Spagna. L’Apostolato sociale dei Gesuiti: contro la crisi economica, rafforzare la
solidarietà
“Crisi prolungata, solidarietà rafforzata”: si intitola così il documento presentato
dall’Apostolato sociale della Compagnia di Gesù in Spagna, che affronta il tema della
crisi economica e finanziaria, anche in vista delle elezioni legislative nel Paese,
fissate per il 20 novembre. Tale documento, si legge, è “frutto della vicinanza alle
persone povere ed agli esclusi” e soprattutto “dell’esperienza della presenza di Dio,
consolatrice e portatrice di speranza in tutte le cose”. Perché “anche nei momenti
di desolazione, è possibile una parola di speranza ed un impegno con la giustizia”.
Sulla base, quindi, “della Dottrina sociale della Chiesa” che può costituire “un punto
di riferimento per la necessaria revisione delle politiche”, la Compagnia di Gesù
presenta sette proposte basilari per una nuova visione del sociale, sviluppate in
quattro aree particolari: “lotta contro l’esclusione sociale, specialmente dei giovani
e dei minori; immigrazione; cooperazione internazionale e tassazione”. L’auspicio,
scrivono i Gesuiti, è che tali proposte “contribuiscano a generare un dibattito fruttuoso”.
Al primo punto, dunque, i religiosi indicano la necessità di “un patto per l’inclusione
sociale”, che guardi a problemi impellenti come le pensioni, l’educazione, la sanità,
le politiche familiari, l’integrazione dei migranti, il superamento delle discriminazioni,
la cooperazione internazionale e la lotta alla disoccupazione. In quest’ottica, i
gesuiti chiedono il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, a tutti i livelli,
“dall’amministrazione dello Stato alla cittadinanza, dal terzo settore ai movimenti
associativi, dalla Chiesa cattolica e dalle altre confessioni religiose ai mass media”,
perché “il superamento della povertà e dell’esclusione sociale costruiscono la grande
sfida dei nostri tempi”. Il secondo punto del documento riflette, invece, sul bisogno
di un welfare “ampio, stabile, rinnovato e valido”, che rivendichi, allo stesso tempo,
“il ruolo della società civile e della cittadinanza nel creare un tessuto solidale
robusto” ed “il ruolo imprescindibile dello Stato nella distribuzione dei beni e nella
creazione di una maggiore giustizia”. In concreto, quindi, i Gesuiti desiderano che
venga mantenuto “il finanziamento pubblico dei progetti solidali degli enti sociali”
e che si innalzi la percentuale di spesa destinata alla tutela sociale, portandola
dal 22% al 27% del Pil. In terzo luogo, la Compagnia di Gesù auspica una politica
di immigrazione “che miri ad una società integrata ed integratrice, che promuova l’intercultura,
che garantisca il reale ed effettivo rispetto dei diritti e della dignità umana”.
Il che implica assicurare ai migranti “l’accesso all’educazione, alla sanità, ai servizi
sociali”, facilitando anche “i ricongiungimenti familiari”. Al quarto punto, l’Apostolato
sociale pone “la modernizzazione e il miglioramento del sistema di cooperazione internazionale
per lo sviluppo”, sottolineando l’importanza della giusta “gestione delle risorse
disponibili” e di “un volume stabile di spesa pubblica per la politica di cooperazione”.
Si avanza, inoltre, come quinta richiesta, l’idea di “una politica fiscale più giusta,
che permetta di migliorare l’equilibrio economico tra stabilità, efficienza e giustizia”.
“Dal nostro punto di vista di servizio ai più poveri – scrivono i gesuiti – difendiamo
un sistema di tassazione progressiva che ottimizzi la coesione sociale e risponda
alla crisi partendo dalla solidarietà”. E ancora, al penultimo punto, la Compagnia
di Gesù auspica “una migliore governance delle politiche sociali”, garantite in “flessibilità,
partecipazione, coordinamento e trasparenza”, sia a livello nazionale che regionale
ed autonomo, perché “è necessario che la società civile partecipi attivamente a tale
progetto, oltre che nella messa in pratica, anche nella valutazione delle politiche
sociali stesse”. Infine, l’Apostolato sociale chiede “il recupero della persona come
soggetto dello sviluppo e dell’attenzione sociale”: “Attraverso i programmi e le politiche
sociali – conclude il documento – si devono potenziare le capacità delle persone bisognose,
favorendone il rafforzamento, ascoltandone la voce ed investendo le risorse necessarie
per ridurne la vulnerabilità”. (A cura di Isabella Piro)