Alluvioni e media. L'Ucsi: distorsioni e aggressività danneggiano l'informazione
Mentre il sereno torna su gran parte dell'Italia - dopo giorni di maltempo, disastri
e lutti - c'è chi ha proposto una riflessione sul modo col quale i media hanno informato
di quanto accaduto nelle scorse settimane, sotto l'incalzare degli eventi. In particolare,
si stigmatizza la cronaca prodotta sulle drammatiche giornate di Genova da alcuni
importanti organi di informazione. Nel mirino, in particolare, è finita un’intervista
del Tg2 - per la quale la testata si è già scusata - a un ragazzo di 16 anni, la cui
madre è morta travolta dalla furia dell’acqua. Di lunedì scorso, inoltre, è anche
la denuncia del telegiornale satirico “Striscia la Notizia”, che ha evidenziato come
Tg2, Tg3, Rai News e il “Corriere della Sera” avrebbero utilizzato immagini di archivio
spacciandole per attuali. Andrea Melodia, presidente dell’Ucsi, l'Unione cattolica
stampa italiana, parla di un “diffuso degrado qualitativo della missione giornalistica”.
Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. - Qui
c’è un problema etico che precede la deontologia. Ha fatto benissimo il direttore
del Tg2 a scusarsi pubblicamente. La collega del Tg2 che ha intervistato il ragazzino
e non ha fatto vedere il suo volto, rispettando una norma, non ha perà rispettato
la sostanza delle cose: il suo rapporto con la sua responsabilità personale e di professionista
e di comunicatrice, che è un problema di sopravvivenza della stessa professione, che
è una professione di servizio ai cittadini. Parlo soprattutto del servizio pubblico
televisivo, ma non solo di quello. È chiaro che, facendo un’informazione del tipo
così aggressivo, non si rende un servizio ai cittadini.
D. - Si può
fare lo stesso tipo di valutazione per quelle trasmissioni tv, che per documentare
quanto accadeva a Genova, hanno scelto di reiterare quasi in modo martellante singoli
fotogrammi o video dai contenuti particolarmente violenti?
R. – Certamente.
Il problema del giornalismo oggi è che si trova indubbiamente pressato da Internet
che arriva rapidissimamente e, quindi, i giornalisti sono sempre più spinti a non
accettare assolutamente che ci sia una riduzione dell’attenzione nei loro confronti.
Ma questo finisce per peggiorare la qualità del giornalismo. Il giornalismo professionale
può sopravvivere proprio distinguendosi in termini di responsabilità e di qualità.
D.
– L’informazione italiana purtroppo non ha fatto una buona figura nemmeno quando alcuni
tra i più importanti Tg del servizio pubblico nazionale e uno tra i più prestigiosi
quotidiani hanno proposto immagini di archivio, dai contenuti particolarmente drammatici,
per parlare di quanto stava accadendo a Genova. Si è trattato di un vero e proprio
falso…
R. – Secondo me, sono cose ancora più gravi perché sono certamente
volontarie, mentre l’intervista al ragazzino può essere sfuggita all’autocontrollo
che un giornalista deve avere e, soprattutto, al controllo che la gerarchia giornalistica
deve comunque garantire. Però, andare a falsificare deliberatamente delle immagini,
non può avvenire per caso. È qualcosa che qualcuno ha voluto. E questo è un fatto
che dovrebbe veramente essere sottoposto a degli interventi di tipo disciplinare.
Se queste falsificazioni verranno confermate, questo è proprio un degrado della qualità
professionale del giornalismo. E questa è la cosa più grave in assoluto.(fd)