2011-11-05 14:37:23

Il sacerdote non cerchi un proprio progetto ma quello di Dio: così il Papa alle Pontificie Università cattoliche


Essere sacerdoti vuol dire essere in consonanza con Cristo, essere servi con l’esemplarità della vita. Così il Papa durante i Vespri per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie celebrati ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana. “La chiamata del Signore – ha detto Benedetto XVI - è un dono da accogliere dedicandosi non ad un proprio progetto, ma alla volontà di Dio anche se questa potrebbe non corrispondere ai nostri desideri di autorealizzazione”. Nella memoria liturgica di san Carlo Borromeo, protettore dei seminari, il Pontefice ha auspicato il risveglio, la buona formazione e la crescita delle vocazioni al presbiterato. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

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La vocazione apostolica vive grazie al rapporto con Cristo alimentato dalla preghiera assidua e animato dalla passione di comunicare il messaggio ricevuto del Vangelo. Lo ha detto il Papa celebrando i Vespri per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie, un’occasione per proporre all’attenzione dei fedeli una serie di riflessioni sul ministero sacerdotale. Vi sono alcune condizioni perché vi sia una crescente consonanza a Cristo nella vita del sacerdote ha spiegato Benedetto XVI sottolineandone tre in particolare:

L’aspirazione a collaborare con Gesù alla diffusione del Regno di Dio, la gratuità dell’impegno pastorale e l’atteggiamento del servizio”.

Nella chiamata al ministero sacerdotale – ha spiegato il Santo Padre – c’è l’incontro con Gesù e l’essere affascinati, colpiti dalle sue parole, dai suoi gesti e dalla sua stessa persona:

“E’ l’avere distinto, in mezzo a tante voci, la sua voce. E’ come essere stati raggiunti dall’irradiazione di Bene e di Amore che promana da Lui, sentirsene avvolti e partecipi al punto da desiderare di rimanere con Lui come i due discepoli di Emmaus e di portare al mondo l’annuncio del Vangelo”.

Benedetto XVI ha quindi indicato nel ministro del Vangelo colui che si lascia afferrare da Cristo, che sa rimanere con Lui, che entra in sintonia, in intima amicizia con Lui, affinchè tutto si compia “come piace a Dio” , con grande libertà interiore e con profonda gioia del cuore.

Si è chiamati al ministero – ha chiarito il Papa – “non per vergognoso interesse”, ne per meriti particolari, ma è dono da accogliere e a cui corrispondere dedicandosi non a un proprio progetto, ma a quello di Dio. “Non bisogna infatti dimenticare – ha ricordato – che si entra nel sacerdozio attraverso il Sacramento dell’Ordinazione e questo significa aprirsi all’azione di Dio”.

“Mai dobbiamo dimenticare – come sacerdoti – che l’unica ascesa legittima verso il ministero di Pastore non è quella del successo, ma quella della Croce”.

I presbiteri – ha ricordato Benedetto XVI – sono dispensatori dei mezzi di salvezza, dei sacramenti, non ne dispongono a proprio arbitrio, ma ne sono umili servitori per il bene del Popolo di Dio; curano attentamente il gregge, celebrano fedelmente la liturgia e sono sempre solleciti verso tutti i fratelli. Il Papa ha quindi ricordato i settant’anni dall’istituzione, nell’odierna memoria di san Carlo Borromeo, della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, voluta da Pio XII attraverso il Motu Proprio “Cum Nobis”. Il pensiero di Benedetto XVI è poi andato, a 60 anni dal riconoscimento da parte della Santa Sede, al “Serra International” fondato da alcuni imprenditori statunitensi per sostenere le vocazioni. Infine il Santo Padre ha salutato gli studenti, religiosi e laici, e i docenti delle Università Ecclesiastiche di Roma invitando tutti a vivere in intima comunione con il Signore questo tempo di formazione a Roma:

“E’ importante cercare di seguire nella vita, con generosità, non un proprio progetto, ma quello che Dio ha su ciascuno, conformando la propria volontà a quella del Signore; è importante prepararsi, anche attraverso uno studio serio e impegnato, a servire il Popolo di Dio nei compiti che verranno affidati”.

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In che modo gli studenti, religiosi e laici, delle Università pontificie, hanno accolto questo invito? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte al termine dei Vespri da Marina Tomarro:RealAudioMP3

R. – Noi, come studenti, studenti cristiani, ci impegniamo ad essere portatori del messaggio evangelico intanto con la testimonianza della nostra vita, quindi portando quello che noi siamo agli occhi di Dio all’interno della grande famiglia cristiana. Siamo fieri di far parte delle Pontificie Università cattoliche.

R. – Credo che l’ascolto della Parola del Signore sia alla base di ogni altro ascolto. Per me è importante seguire questo approccio di studio con un desiderio di apertura all’altro; lasciarci trafiggere in un certo senso dalla Parola del Signore affinché in essa possiamo fondare le altre parole che vengono, soprattutto preparandoci all’educazione, per un domani, per poter dare valori solidi: qualcosa che è solido dentro di noi, sarà solido anche verso gli altri.

R. – Mi ha colpito l’espressione del Santo Padre “essere sacerdoti vuol dire essere servi”. Io mi auguro, spero e auguro a tutti i seminaristi della Pontificia Università Gregoriana e delle Pontificie Università, che possano veramente maturare questo invito fatto dal Santo Padre, affinché soprattutto noi siamo testimonianza per il mondo e soprattutto portiamo Cristo attraverso non tanto le parole quanto i fatti, vivendo il Vangelo noi stessi. (ap)







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