2011-11-02 15:16:27

Israele annuncia la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est


Dopo l’ammissione della Palestina nell’Unesco è sempre forte la tensione sia tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese (Anp), sia a livello internazionale. Il governo dello Stato ebraico ha accelerato i tempi per la costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, mentre, dopo gli Stati Uniti, anche il Canada ha annunciato il possibile blocco dei fondi all’Unesco. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Duemila alloggi ebraici in Cisgiordania e nell'area di Gerusalemme est e lo stop temporaneo al trasferimento di fondi all'Autorità nazionale palestinese. È quanto deciso ieri alla riunione tra premier israeliano, Benyamin Netanyahu, e i sette ministri principali del suo governo, convocata per definire una linea di azione nei confronti sia dell'Unesco sia dell'Anp. L'estensione degli insediamenti che è stata confermata oggi davanti parlamento dello Stato ebraico da Netanyahu, secondo il quale “essa non è una punizione, ma un diritto”. “Gerusalemme non tornerà allo stato in cui versava prima della guerra del 1967”, ha poi sottolineato il primo ministro israeliano. È non si è fatta attendere la risposta dell’Autorità palestinese, secondo cui quella israeliana è una decisione ''disumana'', che ''accelera la distruzione del processo di pace''. Il congelamento dei fondi significa ''rubare il denaro del popolo palestinese'', ha aggiunto il portavoce del presidente palestinese, Abu Mazen. Ma la fuga in avanti della Palestina per ottenere un riconoscimento internazionale non sembra arrestarsi: la leadership dell'Anp si accinge a chiedere l'adesione ad altre sedici agenzie internazionali e nel prossimo futuro il Consiglio di sicurezza dell'Onu dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di adesione come Stato membro della Palestina. Le prime contromosse a questa azione diplomatica sono ricadute sull’Unesco: gli Stati Uniti hanno bloccato 60 milioni di dollari di finanziamenti in favore dell’agenzia Onu per la Cultura e Israele potrebbe negare il permesso d'ingresso a future delegazioni. Mentre i palestinesi hanno intenzione di chiedere la custodia esclusiva di località di importanza mondiale: prima fra tutte, Betlemme.

Siria
È attesa per oggi al vertice straordinario delle Lega Araba al Cairo la risposta della Siria in merito al piano proposto dall'organizzazione panaraba per mettere fine alla crisi che da metà marzo sta investendo il Paese. È stato dunque smentito il raggiungimento di un accordo tra le due parti annunciato ieri sera dalla stampa siriana. Intanto, nel Paese arabo anche oggi i comitati d’opposizione denunciano nuove violenze: dieci operai sarebbero stati uccisi da uomini armati in una fabbrica nella provincia di Homs. È invece di quattro militari morti e dieci feriti il bilancio di uno scontro a fuoco avvenuto nella cittadina costiera di al-Qalaa. Si segnale infine una manifestazione di massa in favore del governo di Bashar al-Assad in corso nel centro della città di ar-Raqqah. Manifestazioni del genere sono state organizzate nei giorni scorsi dal governo anche in altre città della Siria, come Damasco e Latikiya.

Iraq-violenze
Non si arresta la violenza in Iraq. Nell'ultimo mese di ottobre, il numero dei civili uccisi, stando alle stime diffuse dal Ministero della salute, ha toccato quota 161, a fronte dei 110 di settembre. Si tratta del bilancio più grave dell'intero 2011. Moltissime le vittime anche tra le file delle forze di sicurezza, nuovamente nel mirino dei terroristi: i poliziotti morti sono stati 55, contro i 42 di settembre. La nuova fiammata di violenze viene attribuita dalla maggioranza degli osservatori all'imminente ritiro delle forze Usa: gli attacchi punterebbero a destabilizzare il Paese, dimostrando che i nove anni di presenza americana non sono serviti a riportare sicurezza in Iraq.

Yemen-violenze
Almeno 12 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite nei nuovi scontri scoppiati in Yemen nella capitale Sanaa e a Taiz, nel sudovest del Paese. A riferirlo sono stati attivisti e fonti mediche. A Taiz, i residenti hanno raccontato di un attacco sferrato dalle truppe del regime con armi pesanti contro le milizie tribali che sostengono l'opposizione. Nella capitale gli scontri, iniziati ieri sera, si sono concentrati nel distretto di Hasaba e vedono contrapporsi i militari fedeli al presidente, Ali Abdullah Saleh, e i miliziani dello sceicco Sadeq al-Ahmar.

Libia, Saadi Gheddafi chiede l’annullamento del mandato di arresto
Il segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon è giunto oggi a Tripoli per una visita a sorpresa. Il massimo responsabile delle Nazioni Unite incontrerà gli alti funzionari del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) e rappresentanti di gruppi civici. La visita non era stata annunciata per motivi di sicurezza. Ban raggiungerà poi il vertice del G-20 a Cannes, in Francia, dove si parlerà anche di Libia. Intanto, nel Paese nordafricano la strada del processo di pacificazione resta piena di insidie. Un regolamento di conti, tra gruppi rivali di combattenti che hanno appoggiato l’insurrezione, ha provocato ieri un morto e cinque feriti in un ospedale di Tripoli. Infine, Saadi Gheddafi, figlio dell'ex rais libico, ha chiesto all'Interpol, tramite il suo avvocato, di annullare il mandato d'arresto nei suoi confronti, poiché le nuove autorità libiche, a suo dire, non sarebbero in grado di istituire un giusto processo. Saadi si è rifugiato in Niger dopo la caduta di Tripoli e l'Interpol ha diffuso una “red notice”, richiedendo al Paese che lo ospita il suo arresto e l’estradizione.

Somalia, operazioni dell’esercito kenyota
Prosegue l’offensiva dell’esercito kenyota in Somalia contro le milizie Shebaab, legate ad al Qaeda. Le truppe di Nairobi hanno avvertito via Internet dell’imminente attacco contro 10 città somale, tra le quali Kisimaio, Baidoa e Afgoye, vicino alla capitale Mogadiscio. Le truppe di Nairobi sono intervenute due settimane fa al fianco delle forze del debole governo di Mogadiscio, dopo che gli Shebaab avevano effettuato una serie di raid in Kenya sequestrando quattro occidentali.

Wikileaks, respinto ricorso sull’estradizione di Assange in Svezia
L'Alta Corte britannica ha respinto il ricorso dei legali del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, contro l'estradizione in Svezia, in relazione alle accuse di violenza sessuale mosse contro di lui da due donne. "Sto considerando i prossimi passi" da intraprendere nella battaglia legale per evitare l'estradizione”, è stato il primo commento di Assange. I suoi legali hanno intenzione di presentare alla Corte suprema un nuovo ricorso sulla sua estradizione. Questa iniziativa dovrà essere intrapresa entro 14 giorni, scaduti i quali l'australiano potrà essere trasferito in Svezia.

Colombia, violenze post-elezioni
Gravi manifestazioni di violenza in Colombia, dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni regionali e municipali svoltesi domenica scorsa. Una cinquantina le località sotto controllo. Il presidente colombiano, Juan Manule Santos, ha ordinato alle forze dell’ordine di intervenire per mettere fine alle proteste. Nel dipartimento di Cesar, è stato ucciso un manifestante. A Ponedera, nel nord, il municipio è stato incendiato.

Ucraina: Timoshenko, appello all'Ue
In Ucraina, è stato instaurato un regime autoritario, solo l'Ue può aiutare la Repubblica ex sovietica a riconquistare la libertà siglando con Kiev un accordo d'associazione e creando una zona di libero scambio. Suona così l’appello levato dal carcere dell’ex premier ucraina, Iulia Timoshenko, contenuto in una lettera inviata a tutti media europei. La leader dell'opposizione fa poi riferimento alla sua condanna in primo grado a sette anni di reclusione per abuso di potere per il controverso contratto per le forniture di gas russo. “Vi chiedo - scrive Timoshenko - di non votare contro l'accordo perché pensate che così facendo potrebbero aumentare per me le possibilità di riottenere la libertà. Non vorrei vedere il futuro europeo del mio Paese danneggiato per nessuna ragione, tantomeno - conclude - per il mio benessere". (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 306







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