2011-10-29 07:41:32

I vescovi europei all’Ue: unità e solidarietà per superare la crisi, no alle accuse reciproche


I Paesi europei si astengano dal darsi reciprocamente la colpa per l’attuale crisi economica e finanziaria, ma piuttosto si assumano insieme la responsabilità di trovare una soluzione. È questa, in sintesi, l’esortazione lanciata dalla Comece (Commissione degli Episcopati della Comunità Europea) all’Unione Europea, al termine dell’Assemblea plenaria autunnale, svoltasi a Bruxelles dal 26 al 28 ottobre. Dedicato al tema “La crisi finanziaria e il futuro dell’integrazione europea”, l’incontro ha voluto ribadire l’appello lanciato dei vescovi ai leader europei affinché adottino una prospettiva politica a lungo termine per uscire dalla crisi. “Le cause principali della crisi – si legge nel comunicato finale diffuso al termine dell’Assemblea episcopale – sono strutturali, radicate soprattutto nel breve termine e nelle scelte politiche spesso motivate dal contesto elettorale”. Il che implica che “tali scelte spesso riflettono comportamenti individuali di consumismo finanziario”. Di fronte a questa situazione, la Comece esorta l’Europa a non praticare “una cultura della colpa, che non porta da nessuna parte”, ma a “restare unita e ad esercitare la solidarietà”, poiché “crisi non significa necessariamente declino, ma può essere anche un’opportunità di rinnovamento”. I vescovi europei, poi, salutano con favore l’intesa raggiunta dal vertice europeo del 26 ottobre che prevede il potenziamento del fondo “salva-Stati”, innalzabile fino a circa mille miliardi di euro, e un nuovo piano di salvataggio per la Grecia, grazie alle banche che hanno accettato una svalutazione del 50% dei titoli ellenici posseduti. Tuttavia, la Comece si dice consapevole che questa soluzione tecnica e a breve termine “sarà insufficiente”, mentre è necessario “sviluppare una visione a lungo termine riguardante le istituzioni europee e il modello socio-economico che esse propongono”. In particolare, i presuli ribadiscono che “bisogna prendere meglio in considerazione gli interessi delle generazioni più giovani, che rischiano di essere le principali vittime della crisi”. Inoltre, i vescovi si dicono convinti che “la Chiesa può essere una forza di coesione e di speranza all’interno delle società europee, minacciate da populismo e divisioni”. Anche perché “le radici principali della crisi attuale sono morali e spirituali. Il relativismo sta cambiando il senso di responsabilità personale e collettiva, così come il senso del bene comune nella prospettiva a lungo termine”. Dal suo canto, invece, “la Chiesa aiuta i più deboli della società, proprio attraverso quei servizi sociali che promuovono la dignità umana ed il bene comune contro le tendenze individualistiche”. Infine, la Comece annuncia, per il gennaio 2012, la pubblicazione di un documento dedicato a “La comunità europea di solidarietà e responsabilità”. (A cura di Isabella Piro)







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