Aggressione contro mons. Betori. Don Brogi non è in pericolo di vita. La vicinanza
del Papa
Benedetto XVI ha espresso vicinanza all’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, che
ieri sera è stato vittima di un agguato all’interno della curia, tesogli da uno sconosciuto
che ha tentato di sparargli dopo aver ferito gravemente il suo segretario, don Paolo
Brogi. Mons. Betori ha ringraziato il segretario del Papa, mons. Georg Genswein –
che gli ha manifestato la solidarietà del Pontefice – e i vescovi italiani, rappresentati
dai cardinali Angelo Bagnasco e Camillo Ruini. Mentre le forze dell’ordine stanno
cercando l’autore dell’aggressione, il segretario del vescovo è tuttora ricoverato
in prognosi riservata, anche se per i medici la sua vita non è in pericolo. La cronaca
della vicenda è di Alessandro De Carolis:
“Vivo per
miracolo”. È un sentimento di sollievo quello che accompagna le parole dei medici.
Il primo a felicitarsi per il suo segretario, don Paolo Brogi, è l’arcivescovo di
Firenze, Giuseppe Betori, protagonista e testimone suo malgrado dell’episodio di violenza
che ha messo a serio rischio la vita di don Paolo e gettato nello sconcerto la città
di Firenze e tutta la Chiesa italiana. Tornavano da una Messa, ieri sera, il presule
e il suo segretario, che in precedenza avevano presenziato ai lavori del Convegno
dei Centri di aiuto alla vita. Sono le 19.30, quando entrano con l’auto nel cortile
della curia in Piazza dell’Olio. Un uomo si intrufola dietro di loro e si accosta
alla macchina. È in male arnese, piuttosto anziano, all’apparenza un senza fissa dimora.
Mons. Betori e don Brogi escono dall’auto e lo sconosciuto si rivolge per primo al
segretario, chiedendogli di poter parlare con il vescovo, ricevendo però in risposta
un “non è il momento”. Innervosito dal rifiuto, l’uomo urla frasi sconnesse, estrae
una pistola calibro 7.65 e spara al sacerdote colpendolo all’addome. Poi punta l’arma
alla nuca di mons. Betori ma per qualche motivo – forse perché la pistola si inceppa
– non riesce a far fuoco e desiste. L’ultima cosa che il vescovo ode dall’uomo che
fugge è una frase rimasta in sospeso: “Tu non devi dire…”. In pochi minuti un’ambulanza
trasporta il segretario di mons. Betori all’ospedale di Santa Maria Nuova, dove il
sacerdote viene operato. Il proiettile ha fortunatamente solo sfiorato l’aorta senza
procurare danni altrimenti fatali e don Brogi riesce a trascorrere, secondo fonti
ospedaliere, una notte abbastanza “tranquilla” e in stato di coscienza.
Le
indagini scattano nel giro di pochi minuti. La polizia recupera il bossolo esploso
quindi blocca in Piazza Santo Spirito un clochard dalle fattezze corrispondenti a
quelle dell’attentatore e che in tasca ha una scacciacani. In breve, sei uomini vengono
fermati, sottoposti alla prova dello STUB – l’esame in grado di rilevare tracce di
polvere da sparo – e quindi rilasciati a più riprese. La Questura acquisisce anche
le immagini delle telecamere dislocate nei dintorni del luogo dell’agguato alla ricerca
di indizi utili. L’impressione dell'arcivescovo “è che fosse uno squilibrato”,
ha riferito ai giornalisti Enrico Viviano, il portavoce di mons. Betori, al quale
il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è tra i primi a portare
la solidarietà sua e della città. Oltre ai messaggi giunti dal Papa e dalla Cei, vicinanza
è stata espressa dai vertici della Regione e della Provincia e da alcuni leader politici
italiani. Il prefetto di Firenze, Paolo Padoin, e il questore, Francesco Zonno, nel
rendere visita a mons. Betori hanno detto di aver “accentuata” la protezione del presule.
Al caso, ha detto Zonno, “stanno lavorando la Mobile, la Digos e il reparto operativo
dei Carabinieri”. Nella tarda mattinata di oggi, inoltre, gli inquirenti si sono recati
in visita al sacerdote ferito e da lui hanno ottenuto ulteriori chiarimenti sulla
dinamica dell’agguato, tra cui il particolare della pistola alla nuca puntata dall'aggressore
contro mons. Betori.
Provo un “sentimento di misericordia” verso “chi ha
sparato”. Lo ha detto ieri a caldo l’arcivescovo di Firenze e lo ha ripetuto in queste
ore a tutti coloro chi gli hanno domandato del grave episodio di violenza che lo ha
coinvolto insieme con il suo segretario. Al microfono di Luca Collodi, lo stesso
mons. Giuseppe Betori racconta dell’onda di solidarietà che ha raggiunto lui
e don Paolo Brogi:
R. – Direi
che questo è molto consolante, questa vicinanza, a cominciare dal Santo Padre che
si è fatto vicino attraverso il suo segretario particolare. E poi tanti vescovi, ricordo
in particolare il cardinale Bagnasco e il cardinale Ruini, i miei preti, la gente
che mi ferma per la strada…
D. – Lo stato di salute di don Paolo è in
miglioramento...
R. – Sì: sono lieto di rassicurare tutti. Don Paolo
è stato operato ieri sera e sono state messe a posto le sue ferite. L’ho trovato molto,
molto sereno, molto tranquillo. Lui dice che la forza della fede gli riesce di grande
aiuto, in questo momento, per mantenere la serenità. E’ stato davvero esemplare accanto
a me e lo ringrazio per questo servizio che non prevedeva – ahimé – una vicenda di
questo genere.
D. – L’episodio che le è capitato è forse uno spaccato
drammatico della società di oggi…
R. – Io direi che, purtroppo, l’instabilità
delle persone è una caratteristica della nostra società, per cui anche una istituzione
come la Chiesa si ritrova al centro di tensioni. Quindi, io non vorrei particolarmente
sottolineare l’episodio quanto, piuttosto, dire la mia comprensione verso questa persona,
che sicuramente sta soffrendo per poter arrivare ad un gesto di questo genere. E quindi
rinnovo il mio atteggiamento di misericordia e di perdono che dev’essere quello di
ogni vescovo verso tutti i suoi fedeli, anche – anzi soprattutto – verso quelli più
provati dalla vita. (gf)