2011-10-27 14:56:04

Il vertice europeo potenzia il fondo salva-Stati e promuove il piano anti-crisi dell'Italia


Reazione positiva oggi delle borse mondiali all’accordo europeo raggiunto nella notte a Bruxelles sul potenziamento del Fondo salva-Stati e sui nuovi aiuti alla Grecia. Via libera, inoltre, alle nuove misure annunciate dell’Italia con il premier Berlusconi che ha garantito sul mantenimento degli impegni. Nel Paese è polemica su pensioni e licenziamenti facili. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

Mercati mondiali euforici. Fiducia e ottimismo arrivano anche dall’Europarlamento di Strasburgo dove i leader dell’Unione in mattinata hanno riferito sugli esiti del lungo vertice notturno di Bruxelles. L’intesa – definita storica - prevede il potenziamento del fondo salva Stati, che ora può arrivare fino a circa mille miliardi di euro. Ma c’è anche il nuovo piano di salvataggio per la Grecia, grazie alle banche che hanno accettato una svalutazione del 50% dei titoli ellenici posseduti. Infine, il caso Italia. Il summit ha espresso parere positivo per le nuove misure al vaglio del governo contenute in una lettera presentata dal premier Berlusconi. Tuttavia, sia presidente permanente del Consiglio Ue, Van Rompuy, sia il presidente della Commissione Ue, Barroso, hanno ribadito che servono garanzie e che l’Italia deve chiarire i tempi di attuazione. Il riferimento, tra l’altro, è all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni entro il 2026. Un tema delicato per la tenuta della maggioranza: la Lega alla fine ha dato il suo appoggio, ma il ministro Tremonti pare non abbia firmato la missiva: “Si è defilato”, ha detto il leader del carroccio Bossi, il quale ha negato il ricorso al voto anticipato precisando che l’alleanza con il Pdl è funzionale al federalismo. Le opposizioni, intanto, chiedono a gran voce che il premier Berlusconi chiarisca in Parlamento. Sono numerosi i punti del pacchetto: vendita dei patrimoni dello Stato, liberalizzazioni, sostegni alle imprese, semplificazione normativa. Il ministro Sacconi ha proposto un tavolo con le parti sociali per discutere su un altro punto controverso, cioè i cosiddetti licenziamenti facili tra le novità più discusse. Centro, sinistra e sindacati sono sul piede di guerra e questi ultimi, in attesa di delucidazioni, annunciano una reazione forte.

Per un commento sull’accordo raggiunto in Europa riguardo all’aumento del fondo salva-Stati e alla riduzione del valore del debito greco da parte delle banche, sentiamo l’economista Riccardo Moro intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Credo che in questi momenti si debba essere ottimisti, perché in economia molto spesso il futuro si costruisce attraverso le aspettative. Certamente, è positivo il fatto che i governi abbiano mostrato tanta volontà di trovare un’intesa; sicuramente quello che emerge è una volontà politica determinata, di costruire una soluzione che coinvolga banche e offra un percorso di uscita per la Grecia.

D. – Le riforme proposte dal governo italiano soddisfano l’Europa; ma che ripercussioni avranno, all’interno del Paese?

R. – In questo momento è difficile dirlo. Correttamente, ci sono due dimensioni. Una, quella dell’impegno di tutti i Paesi per offrire strumenti che aiutino le singole situazioni di difficoltà. A questo deve corrispondere, però, l’azione politica del singolo governo. Il problema dell’Italia è, fondamentalmente, la credibilità del governo, molto più che non le singole riforme che vengono messe in atto.

D. – Subito i mercati hanno reagito in maniera positiva a quello che è uscito dal vertice dell’Unione Europea; l’economia quotidiana degli europei continua a rimanere difficile. Come rispondere alle aspettative dei cittadini europei?

R. – Oggi facciamo fatica a ricreare un trend positivo. Ripeto, in parte questo è dovuto al clima di aspettative che si crea, in parte alla difficoltà da parte degli Stati di mantenere alcuni interventi di protezione sociale. L’uscita non può che determinarsi attraverso un consenso e una coesione di tutti gli attori, che solo un governo credibile può creare.

D. – Il fatto che si sia sciolto il nodo del Fondo salva-Stati, cosa significa nel contesto europeo?

R. – Si parla dei coinvolgimento di altri attori sovrani, come la Cina; si parla di un coinvolgimento di attori privati … mi pare una direzione corretta. Diciamo che il meccanismo non è ancora completamente definito. Detto questo, è il segnale che tutti attendevano: da due anni noi abbiamo l’apertura di questa crisi europea, con la situazione greca, che avrebbe potuto essere gestita con un intervento deciso, a costi bassissimi: si parlava di qualche miliardo di euro, a quell’epoca, per poter evitare questa degenerazione. Gli egoismi dei vari Paesi hanno portato, oggi, ad un impegno che è intorno ai 500 miliardi e che può aumentare grazie alle leve – stiamo parlando di mille miliardi di euro – e che oggi è onorato però direttamente solo con 200-250 miliardi di euro. E i governi europei non possono fare che questo: non c’è alternativa alla solidarietà istituzionale dell’Unione per poter fare fronte alle situazioni di crisi dei singoli Paesi. E’ una risposta che non può essere salutata che positivamente, per quanto sia una risposta che comunque arriva molto tardi! (gf)







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