hanno bombardando la piazza della Libertà, a Taiz,
dove da mesi è in corso un sit-in permanente dell'opposizione. Secondo quanto
riferito da al-Jazeera, si registra la morte di un minore ed il ferimento di 10 persone.
I militari starebbero bombardando anche le case dei capi dell'opposizione, che da
mesi chiedono le dimissioni del capo di Stato.
La Cina si oppone a sanzioni
contro l’Iran, chieste dopo rapporto Aiea La Cina si oppone a nuove sanzioni
contro l'Iran perchè “fondamentalmente non risolvono il problema del nucleare iraniano”.
Lo ha detto nel consueto punto stampa quotidiano il portavoce del ministero degli
Esteri di Pechino, Hong Lei. Le sanzioni sono state richieste da diversi Paesi occidentali,
dopo la pubblicazione del rapporto dell'Agenzia atomica internazionale (Aiea), da
cui emerge che l'Iran sta lavorando alla produzione della bomba atomica.
Nuovo
terremoto in Turchia: sette vittime È salito a sette il bilancio delle vittime
del nuovo terremoto che in Turchia ha colpito la regione di Van, già interessata dalla
terribile scossa delle settimane scorse. Questa volta l’intensità è stata di 5,6 gradi.
Nell’evento sismico sono crollati 20 edifici: numerose persone sono state tratte in
salvo, mentre decine sarebbero ancora intrappolate in un albergo.
Nuova
esplosione al gasdotto Egitto-Israele-Giordania Il gasdotto egiziano che porta
il gas in Israele e Giordania è stato colpito da una nuova esplosione nella notte
fra mercoledì e giovedì scorsi. Lo hanno reso noto i Servizi di sicurezza egiziani.
L'esplosione è avvenuta a una quarantina di km a ovest della città di al-Arish, nel
nord della penisola del Sinai. Testimoni hanno detto di aver visto uomini armati sul
posto. Il gasdotto è già stato colpito da sei attacchi non rivendicati nel febbraio
scorso. L'ultimo attentato risale al settembre scorso.
Due soldati Isaf
morti in 24 ore in Afghanistan Due soldati della Forza internazionale di assistenza
alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono morti nelle ultime 24 ore in Afghanistan
meridionale. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. I militari stranieri morti
in Afghanistan sono, secondo un calcolo non ufficiale, 517 dall'inizio dell'anno e
sette dal primo novembre 2011. Le vittime Isaf dell'intero decennio di intervento,
infine, sono 2.798.
Sparatoria in Kosovo: morto un serbo Un serbo
del Kosovo è morto dopo essere stato ferito in una sparatoria ieri alla periferia
di Kosovska Mitrovica, nel nord del Paese. Lo hanno riferito fonti ospedaliere e di
polizia. Nella sparatoria, erano state ferite tre persone di nazionalità serba, una
delle quali è morta in seguito all'ospedale. Il delitto è avvenuto in un quartiere
etnicamente misto, popolato di serbi e kosovari. Secondo la polizia, non è possibile
dire al momento se la sparatoria sia legata a tensioni interetniche.
Tensioni
in Congo in vista delle elezioni del 28 novembre: appelli di Ue e Onu Si moltiplicano
gli appelli alla calma in vista delle elezioni generali del 28 novembre nella Repubblica
Democratica del Congo, quando si voterà per le presidenziali e le legislative. Sia
il Consiglio di sicurezza dell’Onu sia l’Unione Europea, riferisce l’agenzia Misna,
hanno auspicato un processo elettorale pacifico: in particolare le autorità di Bruxelles
hanno “preso nota degli atti di violenza e delle dichiarazioni in pubblico, con appelli
a infrangere la legge e in grado di alimentare un clima di violenze e di tensioni
politiche, sociali ed etniche”. Nei giorni scorsi, uno dei candidati dell’opposizione,
Etienne Tshisekedi, avrebbe incitato i suoi sostenitori a “rompere le porte delle
prigioni per far uscire i detenuti dell’opposizione”, autoproclamandosi presidente
della Repubblica. Tra gli 11 candidati alla carica di capo dello Stato figura anche
il presidente uscente, Joseph Kabila. Dopo una lunga guerra civile terminata nei primi
anni 2000, con tensioni che si sono protratte anche successivamente, qual è oggi il
panorama politico congolese? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Luigi
Lo Stocco, missionario saveriano che per 35 anni ha vissuto nell’ex Zaire, già
direttore di Radio Maria Regina della Pace a Bukavu:
R. – La prima
cosa che mi viene in mente è la confusione totale: l’opposizione è divisa in tanti
minuscoli partiti e ognuno vorrebbe arrivare alla presidenza. Kabila, da parte sua,
ha un gruppo che lo sostiene e i sondaggi, in questo momento, lo danno per vincente.
L’opposizione non ha trovato una linea comune e allora si barcamena in tanti piccoli
progetti.
D. – Quali sono le emergenze più importanti da risolvere oggi
in Congo?
R. – C’è un problema umanitario, che è ancora molto vivo,
in tutte le province del Congo. La miseria, la povertà, l’impunità. E poi si registra
la presenza ancora di bande armate: ciò fa sì che ci sia una grande insicurezza da
tutte le parti, specialmente nella parte est – dove ho vissuto per parecchio tempo
– a Bukavu, a Maniema, nel Sud e Nord Kivu.
D. – Nelle ultime settimane
il clima politico è stato avvelenato da violenze, anche nella zona di Lubumbashi.
Perché ci sono questi scontri tra sostenitori di varie fazioni politiche?
R.
– La campagna elettorale non guarda soltanto ai problemi del Paese, guarda soprattutto
ai problemi legati alle tribù. C’è, dunque, un tribalismo nell’intimo, nel cuore di
questi congolesi, che va avanti e che poi porta a queste violenze. L’ong Human Rights
Watch ha parlato anche di un’inquietudine che si ha a causa dei discorsi che soprattutto
i partiti d’opposizione fanno: discorsi pieni di ira, che manifestano l’odio, basati
su criteri etnici, che incitano alla violenza da parte dei candidati politici e anche
dei loro partigiani.
D. – Nei giorni scorsi, mons. Fulgence Muteba,
presidente della Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali della Repubblica
Democratica del Congo, ha detto che questa è stata una campagna elettorale deludente,
segnata da un’assenza di progetti sociali, ma anche da episodi di tensione...
R.
– Servirebbe un progetto molto realista, che guardi al bene del Paese e della popolazione.
Certamente il Congo è molto vasto. La popolazione tace, ma soffre, la popolazione
ha fame, la popolazione non ha le strade, anche se ci sono state delle promesse. Servono,
innanzitutto, quelle strutture basilari per poter vivere in pace. E il rispetto dell’uomo
è la cosa più importante.(ap)
In Kazakhstan la Camera bassa chiede che
sia sciolto il parlamento I deputati della Camera bassa del parlamento kazako
(Majilis) hanno chiesto al presidente Nazarbaiev di sciogliere l'assemblea. Lo riferisce
l'agenzia Novosti-Kazakhstan. La decisione sembra mirata a far scattare elezioni anticipate
per ammettere almeno un partito di opposizione alla corsa elettorale, rompendo il
monopolio del partito di Nazarbaiev, Nur Otan che attualmente detiene 98 seggi su
107 nel Majilis. La Repubblica ex sovietica non ha mai tenuto elezioni giudicate
libere e corrette dagli osservatori internazionali. La soglia di sbarramento nella
legge elettorale è fissata al sette per cento: una sua modifica permetterebbe a un
partito piazzato al secondo posto di entrare in parlamento. A preoccupare Astana è
anche la nuova ondata della crisi economica globale che potrebbe influenzare la maggiore
economia dell'Asia centrale. Ieri, un consigliere di Nazarbaiev aveva ventilato un
possibile voto anticipato già a gennaio 2012.
Quattro persone morte in Nicaragua
nel post-voto in cui ha vinto Ortega Almeno quattro persone sono morte in Nicaragua,
durante scontri tra simpatizzanti e oppositori del presidente, il sandinista Daniel
Ortega, che domenica scorsa ha vinto le elezioni con più del 62% dei voti. Durante
gli scontri, sono anche rimasti feriti 46 poliziotti. Tre delle persone decedute durante
gli incidenti a San Josè de Cusmapa, nord del Paese, facevano parte di una stessa
famiglia ed erano oppositori, hanno riferito i media locali, rilevando che la quarta
persona è morta a Siuna, est del Paese. Dopo le elezioni di domenica, il partito Liberal
independiente guidato da Fabio Gadea, candidato sconfitto da Ortega, ha contestato
il risultato del voto, accusando i sandinisti di aver portato a termine diversi brogli.
Per questa ragione, il partito di Gadea ha ieri organizzato una serie di proteste
in diversi punti del Paese. Alcune delle manifestazioni, hanno aggiunto i media, sono
in corso nella capitale, a Managua.
Cina: morti 19 degli almeno 43 minatori
bloccati in miniera a Qujing Sono 19 i minatori trovati morti nella miniera
di carbone Sizhuang a Qujing, nella contea di Shizong, nella provincia sudoccidentale
cinese dello Yunnan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Da ore centinaia di soccorritori
stanno tentando di portare in salvo gli altri 24 minatori (anche se il numero esatto
degli operai in fondo alla miniera non è ancora chiaro) intrappolati dalle 6.25 di
stamani, le 23.25 di ieri in Italia, a causa di una esplosione di gas.
India
e Pakistan riprendono colloqui bilaterali dopo le stragi di Mumbai India e
Pakistan riprenderanno i colloqui bilaterali interrotti dopo le stragi di Mumbai del
2008. Lo hanno deciso in un incontro tra il premier indiano, Manmohan Sigh, e il pakistano,
Yousuf Raza Gilani, avvenuto in un atollo delle Maldive. “Si apre un nuovo capitolo
nella storia dei nostri due Paesi”, ha detto Gilani ai giornalisti nella conferenza
stampa dopo il faccia a faccia di circa un'ora. Durante il colloquio, sono stati discussi
i temi del terrorismo, delle relazioni commerciali e anche lo spinoso nodo del Kashmir.
È il secondo incontro tra i due capi di governo quest'anno ed è la conferma del disgelo
avvenuto tra le due potenze nucleari. Di recente, Islamabad ha concesso la clausola
della Nazione più favorita all'India che permetterà di incrementare l'interscambio.
I due leader si trovano sull'atollo di Addu dove è in corso il 17.mo vertice della
Saarc, l'Associazione regionale dei Paesi del Sud dell'Asia. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LV no. 314