Il vertice europeo potenzia il fondo salva-Stati e promuove il piano anti-crisi dell'Italia
Reazione positiva oggi delle borse mondiali all’accordo europeo raggiunto nella notte
a Bruxelles sul potenziamento del Fondo salva-Stati e sui nuovi aiuti alla Grecia.
Via libera, inoltre, alle nuove misure annunciate dell’Italia con il premier Berlusconi
che ha garantito sul mantenimento degli impegni. Nel Paese è polemica su pensioni
e licenziamenti facili. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Mercati
mondiali euforici. Fiducia e ottimismo arrivano anche dall’Europarlamento di Strasburgo
dove i leader dell’Unione in mattinata hanno riferito sugli esiti del lungo vertice
notturno di Bruxelles. L’intesa – definita storica - prevede il potenziamento del
fondo salva Stati, che ora può arrivare fino a circa mille miliardi di euro. Ma c’è
anche il nuovo piano di salvataggio per la Grecia, grazie alle banche che hanno accettato
una svalutazione del 50% dei titoli ellenici posseduti. Infine, il caso Italia. Il
summit ha espresso parere positivo per le nuove misure al vaglio del governo contenute
in una lettera presentata dal premier Berlusconi. Tuttavia, sia presidente permanente
del Consiglio Ue, Van Rompuy, sia il presidente della Commissione Ue, Barroso, hanno
ribadito che servono garanzie e che l’Italia deve chiarire i tempi di attuazione.
Il riferimento, tra l’altro, è all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni entro
il 2026. Un tema delicato per la tenuta della maggioranza: la Lega alla fine ha dato
il suo appoggio, ma il ministro Tremonti pare non abbia firmato la missiva: “Si è
defilato”, ha detto il leader del carroccio Bossi, il quale ha negato il ricorso al
voto anticipato precisando che l’alleanza con il Pdl è funzionale al federalismo.
Le opposizioni, intanto, chiedono a gran voce che il premier Berlusconi chiarisca
in Parlamento. Sono numerosi i punti del pacchetto: vendita dei patrimoni dello Stato,
liberalizzazioni, sostegni alle imprese, semplificazione normativa. Il ministro Sacconi
ha proposto un tavolo con le parti sociali per discutere su un altro punto controverso,
cioè i cosiddetti licenziamenti facili tra le novità più discusse. Centro, sinistra
e sindacati sono sul piede di guerra e questi ultimi, in attesa di delucidazioni,
annunciano una reazione forte.
Per un commento sull’accordo raggiunto in
Europa riguardo all’aumento del fondo salva-Stati e alla riduzione del valore del
debito greco da parte delle banche, sentiamo l’economista Riccardo Moro intervistato
da Stefano Leszczynski:
R. –
Credo che in questi momenti si debba essere ottimisti, perché in economia molto spesso
il futuro si costruisce attraverso le aspettative. Certamente, è positivo il fatto
che i governi abbiano mostrato tanta volontà di trovare un’intesa; sicuramente quello
che emerge è una volontà politica determinata, di costruire una soluzione che coinvolga
banche e offra un percorso di uscita per la Grecia.
D. – Le riforme
proposte dal governo italiano soddisfano l’Europa; ma che ripercussioni avranno, all’interno
del Paese?
R. – In questo momento è difficile dirlo. Correttamente,
ci sono due dimensioni. Una, quella dell’impegno di tutti i Paesi per offrire strumenti
che aiutino le singole situazioni di difficoltà. A questo deve corrispondere, però,
l’azione politica del singolo governo. Il problema dell’Italia è, fondamentalmente,
la credibilità del governo, molto più che non le singole riforme che vengono messe
in atto.
D. – Subito i mercati hanno reagito in maniera positiva a quello
che è uscito dal vertice dell’Unione Europea; l’economia quotidiana degli europei
continua a rimanere difficile. Come rispondere alle aspettative dei cittadini europei?
R.
– Oggi facciamo fatica a ricreare un trend positivo. Ripeto, in parte questo è dovuto
al clima di aspettative che si crea, in parte alla difficoltà da parte degli Stati
di mantenere alcuni interventi di protezione sociale. L’uscita non può che determinarsi
attraverso un consenso e una coesione di tutti gli attori, che solo un governo credibile
può creare.
D. – Il fatto che si sia sciolto il nodo del Fondo salva-Stati,
cosa significa nel contesto europeo?
R. – Si parla dei coinvolgimento
di altri attori sovrani, come la Cina; si parla di un coinvolgimento di attori privati
… mi pare una direzione corretta. Diciamo che il meccanismo non è ancora completamente
definito. Detto questo, è il segnale che tutti attendevano: da due anni noi abbiamo
l’apertura di questa crisi europea, con la situazione greca, che avrebbe potuto essere
gestita con un intervento deciso, a costi bassissimi: si parlava di qualche miliardo
di euro, a quell’epoca, per poter evitare questa degenerazione. Gli egoismi dei vari
Paesi hanno portato, oggi, ad un impegno che è intorno ai 500 miliardi e che può aumentare
grazie alle leve – stiamo parlando di mille miliardi di euro – e che oggi è onorato
però direttamente solo con 200-250 miliardi di euro. E i governi europei non possono
fare che questo: non c’è alternativa alla solidarietà istituzionale dell’Unione per
poter fare fronte alle situazioni di crisi dei singoli Paesi. E’ una risposta che
non può essere salutata che positivamente, per quanto sia una risposta che comunque
arriva molto tardi! (gf)