"Brutti sporchi e cattivi": Giulio Di Luzio analizza inganni e distorsioni dei media
sugli immigrati
Immigrazione e sicurezza sono diventati termini di un binomio che i media promuovono
con sempre maggiore frequenza. A livello sociale, il danno provocato da questo malcostume
della stampa italiana è immenso. Il fenomeno di questo "inganno mediatico" sull’immigrazione
è stato esaminato a fondo dal giornalista Giulio Di Luzio, che per Ediesse ha pubblicato
un libro dal titolo evocativo: “Brutti, sporchi e cattivi”. Il volume indaga proprio
il ruolo centrale svolto dall’informazione in Italia nel clima di sospetto verso gli
immigrati, spesso definiti soltanto come "clandestini". Stefano Leszczynski
ha intervistato l’autore Giulio Di Luzio:
R. - C’è
quest’immagine stereotipata, fissa nel tempo, un fotogramma immutabile con cui l’informazione
italiana racconta il variegato pianeta dell’immigrazione. Nonostante le modifiche,
i cambiamenti e i salti di qualità che ci sono stati per quanto riguarda il fronte
dei diritti degli immigrati, sembra che tutto venga ignorato. Poi c’è l’inganno che
riguarda le modalità della narrazione mediatica, soprattutto delle dichiarazioni pubbliche
del mondo della politica, che si soffermano appunto su questa visione emergenziale.
Non c’è alcun “salotto della discussione” che, partendo dall’immigrazione, non scivoli
puntualmente e inesorabilmente sui temi della sicurezza.
D. - E’ anche
un fenomeno che, per quanto riguarda i giornalisti, diventa ancora più grave quando
si ipotizza che questo tipo di informazione possa essere asservita a dei poteri politici.
E’ così?
R. - Diciamo che è innegabile che ci siano degli “ordini di
scuderia” molto forti che vengono da lobbies editoriali, da giornali e testate
giornalistiche. L’informazione offre un’immagine del migrante assolutamente distorta.
La cosa più grave è che la percezione che l’opinione pubblica si fa dell’immigrato
è completamente attribuita al tipo di narrazione mediatica che si fa passare.
D.
- Si moltiplicano sempre più frasi xenofobe o razziste da parte del mondo politico
e si registra una sorta d’impunità nei confronti di queste frasi e di queste parole.
Un’impunità che, probabilmente, si riversa anche sul mondo giornalistico. Questo,
forse, sdogana un po’ termini che in realtà non si dovrebbero usare…
R.
- E’ il mondo della politica a dettare l’agenda sui temi dell’immigrazione. Questo
lo abbiamo verificato anche durante la vicenda della scorsa primavera a Lampedusa,
quando ministri della Repubblica auspicavano che quelle immagini di immigrati tenuti
a dormire nelle tende, al freddo, potessero dissuaderne altri dal decidere di partire
alla volta dell’Italia. E’ stato certamente un esempio di barbarie. (vv)