Il Papa all’ambasciatore del Brasile: la sana laicità protegga la dimensione pubblica
della fede
Lo Stato rispetti la dimensione pubblica della religione: così, Benedetto XVI nell’udienza
al nuovo ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, Almir Franco de Sá Barbuda,
ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. L’intervento
del Papa si è incentrato sul tema della “sana laicità” e in particolare sull’insegnamento
della religione a scuola. Benedetto XVI ha ricordato l’“indimenticabile” visita in
terra brasiliana nel 2007 ed ha ringraziato le autorità civili per il sostegno alla
prossima Gmg, in programma a Rio de Janeiro nel 2013. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Benedetto
XVI ha sottolineato che una “sana laicità” non deve considerare la religione come
un “semplice sentimento individuale” da relegare “nell’ambito privato”, ma come una
realtà che “deve veder riconosciuta la sua presenza comunitaria pubblica”. Quindi,
ricordando il contributo fecondo del cristianesimo alla storia del Paese, ha sottolineato
che la Chiesa “ha aiutato a forgiare lo spirito brasiliano, caratterizzato dalla generosità,
laboriosità e attenzione per i valori familiari e la difesa della vita umana in tutte
le sue fasi”. Il Papa ha ricordato, con il nuovo ambasciatore, l’Accordo firmato nel
2008 tra Santa Sede e Brasile. Un accordo, ha osservato, che “non è una fonte di privilegi
per la Chiesa” ma che invece assicura alla comunità ecclesiale di “sviluppare tutte
le sue potenzialità a beneficio di ogni persona umana e di tutta la società brasiliana”.
Uno Stato, è stata la riflessione del Pontefice, deve garantire ad ogni confessione
religiosa “la possibilità del libero esercizio del culto”, così come la realizzazione
di “attività culturali, educative e caritative” sempre che ciò non sia in contrasto
con l’ordine morale. Tuttavia, ha soggiunto, il contributo della Chiesa “non si limita
alle iniziative concrete” umanitarie ed assistenziali, ma mira soprattutto “alla crescita
etica della società, stimolata da molteplici manifestazioni di apertura al trascendente”.
All’interno
di questo campo di collaborazione, ha rilevato il Papa, è particolarmente significativo
quello dell’educazione a cui la Chiesa contribuisce con numerose istituzioni, “il
cui prestigio è riconosciuto da tutta la società”. L’istruzione, ha constatato, “non
può essere ridotta alla mera trasmissione delle nozioni” in vista di una formazione
professionale. Deve, piuttosto, “abbracciare tutti gli aspetti della persona” e in
particolare l’anelito al trascendente. Ecco perché, ha soggiunto, va riaffermata l’importanza
dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche. Non si tratta di imporre “un determinato
credo religioso”, ma del riconoscimento “della religione come valore necessario per
la formazione integrale della persona”. Questo insegnamento, ha avvertito, “non può
dunque ridursi ad una generica sociologia delle religioni, giacché non esiste una
religione generica aconfessionale”. L’insegnamento della religione, quindi, “non ferisce
la laicità dello Stato”, ma – ha proseguito il Papa - garantisce “il diritto dei padri
di scegliere un’educazione per i propri figli”, che contribuisca “alla promozione
del bene comune”. Infine, nel campo della giustizia sociale, il Papa ha ribadito che
il governo brasiliano può contare sull’impegno della Chiesa per lo “sradicamento della
fame e della miseria”. La Chiesa, ha concluso, “sarà sempre felice” di assistere i
più bisognosi, “aiutandoli a liberarsi dalla loro situazione di indigenza, povertà
ed esclusione”.