La Solennità di Tutti i Santi nel Pontificato di Benedetto XVI
La Chiesa celebra la Solennità di Tutti i Santi. Nel servizio di Sergio Centofanti
tale solennità nel Pontificato di Benedetto XVI.
La Solennità
di Tutti i Santi ci invita ad innalzare lo sguardo al Cielo e a meditare sulla pienezza
della vita divina che ci attende. Benedetto XVI, in questi anni, ha sottolineato
più volte che nella fretta del vivere quotidiano spesso ci dimentichiamo che la meta
della nostra esistenza è “l’incontro faccia a faccia con Dio”. Una meta che si raggiunge
attraverso la santità, che perciò non è “una condizione di privilegio riservata a
pochi eletti”, ma il compito di ogni uomo. Ma in che consiste la santità?
“All’interrogativo
si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni
e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in
positivo: è necessario semplicemente ‘servire’ Gesù, ascoltarlo e seguirlo senza perdersi
d’animo di fronte alle difficoltà (…) La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile
a tutti perché, più che opera dell’uomo, è anzitutto dono di Dio”. (Omelia, 1 novembre
2006)
In questo cammino non siamo soli, ma siamo accompagnati dai
santi di tutti i tempi. Per questo il Papa ricorda quanto sia “bella e consolante
la comunione dei santi”, “una realtà che infonde una dimensione diversa a tutta la
nostra vita”:
“Non siamo mai soli! Facciamo parte di una 'compagnia'
spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio
di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che,
in qualche misura, possiamo già sperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia,
specialmente nella comunità spirituale della Chiesa. (Angelus, 1 novembre 2009)
Legata
a questa solennità è la commemorazione dei fedeli defunti, il 2 novembre, che il Papa
invita a vivere “secondo l’autentico spirito cristiano, cioè nella luce che proviene
dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa
del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto
dove Lui ci ha preceduto”:
“Mentre dunque facciamo visita ai cimiteri,
ricordiamoci che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari
in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già
‘sono nelle mani di Dio’ (Sap 3,1). Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli
è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio
eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più
profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore
che ci ha creati e redenti”. (Angelus, 1 novembre 2009)