Forti e generosi nel momento della tragedia: così, il cardinale Bagnasco, all’indomani
dell’alluvione a Genova. La solidarietà e l'affetto del Papa
Prosegue la drammatica ondata di maltempo sul nord-ovest italiano. In Liguria, all’indomani
dell’alluvione che ha provocato sei vittime, è stato prorogato il massimo grado di
allerta. Paura anche nel vicino Piemonte. A Genova il sindaco Marta Vincenzi, fortemente
constato per come è stata gestita la situazione, ha proclamato per lunedì lutto cittadino.
Servizio di Dino Frambati 00:01:00:43
La Chiesa
genovese è in prima linea per dare sostegno alla popolazione colpita dall’alluvione.
Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo della città e presidente della Cei ha visitato
stamani le zone della città devastate dal maltempo. Si è recato al quartiere Marassi,
uno dei più colpiti, portando l’affetto e la vicinanza del Papa, che ha chiamato personalmente
il porporato. Un’esperienza toccante quella per la strade devastate di Genova che
il cardinale racconta al microfono di Luca Collodi:
R. – Ho visto
da una parte tanta sofferenza, preoccupazione che ripete un po’ la tragedia del Bisagno
di tanti anni fa, e dall’altra parte, però, anche grande coraggio, dignità per poter
ricominciare al più presto. Ho visto tanta generosità da parte delle persone colpite
che cercano di reagire con fiducia, con coraggio, ma anche da parte di tanti volontari,
perché sono presenti sui posti più colpiti, specialmente in Via Fereggiano.
D.
– Le persone – i genovesi – stanno reagendo con fiducia a questa tragedia: ci sono,
trai morti, anche dei bambini …
R. – Le vittime sono un numero certamente
elevato: questo conferisce ancora più dolore e sofferenza alla tragedia. Vedo che
da parte di diverse persone colpite, che hanno perso anche molte delle loro cose,
i negozi e via dicendo, però pensando alle vittime dicono: “A noi è ancora andata
bene, perché abbiamo la vita”. E questo è un sentimento di grande realismo e di grande
vicinanza per le persone che hanno perso il bene più grande che, appunto, è la vita
propria. Questa è una cosa molto importante. Ritengo che sia la premessa e la condizione
per guardare al domani con fiducia.
D. – La Chiesa genovese come si
sta organizzando per sostenere le persone colpite e la ricostruzione?
R.
– Anzitutto le parrocchie, quindi i parroci, sono sempre in prima fila e sono presenti
accanto alla propria gente. Essi stessi sono in buona parte colpiti nelle strutture
pastorali, nelle loro comunità però, soprattutto, sono vicini alle loro persone, ai
loro parrocchiani e con la loro presenza, la loro parola, la preghiera e con tanti
volontari, anche. Anche i nostri seminaristi sono già da oggi presenti nelle parrocchie
più colpite per poter aiutare la gente come meglio possono. Soprattutto in questo
momento, si tratta di spalare il fango e di recuperare quello che è possibile nelle
diverse situazioni. Poi c’è la Caritas diocesana, la quale ha già approntato un piano
d’intervento, come punto di riferimento per i volontari; e infine, c’è la raccolta
che abbiamo predisposto per domani – che avevamo già predisposto in favore della Spezia
e delle zone colpite del Levante della nostra Liguria, e che domani verrà attuata
in tutte le parrocchie della Liguria, delle diocesi liguri. E questa raccolta sarà
un ulteriore segno di vicinanza e di solidarietà per le zone più colpite. La Cei stessa
ha predisposto come sempre in queste circostanze lo stanziamento di un milione di
euro come segno concreto di vicinanza e di solidarietà per le zone colpite, sia della
Liguria sia dell’Alta Toscana.
D. – L’alluvione di Genova ha colpito
anche chiese e realtà della diocesi?
R. – Sì. Tutte le parrocchie –
una quindicina, circa, 13-15 parrocchie più vicine alle zone delle esondazioni dei
diversi torrenti – sono state colpite, dove più, dove meno. In genere, naturalmente,
i locali sottostanti le chiese: quindi, non le chiese ma i locali sottostanti che
essendo, appunto, bassi, sotto il livello della strada sono stati più o meno allagati.
D.
– C’è una domanda che molti si pongono, davanti a queste tragedie: si poteva evitare
quello che è successo a Genova, alla Spezia … ?
R. – Ma … guardi, se
si parla di responsabilità ci vogliono giudizi e conoscenze tecniche che noi certamente
non abbiamo. Per quanto riguarda il discorso più generale, anche questi fatti – come
tanti altri – richiamano ad una conversione di stili di vita nel rapporto tra l’uomo
e la natura, il territorio. E su questo punto, credo che tutti possiamo e dobbiamo
fare un esame di coscienza per rispettare maggiormente il territorio, perché prima
o poi le conseguenze sono gravi se non addirittura tragiche.
D. – Quindi,
l’ambiente come bene comune su cui fare una riflessione attenta …
R.
– Certamente. Ci vuole più rispetto. D’altronde il messaggio della Bibbia, della nostra
fede, ci ricorda che siamo “signori” della natura, ma “signore” non significa un assolutista
che sfrutta in modo irrazionale, ma che usa in modo razionale e rispettoso. (gf)
Anche
la Caritas italiana segue con "apprensione" l'evolversi della situazione in Liguria,
mentre a livello locale ha avviato raccolte di offerte per sostenere la popolazione.
Alessandro Guarasci ha sentito don Marino Poggi direttore della "Caritas"
di Genova:00:01:28:82
R. - Come Caritas stiamo cercando volontari
attrezzati, perché possano venire, visto che c’è bisogno di spalare, liberare negozi,
fare cose molto elementari. La zona più colpita è una montagna di macchine una sopra
l’altra e lì c’è bisogno di ruspe e di altre cose. La piccola opera si può fare però
ed è graditissima.
D. – State pensando anche di fornire alloggio e dare
pasti caldi?
R. – Indubbiamente, attualmente, non c’è bisogno di questo,
perché grazie a Dio le case sono state devastate al piano terra o nei seminterrati.
Come Caritas, però, abbiamo la mensa e siamo disposti ad accogliere chiunque ricorra
a noi.
D. – Ha visto tanta disperazione negli occhi dei genovesi in
queste ore, vi sono tante storie importanti anche da raccontare...
R.
– Ho visto gente abbastanza aggravata. Mi ha colpito vedere un verduriere, nella parte
bassa di Corso Sardegna, che era immerso nel fango e che comunque stava cercando di
recuperare la sua frutta e di cominciare a vendere. Diceva: “La vita deve continuare”.
D.
– Farete anche una raccolta straordinaria nelle prossime ore tra i parrocchiani di
Genova?
R. – Sì, domenica, cioè domani, era già stabilita in tutta la
Liguria. Allora faremo così: Genova raccoglierà per Genova, La Spezia per La Spezia
e tutte le diocesi sorelle della metropolia raccoglieranno sia per Genova che per
La Spezia. (ap)