Napolitano: momento duro per l'Italia, rispettare gli impegni con l'Europa. Il governo:
nessuna crisi imminente
Da Cannes il premier italiano Berlusconi conferma l'intenzione del governo di porre
la fiducia sul maxiemendamento al disegno di legge stabilità, per rispettare gli impegni
con l’Unione europea. Berlusconi si dice convinta della solidità della sua maggioranza.
Ma nel Pdl continuano le voci di passaggi nello schieramento centrista. Servizio di
Giampiero Guadagni “Il momento è molto difficile e duro per l'Italia”.
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Intanto il governo
continua a smentire che una crisi sia imminente. Una posizione espressa dai ministri
del Welfare Sacconi e delle Infrastrutture Matteoli. E’ c’è attesa sul voto di fiducia
sulla legge di stabilità e sul maxiemendamento, che contiene le prime misure anticrisi,
chieste dall'Ue. Ma è possibile vedere l’uscita dal tunnel in cui il Paese è entrato?
Alessandro Guarasci ha sentito il presidente dell’Ucid Lombardia, Alessandro
Crespi:
R. - Io vedo
in fondo al tunnel - come si dice - la luce, ma bisogna che qualcuno ce la accenda
questa luce! La mia impressione è che nessuno oggi può tirarsi fuori da quello che
sta succedendo. E’ finita l’era dell’osservare come spettatori la situazione: ognuno
da parte sua deve diventare attore per quanto riguarda la propria professione, la
propria esistenza, i propri progetti…
D. - Presidente, una rinascita
dell’Italia - secondo lei - passa anche attraverso più infrastrutture e meno tasse
per famiglie e imprese?
R. - Certamente questo è un beneficio. Ma ripeto,
non è soltanto un’operazione chirurgica su una parte del corpo. Io sono nato durante
l’ultima guerra mondiale e nella mia giovinezza ho visto intorno a me una operosità
da parte di tutti che era veramente straordinaria, unita poi a morigeratezza, a tranquillità:
tutti hanno concorso a ricostruire ciò che la guerra aveva distrutto. Qui siamo di
fronte non certo ad una guerra combattuta, ma ad una distruzione di capitali e di
creazioni di ricchezze… Siamo un po’ nella stessa situazione in cui tutti dobbiamo
insieme collaborare per uscire da questa cosa: non solo i politici, tutte le istituzioni…
magari anche con un passo indietro di fronte alle proprie ideologie.
D.
- Questo vuol dire un nuovo patto sociale come quando entrammo nell’euro?
R.
- Chiamiamolo così: un patto sociale per la ripresa. E’ la capacità di flessibilità,
è la motivazione, come una dose forte di coraggio, è una condizione, è una creatività
che viene richiesta a ciascuno di noi e poi, non ultimo anzi forse prima di tutto,
il concetto di gratuità, di fare cioè queste cose per il bene comune e non continuare
a farlo per se stessi, pro domo propria… Rischiamo di andare a fondo, perché non ci
siamo messi insieme a collaborare per una ripresa!
D. - Ma secondo lei
la classe politica, che dovrebbe in questo caso fungere anche da organo mediatore,
è in grado di fare una cosa di questo tipo, di far cioè ripartire un vero dialogo?
R.
- Ciascuno dovrebbe farsi un esame di coscienza ed assumersi delle responsabilità,
che oggi - evidentemente - pochi sanno assumersi. Bisogna far ripartire il motore
dell’economia reale. (mg)