2011-11-03 15:11:33

La Chiesa maltese: economia al servizio dell’uomo


“Oggi più che mai abbiamo bisogno di mettere l’economia al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dell’economia”: è quanto si legge nel documento della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale di Malta, pubblicato due giorni fa. La lunga dichiarazione è stata diffusa dopo che il governo maltese ha presentato il bilancio di previsione per il 2012. Suddiviso in quattro capitoli, il documento episcopale punta, innanzitutto, a dare un volto etico alla sfera economica e lavorativa. “Il problema del lavoro è visto in termini di potenziale crescita economica – scrivono i vescovi – ma vale la pena di perseguire la crescita economica nella misura in cui essa contribuisca ad un autentico sviluppo sociale. Come ha detto Giovanni Paolo II, il lavoro è uno dei fattori chiave, se non il fattore chiave, della creazione di una società veramente umana”. Quindi, la Chiesa di Malta ricorda che “l’occupazione è legata all’inclusione sociale”, poiché “un lavoro dignitoso non solo dà accesso alla partecipazione economica, ma è anche un’opportunità per crescere una famiglia e per prendere parte ad attività sociali e culturali. In questo senso, quindi, inclusione occupazione e inclusione sociale vanno di pari passo”. La Commissione Giustizia e Pace maltese sottolinea, poi, la necessità di “porre particolare attenzione alla solidarietà con i bisognosi”, lavorando anche perché si passi da “una cultura di dipendenza” dall’assistenza sociale dello Stato ad “una cultura di contributo”. In questo modo, si renderanno le persone “indipendenti ed attive nella partecipazione ai vari campi della vita sociale”. Questo perché, continuano i vescovi maltesi, “una cultura di contributo veramente efficace significa molto di più dell’avere un lavoro o pagare le tasse sul reddito; essa implica, invece, la coltivazione del senso di giustizia che dispone la persona a contribuire al bene comune”. Centrale, allora, lo sviluppo di “un’etica della solidarietà”, in cui la gente “impara a pensare a se stessa non come a singoli individui che vivono gli uni accanto agli altri, ma come a persone interdipendenti tra loro”. E a livello strutturale, ciò è possibile se si sviluppa una società “basata non solo sulla giustizia distributiva, ma anche su quella contributiva”. Altro punto importante ribadito dai vescovi maltesi riguarda l’importanza di un lavoro “che si addica alla dignità umana e rispetti i diritti umani”, poiché l’occupazione “coinvolge ed impegna l’essere umano dal punto di vista personale, sociale e morale”. Di qui, l’invito della Chiesa, da un lato, a risolvere le discrepanze di salario nei vari settori lavorativi, e dall’altro a guardare anche alle problematiche ambientali, investendo nell’istruzione e nella formazione del personale allo sviluppo sostenibile. (I.P.)







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