2011-10-29 12:55:53

Pakistan: lettera aperta del partito di governo contro la legge sulla blasfemia


Il giudice Arif Iqbal, il governatore del Punjab Salmaan Taseer, il ministro Shahbaz Bhatti. Sono solo alcune delle vittime uccise per essersi battute contro la legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan e, dopo la loro morte, “le minoranze religiose in Pakistan sono gravemente più insicure”, mentre “criminali stanno usando questa legge per proteggere i loro interessi e danneggiarne gli altri”. E’ quanto afferma una lettera aperta inviata alle maggiori autorità giudiziarie e politiche pakistane dal Partito Popolare del Pakistan (PPP), il partito che guida la coalizione di governo. La lettera prende spunto dal caso di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore Taseer, condannato a morte e difeso dai gruppi integralisti, e invita a riflettere sulle leggi islamiche ancora in vigore, risalenti ai tempi del dittatore Zia-ul-Haq. Nella missiva si nota come, prima del 1985, quando Zia promulgò la legge sulla blasfemia come è attualmente, “era difficile vedere un caso di blasfemia o casi di omicidio in nome della blasfemia”.“Tutti i cittadini che amano la nazione, anche musulmani, sono preoccupati per tale situazione”, si legge nella lettera, soprattutto per l’urgenza di garantire un’equa amministrazione della giustizia nei casi che riguardano le minoranze religiose. Secondo fonti dell’Agenzia Fides, “la presa di posizione del PPP, in questa delicata fase, è importante e coraggiosa ma occorre vedere se davvero avrà un impatto sulla situazione dei tribunali in Pakistan, pesantemente condizionati dagli estremisti islamici”. Tra le persone che stanno subendo gli effetti della legge sulla blasfemia c’è anche la cristiana Asia Bibi, condannata nel 2010 dal tribunale di Kasur a 25 anni di prigione sotto l'accusa di aver profanato il Corano toccandolo con le mani non lavate, insieme con suo marito, Munir Masih. Dopo otto mesi di carcere, gli avvocati della donna hanno chiesto la libertà su cauzione e l’Alta corte di Lahore si pronuncerà in un’udienza prevista il 10 novembre prossimo. Secondo fonti dell’agenzia Fides “entrambi rischieranno di essere vittime di omicidi extragiudiziali per mano di estremisti islamici, che non ammettono che dei ‘blasfemi’ siano vivi e liberi” e “la storia dei coniugi Masih è un classico esempio di abuso della legge di blasfemia e di come i cristiani in Pakistan soffrano persecuzioni, perseverando nella fede in Cristo” (M.R.)







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