“Oggi più che mai abbiamo bisogno di mettere l’economia al servizio dell’uomo e non
l’uomo al servizio dell’economia”: è quanto si legge nel documento della Commissione
Giustizia e Pace della Conferenza episcopale di Malta, pubblicato due giorni fa. La
lunga dichiarazione è stata diffusa dopo che il governo maltese ha presentato il bilancio
di previsione per il 2012. Suddiviso in quattro capitoli, il documento episcopale
punta, innanzitutto, a dare un volto etico alla sfera economica e lavorativa. “Il
problema del lavoro è visto in termini di potenziale crescita economica – scrivono
i vescovi – ma vale la pena di perseguire la crescita economica nella misura in cui
essa contribuisca ad un autentico sviluppo sociale. Come ha detto Giovanni Paolo II,
il lavoro è uno dei fattori chiave, se non il fattore chiave, della creazione di una
società veramente umana”. Quindi, la Chiesa di Malta ricorda che “l’occupazione è
legata all’inclusione sociale”, poiché “un lavoro dignitoso non solo dà accesso alla
partecipazione economica, ma è anche un’opportunità per crescere una famiglia e per
prendere parte ad attività sociali e culturali. In questo senso, quindi, inclusione
occupazione e inclusione sociale vanno di pari passo”. La Commissione Giustizia e
Pace maltese sottolinea, poi, la necessità di “porre particolare attenzione alla solidarietà
con i bisognosi”, lavorando anche perché si passi da “una cultura di dipendenza” dall’assistenza
sociale dello Stato ad “una cultura di contributo”. In questo modo, si renderanno
le persone “indipendenti ed attive nella partecipazione ai vari campi della vita sociale”.
Questo perché, continuano i vescovi maltesi, “una cultura di contributo veramente
efficace significa molto di più dell’avere un lavoro o pagare le tasse sul reddito;
essa implica, invece, la coltivazione del senso di giustizia che dispone la persona
a contribuire al bene comune”. Centrale, allora, lo sviluppo di “un’etica della solidarietà”,
in cui la gente “impara a pensare a se stessa non come a singoli individui che vivono
gli uni accanto agli altri, ma come a persone interdipendenti tra loro”. E a livello
strutturale, ciò è possibile se si sviluppa una società “basata non solo sulla giustizia
distributiva, ma anche su quella contributiva”. Altro punto importante ribadito dai
vescovi maltesi riguarda l’importanza di un lavoro “che si addica alla dignità umana
e rispetti i diritti umani”, poiché l’occupazione “coinvolge ed impegna l’essere umano
dal punto di vista personale, sociale e morale”. Di qui, l’invito della Chiesa, da
un lato, a risolvere le discrepanze di salario nei vari settori lavorativi, e dall’altro
a guardare anche alle problematiche ambientali, investendo nell’istruzione e nella
formazione del personale allo sviluppo sostenibile. (I.P.)