Nella Repubblica Democratica del Congo, Paese in cui per il prossimo 28 novembre sono
previste le elezioni presidenziali, la situazione dei diritti umani resta critica
secondo le organizzazioni internazionali. Intervistato da Davide Maggiore,
Carlo Carbone, docente di storia e istituzioni dell’Africa all’Università della
Calabria, descrive un quadro in cui ha un peso anche il contesto regionale:
R. - La situazione
del Paese non si è stabilizzata: nell’est una serie di elementi di tensione permangono.
Si parla anzitutto del destino degli hutu ruandesi, che tentano di fuggire dal Ruanda
e di rifugiarsi nella regione del Kivu congolese, a seguito del tentativo di vendicarsi
da parte del Fronte militare, composto prevalentemente da tutsi, che avevano vinto
la guerra in Ruanda, contro il gruppo militare guidato dall’ex presidente Habyarimana e
soprattutto contro i gruppi delle milizie civili hutu. Dal Kivu questi fuggiaschi
hanno cominciato poi a vagare verso l’interno del Paese: non si sa più che fine abbiano
fatto circa 3-400 mila persone…
D. - Quali azioni dovrebbero essere
portate avanti per giungere ad una migliore situazione dei diritti?
R.
- Quello che è già stato fatto dalle Nazioni Unite solo a metà: completare una presenza
di una certa consistenza. La vera soluzione del problema sta nell’adesione delle diverse
componenti sociali a un programma politico condiviso e condivisibile, che deve contemplare
soprattutto il problema di una soluzione definitiva della questione della terra.
D.
- Un altro fattore di tensione è rappresentato dalle risorse naturali congolesi…
R.
- Le ricchezze minerarie sono state la vera e propria condanna delle popolazioni congolesi,
perché è su di esse che si è esercitata la violenza più assoluta al fine di controllare
questo tipo di risorsa. E non solamente da parte di individui, di gruppi, di società
e di compagnie, ma anche da parte di Stati.
D. - Tra poco più di un
mese la Repubblica Democratica del Congo affronterà le elezioni: quale scenario si
prospetta?
R. - Quello più banale, che l’attuale presidente possa essere,
più o meno, ampiamente rieletto. Il vero problema è come l’amministrazione che verrà
dopo le elezioni intende risolvere i problemi della convivenza fra l’est, il centro
e l’ovest del Paese; per non parlare poi del confronto tra il centro amministrativo
del Paese e la regione mineraria meridionale.
D. - Chiunque esca vincitore
dalla competizione elettorale, che possibilità concrete ha di intervenire efficacemente
sulla situazione dei diritti umani?
R. - Possibilità ce ne sono e un
riequilibrio della situazione economica potrebbe essere una delle soluzione alle quali
fare ricorso, insieme allo stabilimento di regole, se non un vero e proprio stato
di diritto, in cui la convivenza fra i gruppi sociali e fra le regioni del Paese sia
riequilibrata e sia assicurata. (mg)