2011-11-05 14:17:57

I vescovi Usa in difesa del matrimonio tradizionale e della famiglia


Ridefinire il matrimonio “significherebbe trasformarlo in una visione che pone al centro gli adulti a scapito dei bambini”. Così scrivono i vescovi degli Stati Uniti in una missiva indirizzata al Senate Judiciary Committee di Washington, preoccupati per i continui attacchi al Defense of Marriage Act, la legge a tutela del matrimonio tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996 e ora minacciata da tentativi di riforma. Uno di questi è il Respect of Marriage Act che “secondo i suoi sostenitori porrebbe fine all’illegittima discriminazione delle persone omosessuali che intendono stabilire un’unione, escluse dai benefici che, invece, spettano alle coppie sposate”, come spiega all’Osservatore Romano il presidente del Subcomittee for the promotion and defense of Marriage della Conferenza episcopale cattolica statunitense e vescovo di Oakland, mons. Salvatore Joseph Cordileone. La legge, infatti, scrivono i presuli, è appoggiata dalla maggior parte della popolazione e applicata in 41 Stati dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è vietato. I vescovi sottolineano, quindi, la necessità di preservare il riconoscimento del valore sociale del matrimonio tradizionale fondato sulla mutua collaborazione tra sessi e finalizzato alla procreazione e, dove questa non è possibile, all’adozione di bambini che hanno bisogno di affetto. I tentativi di riforma, inoltre, sono una minaccia al fondamentale diritto umano alla libertà religiosa: “In alcuni Stati – prosegue – funzionari pubblici fedeli ai loro principi morali e religiosi sono stati oggetto di discriminazioni e pressioni”. Già nel settembre scorso, infine, l’arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale Usa, mons. Timothy Michael Dolan, aveva inviato una lettera al presidente Obama in sostegno di “ogni intervento dell’amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia” e in risposta al parere espresso dal Dipartimento di Giustizia che aveva definito “discriminatoria” la legge in vigore. (R.B.)







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