Nigeria: 150 morti negli attacchi terroristici del gruppo islamista Boko Haram
È salito ad almeno 150 morti il bilancio della serie di attacchi terroristici nel
Nord della Nigeria. I miliziani del gruppo islamista Boko Haram, che hanno rivendicato
le azioni, hanno preso di mira diverse caserme, almeno sei chiese e anche una moschea
nelle città di Damataru e Potiskum, dove si registrano la gran parte delle vittime.
Le azioni di venerdì scorso sono l’ultimo atto di una lunga scia di violenze che,
in agosto, ha colpito anche la sede delle Nazioni Unite della capitale Abuja. Ma quale
obiettivo persegue questo gruppo terroristico? Marco Guerra lo ha chiesto a
padreGiulio Albanese, direttore di "Popoli e Missione":
R. - Vi
è una vera e propria lotta di potere tra potentati locali che, purtroppo - è triste
dirlo - utilizzano questi movimenti terroristici, queste “squadracce” per destabilizzare
il Paese. Molte volte questo conflitto, perché di questo si tratta, passa per un conflitto
religioso: la sensazione - secondo gli osservatori e anche gli stessi leader religiosi
- è che molte volte la questione religiosa venga strumentalizzata per affermare interessi
di parte. Non fosse altro perché è un Paese potenzialmente ricco, che "galleggia"
sul petrolio… La verità è che purtroppo non esiste una coesione tra i vari gruppi
etnici ed è ancora aperta la questione sociale. Va ricordato che l’uno per cento della
popolazione nigeriana detiene un qualcosa come il 75 per cento della ricchezza nazionale.
Vi è dunque grande insoddisfazione tra i ceti meno abbienti, che sono - per certi
versi - quelli più riottosi e quindi facilmente manipolabili da parte di questi potentati.
La sensazione è che, in ogni caso, dietro le quinte ci siano comunque questi poteri
e che in una maniera o nell’altra intendono seminare zizzania. E questo concretamente
cosa significa? Indebolire lo stato centrale; indebolire il governo federale di Abuja.
D. - Quale contributo di pacificazione può offrire la Chiesa della
Nigeria e, più in generale, la comunità cristiana?
R. - La Chiesa cattolica
sta da anni contribuendo fattivamente al processo di pacificazione. In più circostanze,
i vescovi nigeriani hanno ribadito un concetto che è importante riaffermare: non si
tratta di una guerra di religione e che, comunque, c’è gente che strumentalizza la
questione religiosa per affermare i propri interessi. Questo è l’aspetto estremamente
importante da sottolineare, perché chi si dice religioso non può mai fare ricorso
alla violenza. D’altronde, questo è stato anche il messaggio lanciato con molta forza
dal recente incontro di Assisi, convocato dal Santo Padre. (mg)