2011-11-09 20:06:00

Legge di stabilità: sabato il via libera Napolitano: in tempi brevi un nuovo governo o il voto


In tempi rapidi un nuovo Governo o Camere sciolte e nuove elezioni. E’ quanto assicura il capo dello Stato Napolitano che in un messaggio scrive: l’Italia saprà serrare le fila. Berlusconi insiste per il ritorno immediato alle urne, ma nel Pdl cresce il numero di chi si oppone al voto. L’opposizione, con l’eccezione dell’Italia dei valori, chiede un esecutivo di responsabilità nazionale. Il servizio di Giampiero Guadagni RealAudioMP3


L’Italia, dunque, è chiamata a dare risposte urgenti per superare la crisi. Ascoltiamo in proposito la riflessione di Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all'Università Sophia di Loppiano. L'intervista è di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. - Da una parte, purtroppo, non è facile dare queste risposte, perché tutti i Paesi europei sono in difficoltà e danno, nell’insieme, l’impressione di una classe politica che non era stata preparata ad affrontare crisi di queste dimensioni. Dall’altra c’è una nostra specificità italiana: ieri abbiamo accertato che il governo manca di una maggioranza ed invece adesso abbiamo bisogno che tutto il Paese si unisca, trovi un punto di riferimento, cambi anche un metodo nel modo di far politica, perché dobbiamo salvarci tutti insieme.

D. - La risposta può essere nel ricorso anticipato al voto?

R. - A me sembra che votare adesso sarebbe un grosso danno, per vari motivi. Anzitutto, abbiamo bisogno di fare delle cose con urgenza. E’ una specie di programma che l’Europa stessa ci ha dettato e noi dobbiamo applicarlo. Ci vorrebbe quindi un governo autorevole, che abbia come riferimento il presidente della Repubblica che abbia la libertà di scegliere di mettere in piedi qualcuno a cui tutto il Paese possa guardare. Oltre al programma che l’Europa ci ha già dettato, dovrebbe esserci anche una specificità che riguarda l’Italia nel programma stesso. Abbiamo davanti un periodo di tempo necessario perché le due coalizioni - centrodestra e centrosinistra - si sistemino. Sono votabili in questo momento? Il centrodestra è decapitato, deve ristrutturarsi completamente ed il centrosinistra è completamente diviso. Entrambi hanno bisogno di tempo. Tempo che possono avere con un governo di transizione e di tregua, che faccia le cose importanti, che ponga le condizioni per le scelte di struttura che poi il governo successivo, quello che uscirà dalle elezioni nel 2013, farà.

D. - L’Europa sta imponendo scelte importanti all’Italia. Ma secondo lei non è il caso che il nostro Paese recuperi, con dignità, una propria sovranità nazionale?

R. - Deve recuperare dignità e rispetto. L’Italia è ricchissima di risorse. Basta leggere quotidianamente i giornali: ci sono fior di economisti che offrono ricette molto spesso componibili tra loro ed efficaci. Dobbiamo creare la situazione politica per cui queste risorse del Paese possano emergere e diventare politica efficiente ed efficace. Più che una sovranità, è tutta l’Europa che deve fare un salto in avanti, schierare gli elementi e le forze migliori e portare a compimento un processo di unità politica europea che metta al riparo tutti gli Stati che hanno la buona volontà di continuare in questo senso. L’Italia è una co-fondatrice dell’Europa, e deve ritornare ad avere il ruolo che le spetta. E’ la terza economia di questo continente.

D. - Questa crisi può essere anche addebitata ad un bipolarismo nazionale che mal si adatta all’espressione culturale della società italiana?

R. - In Italia ci sono diverse culture politiche e non tutte godono di ottima salute. Ci sarebbe certamente bisogno di una legge elettorale che fosse in grado di esprimerle tutte - parlo di quattro o cinque grossi blocchi culturali. Poi non è detto che queste culture politiche debbano frammentarsi: possono invece costruirsi in una coalizione. Credo che del bipolarismo ci sia bisogno in questo senso, cioè per fare in modo che una legge elettorale possa rispondere a due caratteristiche: rappresentare gli elettori e fare in modo che queste diverse culture politiche si esprimano. Poi, però, deve permettere di governare. Molto spesso si fanno o leggi per rappresentare o per governare, ma ci sono soluzioni tecniche che consentono entrambe le cose, cioè che si esprima veramente la diversità del Paese e che poi si governi. Quello che però vorrei sottolineare è che la legge elettorale, da sola, non crea l’odio, l’ira, l’atteggiamento di scontro viscerale che abbiamo vissuto in Italia in questi anni. A crearlo sono invece le situazioni, la cultura, il metodo di governare e direi quasi di vivere. In questo senso, il presidente Napolitano può essere preso come vero riferimento della società civile, perché afferma il dovere, da parte nostra, di cambiare il modo stesso di fare politica e propone uno sforzo solidale tra di noi. Ci vuole un nuovo metodo. In questa riscossa della società che si organizza, anche i cattolici possono avere un ruolo importante, perché sono presenti nel sociale.

D. - A proposito di questo, la crisi che viviamo può essere anche un’opportunità di riflessione per la classe dirigente italiana e la gestione del bene comune, cosa che più volte anche la Chiesa italiana, il magistero e lo stesso Papa hanno richiamato?

R. - Sì, questo è vero. D’altra parte non ci mancano i richiami come anche i riferimenti dottrinali. La Dottrina sociale cristiana è, probabilmente, ancora la struttura di pensiero più solida, quella che ha dimostrato di poter reggere alle prove del tempo. Bisogna applicarla, e per questo ci vuole uno sforzo importante di tutti coloro che si impegnano in politica. L’essere cattolici può essere una spinta per l’ispirazione, le risorse e la purezza nell’agire, cose che sono importantissime e fondamentali. Questo, però, va tradotto in una laicità di comportamenti da tenere che è essenziale. Credo che la società si possa organizzare avendo al suo interno anche l’anima cattolica, ma bisogna fare chiarezza sui soggetti che conducono questa campagna. Non possono essere soggetti ecclesiali. Gli stessi movimenti laicali sono soggetti ecclesiali. Possono dare l’ispirazione, ma a muoversi devono essere poi i cattolici in quanto cittadini. Non ci manca la cultura, esiste un pluralismo interno che va preservato, perché è provvidenziale. E’ un bene essere dappertutto, per poter aiutare lì, dove ciascuno di noi è, a costruire l’unità, che è poi il bene comune. (vv)








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