Indonesia: nel conflitto fra governo e ribelli si fa strada la mediazione della Chiesa
Nella fase di tensione e conflitto che oggi oppone parte della popolazione della Papua
indonesiana (o provincia di Irian Jaya) al governo centrale di Giakarta, si fa strada
la mediazione della Chiesa: è quanto riferiscono fonti locali dell’agenzia Fides.
Nella provincia i cristiani costituiscono una larga parte della popolazione, i vescovi
sono un punto di riferimento per la comunità e hanno forte influenza sulla gente.
Di recente l’esercito indonesiano è intervenuto con la forza per bloccare i lavori
del terzo Congresso del Popolo della Papua, arrestando oltre 300 leader civili, accusati
di essere rivoltosi e indipendentisti. Gli attuali conflitti in Papua derivano dal
fatto che “lo sviluppo della regione è inadeguato alle aspettative del popolo della
Papua, e purtroppo non è ben gestito dal governo centrale”: lo dicono i leader religiosi
cristiani che hanno aderito al “Comitato di Solidarietà di Papua”, riunitisi due giorni
fa a Giakarta. Il Comitato, che include anche leader civili e politici della Papua,
sollecita fortemente il presidente Susilo Bambang Yudhoyono “ad aprire spazi di dialogo
per risolvere il conflitto in Papua”. Il Comitato, che suggerisce una serie di mosse
per disinnescare il conflitto, a partire dalla rimozione del capo della “Commissione
per lo sviluppo”, Bambang Dharmono, “poiché è un leader militare e non comprende a
fondo la questione della Papua”. Alla radice del conflitto, nota il Comitato, vi è
“un senso di abbandono, un senso di ingiustizia e la soppressione dell’identità della
Papua”. Il Comitato si dice anche pienamente favorevole al ruolo attivo di mediazione
delle Chiese cristiane della Papua: “il popolo della Papua ha più fiducia negli uomini
di religione, piuttosto che nei leader militari. E con loro c’è maggiore speranza
di arrivare alla pace” nota Peter Raffasie, Segretario del Comitato. (R.P.)