2011-11-06 12:33:04

All’Angelus, Benedetto XVI chiede la fine delle violenze in Nigeria ed esprime vicinanza alla popolazione genovese colpita dall’alluvione


“Porre fine ad ogni violenza”: è il pressante appello di Benedetto XVI che, all’Angelus in Piazza San Pietro, rivolge il pensiero alla Nigeria, sconvolta in questi giorni da attacchi terroristici che, nell’area settentrionale del Paese, hanno provocato oltre cento morti. Il Papa esprime inoltre vicinanza alla popolazione genovese, colpita duramente dall’alluvione. Prima delle parole sul maltempo nel Nord Italia e la drammatica situazione in Nigeria, il Papa ha offerto una riflessione sulla vita eterna. “Chi crede in Dio-Amore – ha affermato – porta in sé una speranza invincibile”. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Benedetto XVI è vicino alle vittime della violenza e del maltempo. All’Angelus, il Papa rivolge innanzitutto un appello per la pacificazione della Nigeria, sconvolta da un’escalation di violenza che ha seminato morte e distruzione:

“Seguo con apprensione i tragici episodi che si sono verificati nei giorni scorsi in Nigeria e, mentre prego per le vittime, invito a porre fine ad ogni violenza, che non risolve i problemi, ma li accresce, seminando odio e divisione anche fra i credenti”.

Poi, mentre su Piazza San Pietro splende il sole, il pensiero commosso del Papa va a quelle regioni del Nord Italia, che sono state messe in ginocchio dal maltempo. Benedetto XVI si rivolge in particolare agli abitanti di Genova, la città più colpita dall’alluvione:

“Il pensiero oggi non può non andare alla città di Genova, duramente colpita dall’alluvione. Assicuro la mia preghiera per le vittime, per i familiari e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la prova”.

Prima delle parole di vicinanza agli alluvionati e sulla Nigeria, il Pontefice si era soffermato a riflettere sulla vita eterna. Un punto, ha osservato, su cui si riscontra una “netta differenza tra chi crede e chi non crede, o, si potrebbe ugualmente dire, tra chi spera e chi non spera”. La fede “nella morte e risurrezione di Gesù Cristo – ha ribadito – segna anche in questo campo, uno spartiacque decisivo”:

“Se togliamo Dio, se togliamo Cristo, il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio. E questo trova riscontro anche nelle espressioni del nichilismo contemporaneo, un nichilismo spesso inconsapevole che contagia purtroppo tanti giovani”.

Soffermandosi sul Vangelo della domenica, la parabola delle dieci ragazze invitate ad una festa di nozze, il Papa ha spiegato cosa rappresenti l’olio “indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale”:

“Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile”:

“Quando saremo risvegliati per l’ultimo giudizio – ha detto – questo avverrà sulla base dell’amore praticato nella vita terrena”:

“E questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita”.

Salutando i pellegrini di lingua spagnola, il Papa ha ricordato che domani ricorre il primo anniversario da quando ha "avuto la gioia" di dedicare la Sagrada Familia, opera "mirabile di tecnica, bellezza e fede" del “geniale architetto” Gaudì.







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