Testo integrale dell’intervento di mons. Scicluna sul ruolo della Chiesa nella tutela
dei minori
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di mons. Charles Scicluna, promotore
di Giustizia alla Congregazione per la Dottrina della Fede, durante il Seminario internazionale
promosso presso il Senato della Repubblica a Roma da Telefono Azzurro insieme all’International
Centre for Missing & Exploited Children (ICMEC), ed in collaborazione con l’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù e l’americana Mayo Clinic:
COSA POSSONO FARE
LE COMUNITÁ E LE ISTITUZIONI PER TUTELARE I MINORI: IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICA
Sono
qui per condividere con voi le preoccupazioni e l'esperienza della Chiesa cattolica
romana riguardo a ciò che le istituzioni religiose e - più in generale - le nostre
comunità possono fare per prevenire gli abusi sui minori. Ho cercato di sintetizzare
queste preoccupazioni ed esperienze in dieci punti o principi.
1. Il benessere
del bambino come preoccupazione prioritaria Qualsiasi istituzione, globale o locale,
che cerchi di sviluppare una strategia per la tutela dei bambini e la prevenzione
degli abusi sui minori deve considerare sacrosanto il principio per cui il benessere
del bambino è una preoccupazione assolutamente prioritaria per tutti.
1.1 La
protezione e il rispetto dell'"innocenza" del bambino Ogni persona umana, mossa
dall'istinto originario di conservazione della specie e guidata dalla retta ragione,
dovrebbe impegnarsi a proteggere e a rispettare l'innocenza del bambino: cioè la legittima
aspettativa che un bambino, che dipende totalmente dalla sollecitudine degli adulti
per la propria sopravvivenza, sarà trattato con dignità. La Chiesa cattolica, con
la responsabilità che porta come depositaria e custode della volontà del suo fondatore,
ricorda che Gesù di Nazareth ha esaltato la dignità del bambino e lo ha elevato a
modello di discepolato. Così il Vangelo di Matteo riporta le parole di Gesù: “In quel
momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: ‘Chi dunque è il più grande nel
regno dei cieli?’. Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
‘In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete
nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il
più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in
nome mio, accoglie me’".(Mt 18, 1-5).
1.2 La protezione del diritto ad una
sana educazione Le persone guidate dalla retta ragione converranno anche che un’altra
legittima aspettativa è che un bambino debba potere passare i primi anni formativi
della sua vita in un ambiente sicuro e amorevole. Ogni bambino dovrebbe poter godere
del diritto ad una sana educazione senza subire discriminazioni fondate sul sesso,
la razza o la religione. Per fare un esempio, possiamo notare che in alcune culture,
il minore rispetto verso le bambine può essere una infausta premessa per successivi
abusi. L'educazione delle coscienze umane ad una generosa accoglienza e cura di ogni
bambino, femmina o maschio che sia, come dono di Dio sin dai primi momenti del suo
sviluppo, è la vera base della prevenzione degli abusi sui minori.
2. La consapevolezza
che gli abusi sui bambini sono una tragica ferita Dobbiamo tutti riconoscere con
onestà intellettuale ed essere consapevoli del fatto che l’abuso di un minore è una
tragica ferita alla dignità stessa della famiglia umana. A questo proposito, il Vangelo
di Matteo riporta le seguenti parole di Gesù che fanno riflettere: “Chi avrà scandalizzato
uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata
una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo
per gli scandali! Perché è necessario che avvengano gli scandali, ma guai a quell'uomo
per colpa del quale avviene lo scandalo!Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi
piccoli, perché io vi dico che gli angeli loro vedono continuamente nei cieli la faccia
del Padre mio, che è nei cieli “(Mt 18, 6-7; 10). La Chiesa cattolica sa bene che
ogni volta che uno dei suoi ministri - sia esso un vescovo, un sacerdote o un diacono,
o un agente pastorale laico - abusa sessualmente di un minore, una tragica ferita
è inferta alla comunità; considerato il danno indescrivibilmente ripugnante causato
al bambino. Tale condotta è riprovevole per varie ragioni:
- in primissimo
luogo, perché infligge danni incalcolabili per il normale sviluppo sessuale, l'autostima
e la dignità umana del minore in questione; - è motivo di scandalo per i cristiani
e i non cristiani, un ostacolo nel cammino di fede di molti fedeli; - costituisce
sempre un abuso e un tradimento della sacra fiducia che il Popolo di Dio giustamente
ripone nei suoi pastori; - danneggia la credibilità della Chiesa e macchia la bellezza
della sua testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo che è la Via, la Verità e la Vita; -
discredita il sacerdozio ministeriale e getta l’ombra della delinquenza, del crimine
e del cattivo comportamento su innumerevoli esponenti del clero e agenti pastorali
innocenti.
3. La promozione della responsabilità dei bambini e delle comunità Nelle
comunità in cui l'autorità è tenuta in alta considerazione, comprese le comunità in
cui viene esercitato il potere sacro, la promozione della responsabilità dei bambini
e delle famiglie diventa un aspetto essenziale della prevenzione degli abusi. Nella
sua Lettera ai cattolici d'Irlanda, del 19 marzo 2010, Papa Benedetto XVI ebbe a dire
ai genitori: “Nel mondo di oggi non è facile costruire un focolare domestico ed educare
i figli. Essi meritano di crescere in un ambiente sicuro, amati e desiderati, con
un forte senso della loro identità e del loro valore. Hanno diritto ad essere educati
ai valori morali autentici, radicati nella dignità della persona umana, ad essere
ispirati dalla verità della nostra fede cattolica e ad apprendere modi di comportamento
e di azione che li portino ad una sana stima di sé e alla felicità duratura. Questo
compito nobile ed esigente è affidato in primo luogo a voi, loro genitori. Vi esorto
a fare la vostra parte per assicurare la miglior cura possibile dei ragazzi, sia in
casa che nella società in genere, mentre la Chiesa, da parte sua, continua a mettere
in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti
parrocchiali ed educativi”.
3.1 L’educazione Il primo passo per la promozione
della responsabilità dei bambini e delle famiglie è l'educazione. Il bambino deve
essere reso cosciente della propria dignità. Ai bambini occorre insegnare, secondo
la loro età e capacità mentali, a proteggersi dalle ingiuste intrusioni altrui. Le
famiglie e le comunità locali devono essere educate a prendersi cura dei giovani che
sono tra di loro. È così triste e veramente tragico che gran parte degli abusi siano
commessi tra le mura domestiche. I genitori devono essere in grado di cogliere i segni
di un abuso in una fase precoce. Hanno bisogno di sapere come reagire nel migliore
dei modi agli abusi, evitando un atteggiamento disfattista di rassegnazione e di inerzia.
3.2
La rivelazione degli abusi Il secondo passo della promozione della responsabilità
è la capacità di esprimere in parole e di rivelare gli abusi. Il dovere e il diritto
di denunciare gli abusi alle autorità superiori spetta ai genitori o ai tutori dei
minori interessati. Quando la denuncia riguarda ministri religiosi, la divulgazione
può essere resa difficile da considerazioni sbagliate e fuori luogo di lealtà e di
appartenenza. Il potere sacro genera giustamente una fiducia sacra. Purtroppo esso
può generare la paura sbagliata di rivelare i crimini commessi da leader religiosi.
In questo contesto la promozione della responsabilità delle comunità implica la possibilità
di denunciare gli abusi del potere sacro per quello che è: un tradimento della fiducia.
4.
La formazione e la selezione degli operatori pastorali Le istituzioni globali,
comprese le comunità religiose, devono dare l’esempio nella formazione e selezione
degli operatori pastorali. Vorrei citare in proposito la parte che vi si riferisce
nella “Lettera circolare per aiutare le Conferenze episcopali a preparare linee guida
per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di
chierici”, pubblicata il 3 maggio 2011 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede,
a firma del Prefetto card. William Levada e del Segretario mons. Ladaria: “Nel 2002,
Papa Giovanni Paolo II disse: "Non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa
per chi potrebbe far male ai giovani" (n. 3, Discorso ai cardinali americani, 23 aprile
2002). Queste parole richiamano alla specifica responsabilità dei Vescovi, dei Superiori
Maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e
religiosi. Le indicazioni fornite nell’Esortazione Apostolica “Pastores dabo vobis”,
nonché le istruzioni dei Dicasteri competenti della Santa Sede, acquistano una crescente
importanza in vista di un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione
umana e spirituale dei candidati. In particolare si farà in modo che essi apprezzino
la castità e il celibato e le responsabilità della paternità spirituale da parte del
chierico e possano approfondire la conoscenza della disciplina della Chiesa sull’argomento.
Indicazioni più specifiche possono essere integrate nei programmi formativi dei seminari
e delle case di formazione previste nella rispettiva “Ratio institutionis sacerdotalis”
di ciascuna nazione e Istituto di vita consacrata e Società di vita apostolica. Inoltre,
una diligenza particolare dev’essere riservata al doveroso scambio d’informazioni
in merito a quei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono
da un seminario all’altro, tra diocesi diverse o tra Istituti religiosi e diocesi”
5.
Codici di condotta
Gli operatori pastorali e le persone in posizioni di responsabilità
sono naturalmente tenute ad una condotta irreprensibile. Le istituzioni devono adottare
Codici di comportamento chiari che stabiliscano in modo netto i limiti nelle relazioni
professionali tra gli operatori pastorali e le persone che ad esse si rivolgono. Questi
codici di condotta devono specificare in modo chiaro le conseguenze di una condotta
scorretta. Il 30 aprile 2001, Papa Giovanni Paolo II promulgò il Motu Proprio “Sacramentorum
Sanctitatis Tutela” [SST], una legge speciale che ha inserito l'abuso sessuale di
un minore di 18 anni commesso da un chierico nella lista dei crimini più gravi (delicta
graviora), di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF). La
prescrizione per questo delitto è stata fissata a 10 anni a partire dal compimento
del 18.mo anno della vittima. La norma del Motu Proprio riguardava sia i chierici
di rito latino sia quelli di rito orientale, il clero diocesano e quello religioso.
Nel 2003, il cardinale Ratzinger, allora Prefetto della CDF, ottenne da Papa Giovanni
Paolo II alcune facoltà speciali al fine di snellire le procedure penali per i delitti
più gravi. Queste misure comprendono l'uso del processo amministrativo penale, e,
nei casi più gravi, la dimissione dallo stato clericale "ex officio". Queste facoltà
sono state inserite nella revisione del Motu Proprio approvato dal Santo Padre Benedetto
XVI, il 21 maggio 2010. Nelle nuove norme la prescrizione nei casi di abuso di minori,
è fissata a 20 anni a decorrere dal compimento del 18.mo anno di età della vittima.
In casi individuali, quando le circostanze lo rendano opportuno, la CDF può derogare
da questo termine. Nell’attuale Motu Proprio rivisto è indicato anche il delitto canonico
di acquisizione, possesso o distribuzione di materiale pedopornografico (cfr. MP SST.
Art. 6 § 1, n. 2). A partire dal maggio 2011, una persona che abitualmente ha un uso
imperfetto della ragione viene equiparata a un minore ai fini della definizione del
reato canonico di abuso di un minore (cfr. MP SST art. 6§1, n.1)
6. La collaborazione
con le istituzioni statali
L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto
canonico o la violazione di un codice di condotta interno ad un istituto, sia esso
religioso o meno. E' anche un reato perseguibile dalla legge civile. Anche se i rapporti
con l'autorità civile variano da paese a paese, è importante cooperare con tale autorità.
La Lettera Circolare della CDF (3 maggio 2011) precisa ulteriormente che: “senza pregiudicare
il foro interno sacramentale [il sigillo della confessione], va sempre dato seguito
alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini
alle autorità preposte. Naturalmente, questa collaborazione non riguarda solo i casi
di abusi commessi dai chierici, ma riguarda anche quei casi di abuso che coinvolgono
il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche”.
7.
La cura delle vittime e degli gli autori degli abusi
Un altro punto è la necessità
che le istituzioni si prendano carico della cura delle vittime e degli autori degli
abusi. Questa cura è anche intrinsecamente legata al compito della prevenzione. Sappiamo
quanto spesso l'abuso generi ulteriori abusi, da una generazione all’altra. Sappiamo
anche che se l'autore dell'abuso è lasciato a se stesso il rischio di recidiva è molto
alto. Nel suo discorso ai vescovi irlandesi del 28 ottobre 2006, Papa Benedetto XVI
ha dato un succinto e convincente resoconto della risposta che la Chiesa cattolica
era chiamata a dare al problema: “Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo
efficace questo problema, è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in
passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare
che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire
le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”. Nella sua Lettera
ai cattolici d'Irlanda (19 marzo 2010), Papa Benedetto XVI si è rivolto anche agli
autori degli abusi: “Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità
dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento.
Il pentimento sincero apre la porta al perdono di Dio e alla grazia del vero emendamento.
Offrendo preghiere e penitenze per coloro che avete offeso, dovete cercare di fare
personalmente ammenda per le vostre azioni. Il sacrificio redentore di Cristo ha il
potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal
più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo
conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra
colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia
di Dio”.
8. Il principio del benessere dei bambini nelle decisioni riguardanti
il personale
Le istituzioni coinvolte dal comportamento scorretto dei loro
operatori si trovano di fronte al dilemma di quale mansione futura affidare, se del
caso, agli autori di abusi. Il benessere dei bambini e della comunità deve essere
il criterio fondamentale in queste decisioni. Gli autori di abusi che non sono in
grado di rispettare i limiti fissati perdono il diritto di servire la comunità.
9.
L’apertura alla ricerca e allo sviluppo nella prevenzione degli abusi
Siamo
tutti in una fase di apprendimento. Le istituzioni, comprese le Chiese, faranno bene
a mostrare la loro apertura alla ricerca e allo sviluppo nel campo della prevenzione
degli abusi sui minori. Abbiamo tutti molto da imparare dalla psicologia, dalla sociologia
e dalle scienze forensi. Tutto questo non esonera dal dovere di intraprendere un’onesta
analisi per capire che cosa non ha funzionato nei tragici casi in cui non si è gestita
la situazione e in cui la risposta agli abusi sui minori è stata inadeguata a causa
di malintese preoccupazioni per il buon nome delle istituzioni che rappresentiamo.
10.
Impegno e responsabilità
Nessuna strategia per la prevenzione degli abusi sui
minori potrà mai funzionare senza impegno e responsabilità. Nel 2010, Papa Benedetto
XVI si è rivolto senza mezzi termini ai vescovi d'Irlanda: “Soltanto un’azione decisa
portata avanti con piena onestà e trasparenza potrà ripristinare il rispetto e il
benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra
vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione
interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell’Irlanda giustamente si attende
che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate
ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l’espressione di Sant’Agostino,
siete vescovi; eppure con loro siete chiamati ad essere seguaci di Cristo (cfr Discorso
340, 1). Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a
Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine
pastorale per tutti i membri del vostro gregge. In particolare, siate sensibili alla
vita spirituale e morale di ciascuno dei vostri sacerdoti. Siate un esempio con le
vostre stesse vite, siate loro vicini, prestate ascolto alle loro preoccupazioni,
offrite loro incoraggiamento in questo tempo di difficoltà e alimentate la fiamma
del loro amore per Cristo e il loro impegno nel servizio dei loro fratelli e sorelle.
Anche i laici devono essere incoraggiati a fare la loro parte nella vita della Chiesa.
Fate in modo che siano formati in modo tale che possano dare ragione in modo articolato
e convincente del Vangelo nella società moderna (cfr 1 Pt3, 15), e cooperino più pienamente
alla vita e alla missione della Chiesa. Questo, a sua volta, vi aiuterà a ritornare
ad essere guide e testimoni credibili della verità redentrice di Cristo” (Lettera
ai cattolici d'Irlanda, 19 marzo 2010, § 11).
Conclusione Affido le mie
parole conclusive al Vangelo di Matteo, capitolo 19: “Allora gli furono portati dei
bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù
però disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno
dei cieli’". E dopo avere imposto loro le mani se ne partì” (Mt 19, 13 - 15).