2011-10-28 14:14:56

Riesplode la violenza in Tunisia dopo la cancellazione delle liste vicine all'ex presidente Ben Ali


Nelle ultime ore la violenza è tornata per le strade della Tunisia, in particolare a Sidi Bouzid, dov'è stato incendiato il tribunale e il governo ha imposto il coprifuoco notturno. Ad innescare le tensioni, dopo il voto di domenica scorsa che ha visto l’affermazione del partito islamico Ennahdha, la decisione della commissione elettorale di Tunisi di cancellare le liste proposte da Pétition Populaire, il partito del miliardario Hachmi Hamdi, accusato di aver presentato candidati un tempo inquadrati nello schieramento dell’ex presidente Ben Ali. L’Unione Europea rivolge un appello “alla calma ed alla moderazione”, si legge in una nota congiunta dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, Catherine Ashton, e del commissario all’Allargamento, Stefan Fuele, che si sono pure “congratulati” con il partito Ennhahda per la vittoria con il 41,47% dei suffragi. Sentiamo il collega Cristiano Tinazzi, raggiunto telefonicamente a Tunisi da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – La commissione elettorale, quando si è riunita ieri, ha subito detto che alcune liste erano state cancellate perché c’erano evidenti irregolarità riguardo a candidati che erano stati inseriti all’interno di queste liste e che erano probabilmente legati all’ex regime. Già nel pomeriggio c’era stata una manifestazione a Sidi Bouzid da parte del movimento Pétition populaire, con connotazione - si dice - anti Ennhahda. Alla sera, quando è stata data questa notizia, dentro il palazzo dei congressi di Tunisi tutti si sono alzati in piedi cantando l’inno nazionale, però evidentemente a Sidi Bouzid e a Kasserine questa cosa è stata recepita in maniera opposta, perché ci sono stati scontri, sono state assaltate le sedi di partito, soprattutto contro Ennhahda e il partito di Marzouki, il Congresso per la Repubblica; la polizia è intervenuta e ci sono stati scontri molto duri. E’ evidente che c’è qualcosa che non è chiaro. Si parla di compravendite di voti o di situazioni particolari in quella regione. Io sono stato a Sidi Bouzid la settimana prima del voto e molta gente aveva detto che non avrebbe votato perché non era cambiato niente, non c’era lavoro e la polizia si comportava nello stesso modo, pestando le persone e facendo finta di nulla davanti alle ingiustizie. Qualcosa è successo in quella zona, ma la situazione è ancora da chiarire.

D. – Proprio a Sidi Bouzid, Ennhahda – pure vittoriosa alle consultazioni - ha conosciuto una dura sconfitta. E’ un caso che poi ci siano state queste nuove rivolte?

R. – Ennhahda ha vinto dappertutto tranne che in quella zona. E’ strano perché quella è un’area con forti sacche di povertà, dove si pensava che i partiti di sinistra avrebbero fatto un pieno di voti, però Ennhahda in quella zona non ha sfondato: lì ci sono forti legami con Hachmi Hamdi, un miliardario che è nato a Sidi Bouzid; ed è venuto naturale a molti pensare che il suo movimento avesse comprato i voti nella zona e che anche queste manifestazioni fossero “pilotate”. Però forse è prematuro dire che c’è un legame diretto tra compravendita di voti e violenza nelle strade; probabilmente c’è un legame, ma c’è anche qualcosa di più profondo.

D. – In qualche modo, questi scontri possono preannunciare altre tensioni in futuro?

R. – La parte più intellettuale, più progressista e anche più filo occidentale aveva timore di Ennhahda e aveva avuto paura del partito islamista. In realtà, credo che se Ennhahda si comporterà come ha preconizzato - quindi portando avanti una linea di intangibilità dei diritti delle donne, dei diritti dei tunisini in generale, e se porterà avanti questo discorso di governo di “ coalizione”, più che altro di unità nazionale, coinvolgendo i partiti che sono arrivati dopo il movimento islamista - non dovrebbero esserci conflitti forti. Invece, in queste zone dove c’è molto disagio, dove c’è povertà, dove c’è disoccupazione, si potrebbero verificare ancora scontri e forti manifestazioni. (bf)







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