2011-11-09 15:10:39

Italia, tempesta sui mercati: lo spread tocca i 575 punti, Btp oltre il 7%


Cresce l’allarme per la perdita di valore dei titoli di stato italiani i cui rendimenti sono schizzati in mattinata oltre il 7%, nonostante i consistenti acquisti del debito italiano da parte della Banca Centrale europea. Immediate le ripercussioni sui mercati finanziari e, in particolare, sulla Borsa italiana. Il servizio di Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

Continuano ad aggravarsi le tensioni sui titoli di Stato dell'Italia, investiti fin dalla mattina da una nuova ondata di vendite che ha innescato balzi in avanti dei loro rendimenti - che sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo – fino a superare la quota del 7%. Nonostante l'intervento della Bce, che ha acquistato nella mattina di oggi consistenti quote del debito italiano, i Buoni del tesoro decennali non hanno recuperato valore, allargando lo spread con i titoli tedeschi fino a 575 punti base. Quanto avvenuto riguardo ai titoli del debito italiano è dovuto a una mancanza di fiducia dei mercati che, dopo la crisi politica apertasi ieri, si aspettavano una discontinuità di governo forte e immediata. Una situazione che ha avuto ripercussioni fortemente negative anche sul mercato azionario con Piazza Affari che è crollata del 4,3% ed ha visto un gran numero di titoli sospesi per eccesso di ribasso. Su questa situazione generata dal clima di incertezza politica è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha lanciato un appello a riguadagnare credibilità e fiducia come paese.

Sulle ragioni della crescita abnorme dei rendimenti dei titoli di stato italiani e sulla loro perdita di valore sentiamo ora Mario Deaglio, economista e docente all’Università di Torino intervistato da Stefano Leszczynski.

R. – Questi Btp sono Btp vecchi sui quali il mercato esprime un giudizio che riflette quello che si aspetta dallo Stato italiano. In questo momento il mercato conclude che questo Paese è senza governo, che questo Paese è senza una vera politica e quindi che non vuole detenere i titoli del Paese. Il vero effetto, invece, sull’economia italiana si ha nel momento in cui lo Stato chiede il rinnovo di Btp in scadenza, che non avviene tutti i giorni, avviene normalmente due o tre volte al mese con le aste.

D. – Quindi, lo spread che vediamo aumentare oggi tra i titoli italiani e i titoli tedeschi è da intendersi esclusivamente come un fattore di credibilità del sistema Paese nei confronti degli investitori. Qual è dunque il fattore negativo che bisogna tenere d’occhio per comprendere quello che succederà al debito italiano?

R. – Allora, sino ad oggi i tassi effettivi delle aste sono molto elevati, ma non elevati comunque come lo spread. Al momento buono, se tu offri di comprare dei titoli nuovi al 5, 6 per cento anche molti italiani che li hanno probabilmente non solo li rinnovano, ma ne chiedono di più. Quindi, prendere lo spread come indicatore è un’esagerazione, bisogna prendere i prezzi delle aste. Questi prezzi comunque si traducono in questo momento in un modesto aggravio per lo Stato italiano, che paga soltanto sui titoli che rinnova, quindi su una frazione del debito pubblico. Certo, che se le cose vanno avanti così, nel giro di un anno scadranno circa 300 miliardi di titoli: il 5 per cento di spread – tanto per fare un esempio – su 300 miliardi fa 15 miliardi in più che lo Stato italiano dovrebbe spendere per avere gli stessi soldi di prima per rinnovare i prestiti. Noi abbiamo fatto una manovra di circa 50 miliardi ed ecco che quasi un terzo di questa manovra se lo mangia il mercato che non crede più in noi.

D. – Come mai la borsa italiana sta andando così male sulla scia delle notizie relative ai titoli?

R. – Perché l’andar male comincia dalle banche. Le banche italiane hanno un 20, 25 per cento del debito pubblico italiano. Se questo debito pubblico italiano vale meno allora anche il valore delle banche italiane, che hanno investito in questi titoli, viene ridotto e diciamo che la cosa viene di riflesso sui titoli industriali. Il nostro Paese dovrà fare molta austerità: se fa molta austerità, si ridurranno i consumi e se si riducono i consumi, si riducono anche i profitti delle industrie e, in genere, il valore delle società che possiedono stabilimenti, fabbriche e cose del genere. (ap)







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