"The Lady" di Luc Besson, biografia di Aung San Suu Kyi, inaugura il Festival del
Film di Roma
Si è inaugurato con il film "The Lady" del regista francese Luc Besson il Festival
Internazionale del Film di Roma giunto alla sesta edizione: una biografia del Premio
Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, eroina vivente che nel Myanmar di oggi, l'antica
Birmania, donna dolce e coraggiosa che combatte pacificamente a fianco del suo popolo
per il ritorno della democrazia e della pace nel suo Paese. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Stella della
Birmania, orchidea d'acciaio: la chiamano così per la luminosità della fede nella
pace e nella democrazia, per la strenua forza che la rende capace di resistere e
affrontare un regime militare. Questa è Aung San Suu Kyi, l'eroina vivente del popolo
birmano, premio Nobel per la Pace nel 1991, ancora lì, a calpestare la sua terra violata
e violentata, in mezzo al suo popolo per condurlo con passi leggeri e non violenti,
con un sorriso e assoluta determinatezza, alle soglie di una nuova convivenza. Luc
Besson se ne è innamorato da subito, del personaggio, forse troppo, pur nella difficoltà
di non averlo mai potuto incontrare direttamente: donna, madre, fiera lottatrice e
tenera idealista, il film - con un prologo breve ambientato nel 1947 quando il padre,
acclamato eroe dell'indipendenza, viene assassinato - la segue a partire dal suo ritorno
a Rangoon nel 1988 per essere al capezzale della madre, diventando da subito attivista
per i diritti umani, alfiere della democrazia, confinata poi agli arresti domiciliari,
isolata dal mondo e solo da un anno parzialmente libera. Nuoce al film, che pure ha
il lodevole merito di raccontare una storia vera e necessaria, mantenendone alto il
profilo morale e, all'opposto, immorale dei suoi protagonisti, la tendenza ad infilarsi
troppo nelle vicende familiari, decisamente lacrimevoli, sfilandosi dai lati più crudi
degli avvenimenti, come abbozzati in una storia rosa, più che raccontati con il piglio
della denuncia. L'attrice cinese Michelle Yeoh, assai brava, è la fragile Suu Kyi,
e ci commuove e ci rinfranca che sia il coraggio di una donna disarmata e debole e
sola, violentata e umiliata negli affetti, a far fronte a un regime militare. Accompagna
l'uscita del film una sua frase: "Usate la vostra libertà per promuovere la nostra".
Le responsabilità del nostro mondo le sono ben presenti. Ma a noi, lo sono?