2011-11-06 08:13:18

Usa: un anno esatto alle presidenziali, l’economia al centro del confronto tra Obama e i Repubblicani


Manca un anno esatto alle presidenziali negli Stati Uniti e meno di due mesi all’inizio delle primarie repubblicane, che prenderanno il via il 3 gennaio in Iowa. Una tornata elettorale che si preannuncia incerta con il presidente Obama in grande difficoltà a far ripartire l’economia e il Partito Repubblicano che non sembra aver trovato dei candidati all’altezza della sfida. Alessandro Gisotti ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, inviato de “La Stampa” a New York:RealAudioMP3

R. - Mi sembra che la chiave di queste elezioni sia certamente la debolezza del Paese: si è parlato a lungo in questi mesi di “declino americano” e nell’ambito di questo dibattito certamente il presidente Obama è in difficoltà; i sondaggi lo danno indietro; la sua popolarità è in calo; i risultati della sua presidenza non sono stati quelli che gli americani auspicavano quando votarono per il cambiamento. Dall’altra, però, anche i Repubblicani non hanno dei candidati molto forti e non hanno soprattutto delle idee, finora avanzate, tali da poter pensare che abbiano un programma per rilanciare il potere degli Stati Uniti nel mondo.

D. - Sull’economia, che poi è il tema forte di queste elezioni, in molti criticano Obama di aver espresso una leadership carente. Cambierà qualcosa nei prossimi mesi?

R. - Sull’economia adesso si sta giocando naturalmente la campagna elettorale: questo è il tema su cui si esprimeranno gli americani. Il problema è che la divisione fra Obama e i Repubblicani è tale da far dubitare che possano effettivamente approvare qualcosa in grado di stimolare la ripresa americana. Il presidente ha presentato una proposta per rilanciare l’occupazione che è stata di fatto bocciata dai Repubblicani: mi sembra che questo diventerà un terreno di scontro da utilizzare ai fini elettorali.

D. - Su aborto e obiezione di coscienza, fin dai tempi dell’approvazione della riforma sanitaria e poi anche recentemente, l’amministrazione Obama ha trovato l’opposizione dell’episcopato cattolico. Quando potrà incidere anche politicamente questo attrito?

R. - L’elettorato cattolico è stato fondamentale per la vittoria di Obama nel 2008. Gli elettori cattolici lo avevano votato in maggioranza - circa il 54 per cento - a differenza di quanto era successo nelle elezioni precedenti, nelle quali avevano scelto il candidato repubblicano Bush. Per Obama conservare questo tipo di elettorato sarebbe fondamentale, ma è difficile proprio perché i suoi rapporti con la gerarchia cattolica sono peggiorati negli ultimi tempi. Adesso il problema è vedere se questi attriti che ci sono con l'episcopato si trasformeranno anche in una riduzione - come molti prevedono - del consenso dell’elettorato cattolico per il presidente.

D. - Quanto potranno incidere i movimenti antisistema, come i “Tea Party” a destra e “Occupy Wall Street” a sinistra, sull’esito del voto?

R. - Rischiano di diventare fondamentali e questo per varie ragioni. Naturalmente esprimono un malessere diffuso negli Stati Uniti per ragioni economiche, ma non solo, che riguarda - come abbiamo visto - tanto la destra quanto la sinistra. Non sembrano avere un programma elettorale molto forte - i “Tea Party” sono più influenti sul partito repubblicano, forse di quanto “Occupy Wall Street” lo sia sul partito democratico - ma possono comunque condizionare molto l’attività dei vari partiti. Obama e i Democratici si stanno chiedendo se debbono cavalcare il movimento “Occupy Wall Street” e fino a che punto e lo stesso discorso riguarda un po’ i repubblicani che temono - affidandosi troppo ai “Tea Party” - di scegliere dei candidati estremisti, che non riescono poi a conquistare il voto del centro. (mg)







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