Progresso vincolato all’ambiente e alle disparità: monito dell’Onu nel Rapporto sullo
sviluppo umano 2011
Ambiente e povertà al centro del Rapporto sullo sviluppo umano presentato oggi a Copenaghen.
Norvegia e Repubblica democratica del Congo al primo ed ultimo posto nella classifica
stilata dall’Onu in base ad indicatori su sanità, istruzione ed uguaglianza uomo-donna.
Il servizio di Roberta Gisotti:
Da Copenaghen
arriva il monito del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), che titola il suo Rapporto
annuale “Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti”. Vale a dire servono
“misure coraggiose per rallentare il cambiamento climatico” e bisogna “ridurre le
disparità all’interno e fra le Nazioni”, a partire da salute, educazione e pari opportunità
uomo-donna, insieme a criteri responsabili nella produzione di energia e nella tutela
degli ecosistemi per promuovere lo sviluppo globale. Nonostante i progressi di alcuni
indicatori economici, la distribuzione del reddito è infatti peggiorata e ad oggi
1 miliardo e mezzo di persone sono fuori dalla rete elettrica. L’Undp chiede di valutare
una tassa sulle transazioni finanziarie o valutarie internazionali per sostenere la
lotta al cambiamento climatico e alla povertà estrema. Gli autori dello studio paventano
che il degrado ambientale, incontrollato, possa vanificare gli sforzi per sconfiggere
la fame nel mondo intero ed alzare i prezzi alimentari fino al 50 per cento, con conseguenza
disastrose specie per l’Asia meridionale e l’Africa Sub-sahariana. Nella lista dei
187 Stati monitorati, ai primi posti nell’Indice di sviluppo umano (Isu) – basato
su sanità, istruzione, reddito - sono quest’anno la Norvegia, l’Australia e i Paesi
Bassi; all’ultimo la Repubblica democratica del Congo, preceduta da Burundi, Niger
ed altre sette nazioni dell’Africa Subsahariana. Ma se vengono valutate le disparità
per i cittadini nei vari Paesi, allora gli Stati Uniti crollano dal quarto posto al
23°, il Canada dal 6° al 13°, mentre la Svezia sale dal 10° al 5° posto, la Slovenia
dal 21° al 14°. Stabile invece l’Italia al 24° gradino. C’è poi una terza classifica
sulla disuguaglianza di genere (Idg) dove entrano in campo anni di scolarizzazione,
rappresentanza parlamentare e partecipazione al mercato del lavoro: è la Svezia il
Paese più virtuoso, mentre il peggiore è lo Yemen, dove meno dell’8% delle donne ha
un’istruzione secondaria, meno dell’1% siede in Parlamento e solo il 20% in età lavorativa
ha un lavoro retribuito. La strada dell’uguaglianza fra tutti gli uomini e tutte le
donne del mondo è ancora lontana da raggiungere.