Un anno fa la strage nella cattedrale di Baghdad: il cardinale Sandri invoca pace
e perdono
“La Chiesa e il mondo non possono e non devono dimenticare. Dobbiamo ricordare, sì,
certamente, ma per offrire il perdono e poi per implorare la pace per i vivi e i defunti”,
lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali, durante la sua omelia nella messa celebrata ieri, da mons. Michaele Al
Jameel, accreditato del patriarcato siro-cattolico presso la Santa Sede, nella chiesa
siro-cattolica a Roma nel primo anniversario della strage avvenuta nella cattedrale
di “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” di Bagdad, nella quale sono morti due sacerdoti
e più di 40 fedeli durante la Messa serale della domenica, 31 ottobre dello scorso
anno. Erano presenti alla celebrazione anche il cardinale Ignace Moussa Daoud, ex
prefetto del Congregazione delle chiese orientale, Habib Al Sadr, ambasciatore iracheno
presso la Santa Sede, e sacerdoti, religiosi e religiose, studenti a Roma. Il cardinale
Sandri - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è detto unito ai patriarchi delle Chiese
orientali, siro-cattolico e maronita (che andranno a Baghdad per quest’occasione)
e caldeo, che oggi concelebrano con il vescovo di Bagdad, mons. Jean Benjamin Sleiman,
una messa nella cattedrale, per ricordare le vittime. Dopo aver ricordato la sua partecipazione
all’incontro della pace ad Assisi, svolto giovedì 27 ottobre scorso, il prefetto delle
Chiese Orientali ha invocato di nuovo il dono della pace. “tutte le comunità siro-cattoliche
– ha detto il cardinale Sandri - si sono unite con noi e con tante altre comunità,
insieme preghiamo perché l’amore di Cristo vinca sempre la morte”. Il cardinale Sandri
ha ricordato anche le parole di Benedetto XVI pronunciate dopo l’Angelus il primo
novembre 2010, il giorno dopo la strage, a favore delle vittime “di questa assurda
violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa
di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione”. “Preghiamo - ha perseguito il cardinale
Sandri - perché il sacrificio di questi nostri fratelli e sorelle possa essere seme
di pace e di vera rinascita e perché quanti hanno a cuore la riconciliazione, la fraternità
e la solidale convivenza trovino motivo e forza per operare il bene”. Alla fine della
messa, padre Mukhlis Shasha, amico dei due sacerdoti martiri della cattedrale, Thair
Saad Allah e Waseem Sabeeh, ha dato una testimonianza della maniera in cui sono morti
i due sacerdoti. Ha anche ricordato che i cristiani in Iraq sono ancora obiettivo
di attacchi che hanno spinto molti di loro di lasciare il Paese. (R.P.)