L’Ue fa appello al G20: in primo piano il ruolo della Cina
“Le incertezze sull'evoluzione economica a breve termine sono drammaticamente aumentate
negli ultimi mesi”, a causa della situazione nell'Eurozona e ai problemi degli Stati
Uniti nel consolidamento fiscale. Lo scrive l'Ocse, in vista del vertice G20 di Cannes,
che si aprirà giovedì. L’Ocse intravede in Europa un marcato rallentamento con fasi
di lieve crescita negativa, e negli Usa un ritmo di ripresa lento. Lo scenario – spiega
l'Osce - potrebbe rivelarsi migliore “se le misure annunciate all'Eurosummit della
settimana scorsa saranno implementate prontamente e con forza”. Ieri, l’Europa ha
fatto appello ai partner del G20 chiedendo un “senso di comune responsabilità”. Oggi
la Russia si dice disponibile a fornire aiuto finanziario investendo fino a 10 miliardi
di dollari. Ed è certa anche la disponibilità della Cina. Per capire le possibili
prospettive, Fausta Speranza ha intervistato l’economista prof.Alberto
Quadrio Curzio:
R. - E’ una
richiesta che fa parte di una situazione complessiva che pare avere, in questo momento,
il suo epicentro nell’unione economica monetaria, ma che tuttavia non lascia fuori
dalla questione gli Stati Uniti, dove la crisi è originata. E comunque riguarda tutto
il sistema finanziario internazionale, perché un eventuale precipitare della situazione
di Eurolandia avrebbe dei riflessi su scala mondiale.
D. - Quindi Cina,
Russia, India, dopo ovviamente gli Stati Uniti, sono chiamati in causa? Ma come?
R.
- Il vero grande interlocutore in tutta questa faccenda, oltre all’Europa e agli Stati
Uniti, è certamente la Cina. Russia, India, Brasile possono dare sì un contributo
ma non di rilevanza tale da cambiare le prospettive dei mercati. La Cina è, invece,
dotata di risorse finanziarie così ingenti che una sua decisione può nettamente influenzare
il clima della finanza internazionale. Naturalmente la Cina non credo sia disponibile
ad un intervento senza condizioni: il punto che sta a cuore alla Cina è che sia al
più presto riconosciuto il suo status di economia di mercato, il che faciliterebbe
le sue esportazioni.
D. - Dunque la Cina che investe nel "Fondo salva-Stati"
europeo sarebbe un’operazione con un costo … quanto alto?
R. - Sarebbe
un’operazione con un costo, ma non tanto alto per l’Unione Europea quanto piuttosto
per gli Stati Uniti, perché laddove si riconoscesse nel contesto del Wto lo status
di economia di mercato alla Cina, gli Stati Uniti dovrebbero abbassare le loro barriere
protettive che sono nettamente più alte di quelle europee.
D. - Dunque
per l’Unione Europea, in realtà, non sarebbe poi così compromettente quest’accordo?
R.
- Io credo che l’Unione Europea abbia oggi una situazione nei confronti della Cina
diversa da quella di alcuni anni fa, in quanto il sistema manufatturiero dell’Europa
è riuscito a riposizionarsi molto bene sui mercati internazionali, alzando il livello
qualitativo dei suoi prodotti e, in qualche modo, sottraendosi - non del tutto, ma
in buona parte - alla concorrenza cinese che ha peso ancora su prodotti a valore aggiunto
più basso.
D. - Diciamo però che nell’immaginario collettivo si vede
la Cina che compra parecchio: basta pensare a tante città italiane dove i negozi cinesi
sono tantissimi. A questo punto anche una partecipazione nel "Fondo salva-Stati" europeo
non sarebbe un’ingerenza pesante?
R. - Io non credo che sarebbe un’ingerenza
pesante. L’Italia, per esempio, ha acconsentito che la Libia di Gheddafi avesse una
serie di partecipazioni in Eni, in Finmeccanica e in Unicredit. Se questo è stato
accettato per Gheddafi, non vedo motivi per cui non debba essere accettato un intervento
della Cina nel "Fondo salva-Stati" europeo.
D. - Prof. Quadrio Curzio,
l’Unione Europea al G20 si presenta comunque con un piano preciso, buono, operativo?
R.
- Credo che le decisioni prese la settimana scorsa dall’Unione Europea siano molto
ben strutturate. L’importante è che quest’Unione si presenti al G20 parlando una sola
voce e che non si riaprano dei distinguo, che hanno troppo spesso caratterizzato i
leader dell’Europa e soprattutto i leader più importanti, come Merkel e Sakozy; distinguo
che creano danni sotto ogni profilo. Credo, purtroppo, che altri Paesi, molto rilevanti
dal punto di vista economico, si presentino invece deboli dal punto di vista politico.
(mg)