Pakistan: lettera aperta del partito di governo contro la legge sulla blasfemia
Il giudice Arif Iqbal, il governatore del Punjab Salmaan Taseer, il ministro Shahbaz
Bhatti. Sono solo alcune delle vittime uccise per essersi battute contro la legge
sulla blasfemia in vigore in Pakistan e, dopo la loro morte, “le minoranze religiose
in Pakistan sono gravemente più insicure”, mentre “criminali stanno usando questa
legge per proteggere i loro interessi e danneggiarne gli altri”. E’ quanto afferma
una lettera aperta inviata alle maggiori autorità giudiziarie e politiche pakistane
dal Partito Popolare del Pakistan (PPP), il partito che guida la coalizione di governo.
La lettera prende spunto dal caso di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore Taseer,
condannato a morte e difeso dai gruppi integralisti, e invita a riflettere sulle leggi
islamiche ancora in vigore, risalenti ai tempi del dittatore Zia-ul-Haq. Nella missiva
si nota come, prima del 1985, quando Zia promulgò la legge sulla blasfemia come è
attualmente, “era difficile vedere un caso di blasfemia o casi di omicidio in nome
della blasfemia”.“Tutti i cittadini che amano la nazione, anche musulmani, sono preoccupati
per tale situazione”, si legge nella lettera, soprattutto per l’urgenza di garantire
un’equa amministrazione della giustizia nei casi che riguardano le minoranze religiose.
Secondo fonti dell’Agenzia Fides, “la presa di posizione del PPP, in questa delicata
fase, è importante e coraggiosa ma occorre vedere se davvero avrà un impatto sulla
situazione dei tribunali in Pakistan, pesantemente condizionati dagli estremisti islamici”.
Tra le persone che stanno subendo gli effetti della legge sulla blasfemia c’è anche
la cristiana Asia Bibi, condannata nel 2010 dal tribunale di Kasur a 25 anni di prigione
sotto l'accusa di aver profanato il Corano toccandolo con le mani non lavate, insieme
con suo marito, Munir Masih. Dopo otto mesi di carcere, gli avvocati della donna hanno
chiesto la libertà su cauzione e l’Alta corte di Lahore si pronuncerà in un’udienza
prevista il 10 novembre prossimo. Secondo fonti dell’agenzia Fides “entrambi rischieranno
di essere vittime di omicidi extragiudiziali per mano di estremisti islamici, che
non ammettono che dei ‘blasfemi’ siano vivi e liberi” e “la storia dei coniugi Masih
è un classico esempio di abuso della legge di blasfemia e di come i cristiani in Pakistan
soffrano persecuzioni, perseverando nella fede in Cristo” (M.R.)