L’economia sia al servizio dell’uomo: alla Lateranense, un corso su etica e finanza
Si è aperto stamani alla Pontificia Università Lateranense il Corso di formazione
“Etica, finanza e sviluppo”. L’iniziativa è promossa dall’Area internazionale di ricerca
“Caritas in Veritate” dell’ateneo e dall’Accademia internazionale per lo sviluppo
economico e sociale (Aises), in collaborazione con l'Ufficio di pastorale universitaria
del Vicariato di Roma. Al seminario inaugurale - sul tema “Persona, governante e mercato”
- sono intervenuti, tra gli altri, il rettore della Lateranense, mons. Enrico dal
Covolo, e il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior. L’evento è stato seguito
per noi da Alessandro Gisotti:
Umanizzare
l’economia ponendola al servizio del bene comune: è il messaggio lanciato dalla Lateranense
dove accademici, banchieri e giuristi si sono confrontati sul tema quanto mai attuale
“Persona, governance, mercato”. Nel suo intervento, il rettore dell’ateneo, mons.
Enrico Dal Covolo, ha affermato che l’economia deve guardare all’uomo in tutte le
sue dimensioni ed ha esortato quanti hanno responsabilità nel settore economico-finanziario
ad operare sempre nel rispetto della dignità umana. Gli ha fatto eco il presidente
dell’Ior, Ettore Gotti Tedeschi, che ha osservato come anche nei processi economici
l’uomo deve sempre avere dei riferimenti di verità. Ed ha avvertito: “La finanza non
può mai avere un’autonomia morale”. Una considerazione condivisa dall’amministratore
delegato di Banca Intesa San Paolo, Corrado Passera, che ha sottolineato come il mercato
non sia fine, ma strumento giacché il fine è sempre il bene dell’uomo e della società.
All’indomani dell’accordo a Bruxelles per arginare la crisi, Passera ha inoltre affermato
che per avviare uno sviluppo reale c’è bisogno di valori, innovazione e di una leadership
capace di guidare il cambiamento. Infine, il vice direttore di Bankitalia, Annamaria
Tarantola, ha messo l’accento sulla crescente domanda di equità e regole nel sistema
finanziario, affinché sia permessa una crescita collettiva sostenibile.
Sull’importanza
di un Corso su etica e finanza, in un periodo segnato da una forte crisi economica
a livello mondiale, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Flavio Felice,direttore dell’Area “Caritas in Veritate” della Lateranense:
R. - Tutto
ciò che è umano, non è alieno al cristiano. Di conseguenza etica, finanza e sviluppo
le possiamo anche identificare come tre coordinate del vivere dell’uomo, attraverso
le quali l’uomo sperimenta la propria vocazione più propriamente umana. Il riferimento
all’etica vuole essere il riferimento ad una prospettiva antropologica che qualifica
ed offre la cifra dello sviluppo che ci interessa: uno sviluppo integrale della persona
e quindi pluridimensionale e non soltanto materiale, ma anche valoriale ed anche,
dunque, culturale.
D. - Sempre più ultimamente vediamo da una parte
il sistema finanziario, con le sue regole, e dall’altra il diffondersi di un malcontento
nell’opinione pubblica. Come si pone la Chiesa, in particolare al Dottrina sociale
della Chiesa tra questi due poli?
R. - La Dottrina sociale della Chiesa
non offre - come hanno ricordato tutti i Pontefici - soluzioni pratiche in termini
di ricette da trasferire immediatamente sul terreno pratico; bensì offre una prospettiva
antropologica che aiuta, che può aiutare e sicuramente aiuterà, ad individuare - attraverso
le coordinate dell’etica,della finanza e dello sviluppo, quali
istituzioni siano meglio attrezzate e come attrezzarle al meglio per ottenere lo sviluppo.
Uno sviluppo che sia appunto uno sviluppo integrale della persona.
D.
- Dunque, non è il sistema finanziario il problema, ma quale sistema finanziario?
R.
- Certo, la finanza è un insieme di istituzioni e di strumenti che consentono all’economia
reale di uscire dai confini stretti del proprio clan e andare verso il mondo, in tutta
la sua ampiezza. Quindi la finanza è necessaria: non possiamo fare a meno della finanza!
Lo sa il buon padre di famiglia, che non può fare a meno della finanza; ma il buon
padre di famiglia sa bene che il proprio modo di gestire la finanza può essere virtuoso
o può essere vizioso: se si indebita, sa che prima o poi dovrà pagare i debiti… Se
poi non li paga, perde la faccia e perde anche i beni che possiede. (mg)