I vescovi europei all’Ue: unità e solidarietà per superare la crisi, no alle accuse
reciproche
I Paesi europei si astengano dal darsi reciprocamente la colpa per l’attuale crisi
economica e finanziaria, ma piuttosto si assumano insieme la responsabilità di trovare
una soluzione. È questa, in sintesi, l’esortazione lanciata dalla Comece (Commissione
degli Episcopati della Comunità Europea) all’Unione Europea, al termine dell’Assemblea
plenaria autunnale, svoltasi a Bruxelles dal 26 al 28 ottobre. Dedicato al tema “La
crisi finanziaria e il futuro dell’integrazione europea”, l’incontro ha voluto ribadire
l’appello lanciato dei vescovi ai leader europei affinché adottino una prospettiva
politica a lungo termine per uscire dalla crisi. “Le cause principali della crisi
– si legge nel comunicato finale diffuso al termine dell’Assemblea episcopale – sono
strutturali, radicate soprattutto nel breve termine e nelle scelte politiche spesso
motivate dal contesto elettorale”. Il che implica che “tali scelte spesso riflettono
comportamenti individuali di consumismo finanziario”. Di fronte a questa situazione,
la Comece esorta l’Europa a non praticare “una cultura della colpa, che non porta
da nessuna parte”, ma a “restare unita e ad esercitare la solidarietà”, poiché “crisi
non significa necessariamente declino, ma può essere anche un’opportunità di rinnovamento”.
I vescovi europei, poi, salutano con favore l’intesa raggiunta dal vertice europeo
del 26 ottobre che prevede il potenziamento del fondo “salva-Stati”, innalzabile fino
a circa mille miliardi di euro, e un nuovo piano di salvataggio per la Grecia, grazie
alle banche che hanno accettato una svalutazione del 50% dei titoli ellenici posseduti.
Tuttavia, la Comece si dice consapevole che questa soluzione tecnica e a breve termine
“sarà insufficiente”, mentre è necessario “sviluppare una visione a lungo termine
riguardante le istituzioni europee e il modello socio-economico che esse propongono”.
In particolare, i presuli ribadiscono che “bisogna prendere meglio in considerazione
gli interessi delle generazioni più giovani, che rischiano di essere le principali
vittime della crisi”. Inoltre, i vescovi si dicono convinti che “la Chiesa può essere
una forza di coesione e di speranza all’interno delle società europee, minacciate
da populismo e divisioni”. Anche perché “le radici principali della crisi attuale
sono morali e spirituali. Il relativismo sta cambiando il senso di responsabilità
personale e collettiva, così come il senso del bene comune nella prospettiva a lungo
termine”. Dal suo canto, invece, “la Chiesa aiuta i più deboli della società, proprio
attraverso quei servizi sociali che promuovono la dignità umana ed il bene comune
contro le tendenze individualistiche”. Infine, la Comece annuncia, per il gennaio
2012, la pubblicazione di un documento dedicato a “La comunità europea di solidarietà
e responsabilità”. (A cura di Isabella Piro)