2011-10-27 14:47:56

L’economia sia al servizio dell’uomo: alla Lateranense, un corso su etica e finanza


Si è aperto stamani alla Pontificia Università Lateranense il Corso di formazione “Etica, finanza e sviluppo”. L’iniziativa è promossa dall’Area internazionale di ricerca “Caritas in Veritate” dell’ateneo e dall’Accademia internazionale per lo sviluppo economico e sociale (Aises), in collaborazione con l'Ufficio di pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Al seminario inaugurale - sul tema “Persona, governante e mercato” - sono intervenuti, tra gli altri, il rettore della Lateranense, mons. Enrico dal Covolo, e il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior. L’evento è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Umanizzare l’economia ponendola al servizio del bene comune: è il messaggio lanciato dalla Lateranense dove accademici, banchieri e giuristi si sono confrontati sul tema quanto mai attuale “Persona, governance, mercato”. Nel suo intervento, il rettore dell’ateneo, mons. Enrico Dal Covolo, ha affermato che l’economia deve guardare all’uomo in tutte le sue dimensioni ed ha esortato quanti hanno responsabilità nel settore economico-finanziario ad operare sempre nel rispetto della dignità umana. Gli ha fatto eco il presidente dell’Ior, Ettore Gotti Tedeschi, che ha osservato come anche nei processi economici l’uomo deve sempre avere dei riferimenti di verità. Ed ha avvertito: “La finanza non può mai avere un’autonomia morale”. Una considerazione condivisa dall’amministratore delegato di Banca Intesa San Paolo, Corrado Passera, che ha sottolineato come il mercato non sia fine, ma strumento giacché il fine è sempre il bene dell’uomo e della società. All’indomani dell’accordo a Bruxelles per arginare la crisi, Passera ha inoltre affermato che per avviare uno sviluppo reale c’è bisogno di valori, innovazione e di una leadership capace di guidare il cambiamento. Infine, il vice direttore di Bankitalia, Annamaria Tarantola, ha messo l’accento sulla crescente domanda di equità e regole nel sistema finanziario, affinché sia permessa una crescita collettiva sostenibile.

Sull’importanza di un Corso su etica e finanza, in un periodo segnato da una forte crisi economica a livello mondiale, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Flavio Felice, direttore dell’Area “Caritas in Veritate” della Lateranense:RealAudioMP3

R. - Tutto ciò che è umano, non è alieno al cristiano. Di conseguenza etica, finanza e sviluppo le possiamo anche identificare come tre coordinate del vivere dell’uomo, attraverso le quali l’uomo sperimenta la propria vocazione più propriamente umana. Il riferimento all’etica vuole essere il riferimento ad una prospettiva antropologica che qualifica ed offre la cifra dello sviluppo che ci interessa: uno sviluppo integrale della persona e quindi pluridimensionale e non soltanto materiale, ma anche valoriale ed anche, dunque, culturale.

D. - Sempre più ultimamente vediamo da una parte il sistema finanziario, con le sue regole, e dall’altra il diffondersi di un malcontento nell’opinione pubblica. Come si pone la Chiesa, in particolare al Dottrina sociale della Chiesa tra questi due poli?

R. - La Dottrina sociale della Chiesa non offre - come hanno ricordato tutti i Pontefici - soluzioni pratiche in termini di ricette da trasferire immediatamente sul terreno pratico; bensì offre una prospettiva antropologica che aiuta, che può aiutare e sicuramente aiuterà, ad individuare - attraverso le coordinate dell’etica, della finanza e dello sviluppo, quali istituzioni siano meglio attrezzate e come attrezzarle al meglio per ottenere lo sviluppo. Uno sviluppo che sia appunto uno sviluppo integrale della persona.

D. - Dunque, non è il sistema finanziario il problema, ma quale sistema finanziario?

R. - Certo, la finanza è un insieme di istituzioni e di strumenti che consentono all’economia reale di uscire dai confini stretti del proprio clan e andare verso il mondo, in tutta la sua ampiezza. Quindi la finanza è necessaria: non possiamo fare a meno della finanza! Lo sa il buon padre di famiglia, che non può fare a meno della finanza; ma il buon padre di famiglia sa bene che il proprio modo di gestire la finanza può essere virtuoso o può essere vizioso: se si indebita, sa che prima o poi dovrà pagare i debiti… Se poi non li paga, perde la faccia e perde anche i beni che possiede. (mg)







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