L’arcivescovo di Canterbury: lo spirito di Assisi risolleva gli animi. Il cardinale
Tauran: credenti e non credenti uniti nell’impegno per la pace e la giustizia
Reazioni positive in tutto il mondo alla Giornata di riflessione e di preghiera per
la pace di Assisi. A 25 anni dal primo incontro promosso da Giovanni Paolo II, Benedetto
XVI ha voluto rinnovare questo appuntamento invitando anche i non credenti. Tra i
leader religiosi presenti c’era anche il primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo
di Canterbury Rowan Williams. Philippa Hitchen gli ha chiesto quale atmosfera
abbia trovato ad Assisi:
R. – The
atmosphere was simply very joyful … L’atmosfera è stata semplicemente gioiosa.
Mi sembra che sia proprio lo spirito di Assisi nel suo insieme a risollevare gli animi:
mi sembrava di percepire come una “luce” o meglio, vorrei dire, come un tocco di spirito
di libertà che aleggiava sulla giornata …
D. – Come commenta le parole
del Papa, in particolare quando ha detto che il terrorismo e la negazione di Dio sono
i due pericoli maggiori per il nostro mondo?
R. – I thought it was really
very interesting … Ho pensato che fosse veramente interessante come Benedetto
XVI, nel suo stile tipico, abbia svolto un’analisi veramente approfondita sui diversi
modi di negare Dio e sui diversi tipi di violenza. Credo che quello che ha detto era
quello che ho sentito condividere da molte persone con cui ho parlato ad Assisi: che
la negazione di Dio, in definitiva, significa la negazione dell’umanità, e che se
si cerca un vero umanesimo questo deve avere Dio al suo vertice. Senza Dio, si ha
la vuota religione umanista del terrorismo e il vuoto umanesimo religioso del secolarismo.
E nessuna di queste due cose è buona per il nostro mondo. (gf)
Sull’incontro
di Assisi, Marie Leila Coussa ha raccolto il commento del cardinale Jean-Louis
Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:
R. – Nel
corso di questa giornata, ho ricordato quello che Giovanni Paolo II aveva scritto
nella sua Lettera “Novo millennio ineunte”, quando diceva che il nome del Dio unico
deve diventare sempre di più un nome di pace, un imperativo di pace. Mi sembra che
tutti quelli che erano presenti ad Assisi hanno capito questo imperativo di pace.
Ed è stato molto commovente, parlando gli uni con gli altri, scoprire che in fondo
abbiamo valori fondamentali comuni, quali il senso del rispetto di Dio e del divino,
il desiderio di Dio e del divino, il rispetto della vita, la consapevolezza della
dignità della famiglia e anche questo immenso desiderio di pace, soprattutto tra i
giovani: pace con Dio – o con l’Assoluto – e pace tra gli uomini. Era percepibile
anche un desiderio quasi unanime di impegnarsi, di collaborare per la giustizia, la
libertà, la pace e la salvaguardia delle risorse naturali. Quindi, i credenti hanno
in comune una strategia che vuole promuovere una pedagogia dell’incontro nel rispetto
– ovviamente – delle specificità religiose di ognuno, e un’arma comune che è la preghiera
per implorare la pace. In questo, poi, risiede la novità dell’incontro di Assisi:
la presenza degli agnostici, di persone che non negano che Dio esista ma che non l’hanno
ancora trovato. La loro presenza, con la lotta interiore che conducono per trovare
Dio, è un invito lanciato ai credenti a purificare la propria fede affinché, attraverso
una vita coerente, chi cerca Dio possa trovare il suo volto nella vita e nell’esempio
dei credenti. Io torno sempre a questa frase che il Papa ha pronunciato il primo gennaio
scorso, parlando della Giornata di Assisi: “Chi è in cammino verso Dio non può non
trasmettere pace; chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio”. (gf)