2011-11-01 17:32:49

STORIE: Pompeo MARTELLI, direttore Centro Studi e Ricerche Museo della Mente


RealAudioMP3 Martedì 1 novembre 2011 -

La sofferenza può rappresentare una via di purificazione, uno strumento di espiazione.
Il semplice, l’idiota, lo stolto, il diverso, il MATTO nella sua innocenza e umiltà partecipa in qualche modo alla grazia divina. Prende così consistenza la figura del “folle di Dio”, originariamente un emarginato.Michele Cavallo, La follia e le sue Rappresentazioni
Il folle e il santo forse hanno molto in comune. “Folle di dio” è stato definito ad esempio San Luigi Orione, che volle diventare ultimo, essere dimenticato per vincere l’orgoglio e rinunciare a se stesso.
Per non paralre dei tanti santi cone San Girolamo a Volterra per esempio, dottore della chiesa, o come S.Margherita a Perugia, S. Niccolò a Siena, S. Benedetto a Pesaro che prestano il loro nome a uno dei tanti ex “contenitori” di follia, i manicomi.
La storia di oggi parte dalla riflessione del dottor Pompeo Martelli, direttore del Centro Studi e Ricerche Museo della Mente che ha sede oggi proprio nei padiglioni del fu Hospitale de poveri forestieri et pazzi, poi S. Maria della Pietà, uno dei più vecchi ospedali psichiatrici italiani.
Al microfono di Chiara Spoletini il dottor Martelli mette in evidenza prima di tutto un problema sociale, un problema che riguarda tutti noi e sottolinea l’indifferenza che ci identifica oggi. Allontanare un “malato”, non occuparsene, rinchiuderlo è pericoloso anche per chi gli volta le spalle, domani potrebbe essere proprio colui che nega il suo aiuto ad avere bisogno dell’altro e in assenza di quell’ aiuto l’unica alternativa possibile potrebbe essere la reclusione. Martelli perciò ci racconta quanto sia importante agire nella logica dell’ inclusione, condividere con il malato il dolore e spiega come nel suo centro si possa imparare a sviluppare forme di partecipazione e auto aiuto.








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