Crisi: occasione di crescita per la classe dirigente italiana
Antonio Maria Baggio, politologo, docente Filosofia Politica Università Sophia di
Loppiano (Fi) direttore di "Nuova Umanità" rivista di cultura dei Focolari Tutti i Paesi
europei sono in difficoltà e danno, nell’insieme, l’impressione di una classe politica
che non era stata preparata ad affrontare crisi di queste dimensioni. Dall’altra c’è
una nostra specificità italiana: abbiamo accertato che il governo manca di una maggioranza
ed invece abbiamo bisogno che tutto il Paese si unisca. Anzitutto, abbiamo bisogno
di fare delle cose con urgenza. E’ una specie di programma che l’Europa stessa ci
ha dettato e noi dobbiamo applicarlo. Ci vorrebbe quindi un governo autorevole, che
abbia come riferimento il presidente della Repubblica. Serve un periodo di tempo necessario
perché le due coalizioni - centrodestra e centrosinistra - si sistemino. Sono votabili
in questo momento? Il centrodestra è decapitato, deve ristrutturarsi completamente
ed il centrosinistra è completamente diviso. Entrambi hanno bisogno di tempo. Tempo
che possono avere con un governo di transizione e di tregua, che faccia le cose importanti,
che ponga le condizioni per le scelte di struttura che poi il governo successivo,
quello che uscirà dalle elezioni nel 2013, farà. Ci sarebbe certamente bisogno
di una legge elettorale che fosse in grado di esprimerle tutte - parlo di quattro
o cinque grossi blocchi culturali. Poi non è detto che queste culture politiche debbano
frammentarsi: possono invece costruirsi in una coalizione. Credo che del bipolarismo
ci sia bisogno in questo senso, cioè per fare in modo che una legge elettorale possa
rispondere a due caratteristiche: rappresentare gli elettori e fare in modo che queste
diverse culture politiche si esprimano. Poi, però, deve permettere di governare. L’essere
cattolici può essere una spinta per l’ispirazione, le risorse e la purezza nell’agire,
cose che sono importantissime e fondamentali. Questo, però, va tradotto in una laicità
di comportamenti da tenere che è essenziale. Credo che la società si possa organizzare
avendo al suo interno anche l’anima cattolica, ma a muoversi devono essere poi i cattolici
in quanto cittadini. ( a cura di Luca Collodi )