Vertice del G20: potenziato il Fmi, monitoraggio sull'Italia
Il Vertice del G20 a Cannes si è concluso: tra i principali risultati raggiunti figurano
il rafforzamento del Fondo monetario internazionale e il monitoraggio sulle misure
anticrisi che saranno adottate dall’Italia: monitoraggio chiesto dallo stesso governo
italiano, che preferisce parlare di “certificazione” per dare fiducia ai mercati.
E’ stato adottato un "Piano di Azione" in sei punti per "sostenere la ripresa nel
breve termine e ristabilire la stabilità finanziaria". I Venti Grandi si impegnano
innanzitutto "a intraprendere tutte le azioni necessarie per preservare la stabilità
dei sistemi bancari e dei mercati finanziari", assicurando che le banche siano adeguatamente
capitalizzate. E' stato inoltre deciso che "le politiche monetarie manterranno la
stabilità dei prezzi nel medio periodo e continueranno a sostenere la ripresa". Un
particolare sforzo "sarà compiuto in termini di consolidamento fiscale da quegli Stati
membri dell'area euro che stanno sperimentando tensioni sui mercati del debito sovrano".
Washington dovrà "realizzare un pacchetto di misure per sostenere la ripresa" coerente
con "un credibile piano di risanamento dei conti nel medio termine". Tokyo è stata,
invece, chiamata a varare misure fiscali per favorire la icostruzione post-terremoto.
Nei Paesi dove "le finanze pubbliche rimangono relativamente forti", tra cui la Germania,
"saranno lasciati operare gli stabilizzatori automatici". Le nazioni emergenti, infine,
"si impegnano ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento
delle loro economie". I Grandi affermano anche il loro impegno per "muovere più rapidamente
verso un sistema dei cambi più determinato dal mercato e per rafforzare la flessi
bilità dei tassi di cambio per evitare la svalutazione competitiva delle valute".
E in questa direzione il G20 ha inteso fare un plauso alla politica monetaria di Cina
e Russia.
Il documento uscito dal vertice prevede 6 punti per la crescita e
la stabilità finanziaria, comprese le misure necessarie per mettere in sicurezza il
sistema bancario. E' stato poi deciso che il Fondo monetario internazionale possa
creare un nuovo strumento per prestare soldi ai Paesi in crisi di liquidità. E’ la
ricetta giusta, questa, per combattere la crisi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
all’economista Francesco Carlà:
R. – Potrebbe
essere la ricetta giusta se dal G20 uscissero anche altre due questioni fondamentali:
una, sapere quando – effettivamente – questo accadrà, due, con quanti soldi viene
capitalizzato questo strumento speciale, questo “special vehicle” come di solito lo
chiamano nel mondo finanziario.
D. – L’importante, a questo punto, è
che non restino – queste – solamente parole: bisogna passare effettivamente ai fatti,
adesso …
R. – Assolutamente! Ai fatti che abbiano anche un dettaglio
sul “quando” e sul “quanto”, perché questa crisi è stata terribilmente minimizzata
dalla politica europea, a partire da quando – qualche mese fa – si diceva che con
40 miliardi di finanziamenti la Grecia si sarebbe facilmente salvata e non avrebbe
creato problemi di contagio. Vediamo adesso, invece, che lo scenario è completamente
diverso.
D. – Presumibilmente saranno i Paesi in via di sviluppo a mettere
le mani al portafoglio; e proprio loro sono stati grandi protagonisti a Cannes: riusciranno
a svolgere quel ruolo di traino per l’Europa in modo da traghettarla fuori dalla crisi?
R.
– La parte di mondo che si sta espandendo in questi ultimi cinque-dieci anni, cioè
quelli che si chiamano “brics” (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), hanno un
interesse alla stabilità finanziaria simile a quello che abbiamo noi europei o a quello
che hanno gli americani; ma ne hanno anche uno dal punto di vista economico, perché
la Russia sta già vedendo scendere i prezzi ed i consumi delle “commodities” energetiche
di cui è uno dei più grandi fornitori del mondo; il Brasile sta vedendo calare le
richieste legate alle “commodities” agricole, invece, di cui è uno dei più grandi
esportatori netti del mondo; e la Cina potrebbe vedere calare – e già qualcosa si
inizia a vedere – la richiesta di produzione di manufatti per gli Stati Uniti e soprattutto
per l’Europa. Teniamo anche presente che in questi Paesi la crescita così alta è comunque
già bilanciata da un’inflazione notevole, in termini di percentuale; quindi, se vedessero
calare la loro crescita con un’inflazione ancora alta, anche loro andrebbero incontro
ad una stagnazione-inflazione come quella a cui stiamo andando incontro noi, in Europa,
e anche negli Stati Uniti.
D. – E a proposito di Stati Uniti: si ha
l’impressione che abbiano svolto un ruolo secondario in questo vertice. Eppure, la
crisi riguarda anche loro …
R. – Il ruolo secondario dipende dal fatto
che gli Stati Uniti, in questo momento, hanno delle notevolissime “gatte da pelare”
a casa loro, tant’è vero che negli ultimi giorni anche il capo della Fed ha cominciato
a preparare un terzo round di “quantitative easing”, cioè di ulteriori immissioni
di liquidità nel sistema.
D. – Parliamo ora di Francia e Germania che
nel vertice di Cannes hanno ricoperto il ruolo-guida dell’Europa. Le istituzioni comunitarie
non rischiano di essere messe in ombra, tanto da non riuscire ad essere credibili,
anche dal punto di vista economico e finanziario?
R. – Secondo me, più
che un rischio, ormai è una certezza: infatti, le spinte e le controspinte che abbiamo
visto in queste ultime settimane nelle varie occasioni, sia di incontri formali che
in occasione, invece, di dichiarazioni di Merkel e Sankozy, vanno in questa netta
direzione. (gf)