2011-11-08 14:27:47

Sudan: i vescovi chiedono aiuto al mondo per scongiurare una nuova guerra civile


Un appello alla comunità internazionale per l’invio di aiuti umanitari in Sudan al fine di scongiurare una guerra civile e di porre un freno alle violenze nelle regioni centrali e orientali del Paese. È quanto espresso dai vescovi del Sudan in una nota ufficiale di cui da notizia l'agenzia Zenit. Nel comunicato la Conferenza episcopale sudanese – che include sia il Sudan che il Sudan del Sud – descrive il conflitto nello stato del Nilo Azzurro, nel Kordofan meridionale e nell’Equatoria orientale in termini simili al conflitto in corso in Darfur. La richiesta dei vescovi sudanesi di un intervento immediato è motivata dal fatto che il conflitto nella regione ricca di petrolio dell’Abyei si è “militarizzato”. La Conferenza episcopale ha denunciato anche le violenze in corso nell’Equatoria occidentale e nel Bahr el Ghazal occidentale, causate dal gruppo ribelle Lords Resistance Army (LRA). Nella loro nota i vescovi hanno ammonito che i due Sudan corrono il rischio di tornare ad un conflitto su larga scala. Il comunicato episcopale teme il ritorno a violenze simili a quelle della guerra civile del 1983-2005 che provocò due milioni e mezzo di morti e cinque milioni di profughi. “Siamo profondamente angosciati – dichiarano i vescovi sudanesi – dalla violenza in corso nelle due nazioni. Abbiamo più volte ammonito dei pericoli di un ritorno alle ostilità se le legittime aspirazioni della gente di queste aree geografiche non saranno assecondate”. Nella loro nota, i vescovi sudanesi sollecitano la comunità internazionale – in particolar modo l’Unione Africana - a impegnarsi nel risolvere i conflitti, aderendo agli accordi del Trattato di Pace del 9 gennaio 2005 che aveva formalmente messo fine alla guerra civile. I vescovi hanno lanciato poi un appello per l’aiuto alle migliaia di persone che sono state sfollate lungo il confine tra i due Stati sudanesi. Secondo le stime dell’Unicef gli sfollati dal conflitto in Darfur sono stati 2,7 milioni. Il comunicato dei vescovi segnala un “urgente necessità di aprire corridoi umanitari per permettere l’arrivo di cibo e medicinali per chi ne ha bisogno”. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha ripreso l’allarme, canalizzando gli aiuti attraverso il vescovo Adwok per supportare la gente fuggita da Damazin, la capitale dello stato del Nilo Azzurro. Proponendo degli obiettivi-chiave per il nuovo governo del Sudan del Sud, i vescovi hanno individuato la “immediata priorità” nella cura dei traumatizzati, aggiungendo che “la riconciliazione all’interno della società dipende dall’educazione, dalla legge, dall’ordine e dalla maturità politica”. Bollando la corruzione come “inaccettabile”, i vescovi hanno poi richiamato i due governi sudanesi ad essere trasparenti e democratici. La nota episcopale ha inoltre spiegato la decisione dei vescovi di non dividersi in due dopo la secessione del Sud Sudan: “La Chiesa nelle due nazioni continuerà a mantenere viva la solidarietà tra tutti i sudanesi, dovuta alla nostra storia comune e agli autentici legami umani che ci legano”. I vescovi hanno infine riferito la creazione di due “segretariati” in ognuna delle capitali (Khartoum e Juba) per implementare le politiche pastorali dei vescovi a livello locale. (M.G.)







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