India: nel Karnataka profanata la chiesa di sant’Alfonsa. Il vescovo parla di gesto
vile
Per il vescovo di Belthangady, mons. Lawrence Mukkuzhy, si è trattato di un gesto
“vile” che “ha colpito i sentimenti” di tutti i fedeli. L’attivista cristiano Sajan
K George punta il dito contro il governo, che dalle violenze a Mangalore del 2008
non ha fatto nulla per fermare le violenze dei fondamentalisti. Resta la condanna
unanime dei leader della comunità cristiana per il nuovo attacco contro un luogo di
culto in India, dove estremisti indù prendono di mira con frequenza sempre maggiore
edifici e simboli appartenenti alle minoranze religiose. L’ultimo caso - riferisce
l'agenzia AsiaNews - è avvenuto alle 8.30 di sera del 3 novembre scorso a Kankanady,
località situata nei pressi di Mangalore, città portuale dello Stato del Karnataka,
nel sud-ovest dell’India. Tre giovani hanno colpito la chiesa di rito siro-malabarese
di sant'Alfonsa, causando danni agli oggetti e profanando paramenti sacri. In particolare,
il 24enne Shibu Maniraj è entrato nel luogo di culto cattolico e ha distrutto una
statua di Gesù Cristo conservata in sacrestia, ha profanato una Bibbia, danneggiato
una stola; infine, ha tolto i propri abiti e indossato i paramenti sacri, con i quali
è uscito dalla chiesa e si è allontanato. La comunità cristiana denuncia l’ennesimo
episodio di violenze e profanazione di un luogo sacro, che si aggiunge ai recenti
casi di attacchi alla scuola di Santa Teresa e alla cappella di Padua. Mons. Lawrence
Mukkuzhy, vescovo di Belthangady, nel distretto del Kannada Meridionale (Karnataka),
sottolinea che in 23 anni di storia la Sant'Alfonsa non aveva mai registrato danni
o atti vandalici. L’attacco del 3 novembre “è un gesto vile” e “eventi di questo tipo
non dovrebbero succedere in nessun luogo di culto”. Il vescovo ringrazia la polizia
per la collaborazione, ma aggiunge che al momento “non sono ancora chiare le ragioni”
di un attacco che “ha ferito la sensibilità dei fedeli”. Alle parole del prelato si
unisce la ferma condanna di Sajan K George, attivista e presidente di Global Council
of Indian Christians (Gcic), che parla di “38mo attacco anticristiano nel Karnataka”,
dove il governo del Bjp – movimento legato all’ala estremista indù – non garantisce
sicurezza alle minoranze religiose. Egli denuncia la “complicità delle autorità” e
la facilità con la quale gli estremisti fuggono dalle maglie della legge. E il senso
di impunità, conclude Sajan K George, è confermato dalle pene irrisorie comminate
agli autori delle violenze contro le chiese a Mangalore del 2008: tutto questo ha
garantito un senso di impunità, che “permette ai fondamentalisti di perpetrare il
loro regno del terrore e delle violenze interconfessionali”. (R.P.)