Israele annuncia la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est
Dopo l’ammissione della Palestina nell’Unesco è sempre forte la tensione sia tra Israele
e l'Autorità nazionale palestinese (Anp), sia a livello internazionale. Il governo
dello Stato ebraico ha accelerato i tempi per la costruzione di nuovi insediamenti
a Gerusalemme Est, mentre, dopo gli Stati Uniti, anche il Canada ha annunciato il
possibile blocco dei fondi all’Unesco. Il servizio di Marco Guerra:
Duemila alloggi
ebraici in Cisgiordania e nell'area di Gerusalemme est e lo stop temporaneo al trasferimento
di fondi all'Autorità nazionale palestinese. È quanto deciso ieri alla riunione tra
premier israeliano, Benyamin Netanyahu, e i sette ministri principali del suo governo,
convocata per definire una linea di azione nei confronti sia dell'Unesco sia dell'Anp.
L'estensione degli insediamenti che è stata confermata oggi davanti parlamento dello
Stato ebraico da Netanyahu, secondo il quale “essa non è una punizione, ma un diritto”.
“Gerusalemme non tornerà allo stato in cui versava prima della guerra del 1967”, ha
poi sottolineato il primo ministro israeliano. È non si è fatta attendere la risposta
dell’Autorità palestinese, secondo cui quella israeliana è una decisione ''disumana'',
che ''accelera la distruzione del processo di pace''. Il congelamento dei fondi significa
''rubare il denaro del popolo palestinese'', ha aggiunto il portavoce del presidente
palestinese, Abu Mazen. Ma la fuga in avanti della Palestina per ottenere un riconoscimento
internazionale non sembra arrestarsi: la leadership dell'Anp si accinge a chiedere
l'adesione ad altre sedici agenzie internazionali e nel prossimo futuro il Consiglio
di sicurezza dell'Onu dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di adesione come Stato
membro della Palestina. Le prime contromosse a questa azione diplomatica sono ricadute
sull’Unesco: gli Stati Uniti hanno bloccato 60 milioni di dollari di finanziamenti
in favore dell’agenzia Onu per la Cultura e Israele potrebbe negare il permesso d'ingresso
a future delegazioni. Mentre i palestinesi hanno intenzione di chiedere la custodia
esclusiva di località di importanza mondiale: prima fra tutte, Betlemme.
Siria È
attesa per oggi al vertice straordinario delle Lega Araba al Cairo la risposta della
Siria in merito al piano proposto dall'organizzazione panaraba per mettere fine alla
crisi che da metà marzo sta investendo il Paese. È stato dunque smentito il raggiungimento
di un accordo tra le due parti annunciato ieri sera dalla stampa siriana. Intanto,
nel Paese arabo anche oggi i comitati d’opposizione denunciano nuove violenze: dieci
operai sarebbero stati uccisi da uomini armati in una fabbrica nella provincia di
Homs. È invece di quattro militari morti e dieci feriti il bilancio di uno scontro
a fuoco avvenuto nella cittadina costiera di al-Qalaa. Si segnale infine una manifestazione
di massa in favore del governo di Bashar al-Assad in corso nel centro della città
di ar-Raqqah. Manifestazioni del genere sono state organizzate nei giorni scorsi dal
governo anche in altre città della Siria, come Damasco e Latikiya.
Iraq-violenze Non
si arresta la violenza in Iraq. Nell'ultimo mese di ottobre, il numero dei civili
uccisi, stando alle stime diffuse dal Ministero della salute, ha toccato quota 161,
a fronte dei 110 di settembre. Si tratta del bilancio più grave dell'intero 2011.
Moltissime le vittime anche tra le file delle forze di sicurezza, nuovamente nel mirino
dei terroristi: i poliziotti morti sono stati 55, contro i 42 di settembre. La nuova
fiammata di violenze viene attribuita dalla maggioranza degli osservatori all'imminente
ritiro delle forze Usa: gli attacchi punterebbero a destabilizzare il Paese, dimostrando
che i nove anni di presenza americana non sono serviti a riportare sicurezza in Iraq.
Yemen-violenze Almeno
12 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite nei nuovi scontri scoppiati in Yemen
nella capitale Sanaa e a Taiz, nel sudovest del Paese. A riferirlo sono stati attivisti
e fonti mediche. A Taiz, i residenti hanno raccontato di un attacco sferrato dalle
truppe del regime con armi pesanti contro le milizie tribali che sostengono l'opposizione.
Nella capitale gli scontri, iniziati ieri sera, si sono concentrati nel distretto
di Hasaba e vedono contrapporsi i militari fedeli al presidente, Ali Abdullah Saleh,
e i miliziani dello sceicco Sadeq al-Ahmar.
Libia, Saadi Gheddafi chiede
l’annullamento del mandato di arresto Il segretario Generale dell'Onu, Ban
Ki-moon è giunto oggi a Tripoli per una visita a sorpresa. Il massimo responsabile
delle Nazioni Unite incontrerà gli alti funzionari del Consiglio nazionale di transizione
(Cnt) e rappresentanti di gruppi civici. La visita non era stata annunciata per motivi
di sicurezza. Ban raggiungerà poi il vertice del G-20 a Cannes, in Francia, dove si
parlerà anche di Libia. Intanto, nel Paese nordafricano la strada del processo di
pacificazione resta piena di insidie. Un regolamento di conti, tra gruppi rivali di
combattenti che hanno appoggiato l’insurrezione, ha provocato ieri un morto e cinque
feriti in un ospedale di Tripoli. Infine, Saadi Gheddafi, figlio dell'ex rais libico,
ha chiesto all'Interpol, tramite il suo avvocato, di annullare il mandato d'arresto
nei suoi confronti, poiché le nuove autorità libiche, a suo dire, non sarebbero in
grado di istituire un giusto processo. Saadi si è rifugiato in Niger dopo la caduta
di Tripoli e l'Interpol ha diffuso una “red notice”, richiedendo al Paese che lo ospita
il suo arresto e l’estradizione.
Somalia, operazioni dell’esercito kenyota Prosegue
l’offensiva dell’esercito kenyota in Somalia contro le milizie Shebaab, legate ad
al Qaeda. Le truppe di Nairobi hanno avvertito via Internet dell’imminente attacco
contro 10 città somale, tra le quali Kisimaio, Baidoa e Afgoye, vicino alla capitale
Mogadiscio. Le truppe di Nairobi sono intervenute due settimane fa al fianco delle
forze del debole governo di Mogadiscio, dopo che gli Shebaab avevano effettuato una
serie di raid in Kenya sequestrando quattro occidentali.
Wikileaks, respinto
ricorso sull’estradizione di Assange in Svezia L'Alta Corte britannica ha respinto
il ricorso dei legali del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, contro l'estradizione
in Svezia, in relazione alle accuse di violenza sessuale mosse contro di lui da due
donne. "Sto considerando i prossimi passi" da intraprendere nella battaglia legale
per evitare l'estradizione”, è stato il primo commento di Assange. I suoi legali
hanno intenzione di presentare alla Corte suprema un nuovo ricorso sulla sua estradizione.
Questa iniziativa dovrà essere intrapresa entro 14 giorni, scaduti i quali l'australiano
potrà essere trasferito in Svezia.
Colombia, violenze post-elezioni Gravi
manifestazioni di violenza in Colombia, dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni
regionali e municipali svoltesi domenica scorsa. Una cinquantina le località sotto
controllo. Il presidente colombiano, Juan Manule Santos, ha ordinato alle forze dell’ordine
di intervenire per mettere fine alle proteste. Nel dipartimento di Cesar, è stato
ucciso un manifestante. A Ponedera, nel nord, il municipio è stato incendiato.
Ucraina:
Timoshenko, appello all'Ue In Ucraina, è stato instaurato un regime autoritario,
solo l'Ue può aiutare la Repubblica ex sovietica a riconquistare la libertà siglando
con Kiev un accordo d'associazione e creando una zona di libero scambio. Suona così
l’appello levato dal carcere dell’ex premier ucraina, Iulia Timoshenko, contenuto
in una lettera inviata a tutti media europei. La leader dell'opposizione fa poi riferimento
alla sua condanna in primo grado a sette anni di reclusione per abuso di potere per
il controverso contratto per le forniture di gas russo. “Vi chiedo - scrive Timoshenko
- di non votare contro l'accordo perché pensate che così facendo potrebbero aumentare
per me le possibilità di riottenere la libertà. Non vorrei vedere il futuro europeo
del mio Paese danneggiato per nessuna ragione, tantomeno - conclude - per il mio benessere".
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 306