Attesa e tensione per il rapporto Aiea sul nucleare iraniano
E’ imminente la pubblicazione del nuovo rapporto dell’Aiea, l’Agenzia delle Nazioni
Unite per l’energia atomica, che potrebbe contenere prove inoppugnabili sulla possibilità
dell’Iran di dotarsi presto di ordigni nucleari. Intanto, la comunità internazionale
si spacca sull’ipotesi di un’azione militare contro Teheran. Da una parte Stati Uniti
e Israele, favorevoli ad un atto di forza, dall’altra Russia, Cina, Francia e Germania,
propensi a scegliere la via diplomatica o quella delle sanzioni. Giancarlo La Vella
ne ha parlato con Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università
Cattolica di Milano:
R. – Il problema
del nucleare iraniano è che per anni lo abbiamo trascinato e sono sempre state mancate
le possibilità di accordo, a volte per colpa degli iraniani, a volte per colpa degli
americani. Ora la situazione si è assolutamente incancrenita. L’Iran ha praticamente
raggiunto una latenza nucleare anche in campo militare. Il rapporto Aiea, che informalmente
circola già da molte settimane, non sarà positivo, aggiungerà ulteriori preoccupazioni
e tutto questo sta spingendo alcuni Paesi a valutare l’ipotesi che era già sul tavolo
da diversi anni, cioè quella di un attacco missilistico aereo preventivo.
D.
– Questo soprattutto alla luce degli interventi militari in Iraq e Afghanistan, perchè
parte della comunità internazionale si ostina a parlare di azioni di forza, in questo
caso contro un Paese ben più organizzato...
R. – C’è stata una differenza
molto forte. Gli Stati Uniti in Iraq e la comunità internazionale in Afghanistan sono
entrati con le truppe di terra, hanno invaso e occupato il Paese. Nessuno è così folle
da pensare di invadere l’Iran. L’attacco a cui pensano gli Stati Uniti e Israele è
sostanzialmente un attacco missilistico aereo mirato contro le basi e quindi un nuovo
attacco di terra. Questo non significa che non sia pericoloso, perchè è evidente che
l’attacco, per quanto chirurgico, porterà gravi distruzioni e spingerà l’Iran a una
risposta. Le paure internazionali sono proprio nel tipo di risposta iraniana. L’Iran
può fare ben poco a livello convenzionale per fermare il missile o gli aerei israeliani
o statunitensi, ma può fare molto e molto di male a differenti livelli. In Iran ci
sono forze che spingono perchè la risposta a un eventuale attacco sia il più possibile
devastante e punti ad allargare il conflitto.
D. – E’ una preoccupazione
in più il fatto che le grandi potenze si siano divise su questo aspetto, a parte la
posizione di Israele che si sente direattemente minacciato da una possibile bomba
atomica iraniana...
R. – Sì, è una seria preoccupazione, ma in realtà
è già ben noto. E’ da anni che sul nucleare iraniano gli americani stanno da una parte
e Russia e Cina cercano di resistere. Io non credo che l’opposizione cinese e soprattutto
russa bloccheranno un attacco, se c’è la decisione politica statunitense e israeliana
di farlo. Questo però renderà ovviamente più condizionata l’azione poi della mediazione
delle Nazioni Unite per cercare, in caso di un attacco, di evitare una escalation.
Il rischio è veramente che gli iraniani decidano di allargare, ad esempio lanciando
missili come ritorsione sui Paesi arabi del Golfo, che è un’opzione che loro hanno
sempre ventilato. Questo avrebbe effetti spaventosi a livello economico e finanziario.
(bf)