Assisi: invitati per la prima volta anche i non credenti. Il prof. Hurtado: dialogo
importante. Il priore di Bose: un messaggio per tutti
Tra i non credenti invitati all’incontro di Assisi c’è anche il filosofo messicano
Guillermo Hurtado, docente presso l’Istituto di ricerche filosofiche dell’Università
di Mexico “Unam”. Patricia Ynestroza gli ha chiesto una riflessione su questa
giornata:
R. – Bueno,
primero fue un sentimiento de sorpresa... Prima di tutto ho provato un sentimento
di sorpresa. L’invito mi ha emozionato tantissimo, anche perché il dialogo tra credenti
e non credenti è molto importante per il mondo attuale. Entrambi cerchiamo mete comuni
e una di queste è la pace, ma anche la verità. Ora, io definirei questo incontro di
Assisi un evento unico, proprio perché per la prima volta sono stati invitati dei
non credenti. Credo che sia un fatto molto importante a livello simbolico. Oggi, credenti
e non credenti condividono problemi molto simili: siamo in qualche modo persi in un
mondo di macchine e di illusioni. In questo contesto, dobbiamo cercare un dialogo
profondo, innanzitutto sui grandi problemi dell’umanità contemporanea, i problemi
etici dovuti allo sviluppo tecnologico, la salvaguardia dell’ambiente, la crisi della
democrazia rappresentativa, e trovare decisioni condivise. Un altro tipo di dialogo
riguarda le domande fondamentali della vita umana: le miserie e le grandezze della
vita che condividiamo tutti. E’ un dialogo che ha bisogno di un’apertura reciproca
e che deve cercare non tanto un accordo, quanto un piano di scoperta, in cui si possa
capire la condizione dell’altro. E’ un’avventura che può trasformare in modo esistenziale
credenti e non credenti, e condurci ad una conoscenza superiore e quindi ad una nuova
condizione per l’umanità. Certo, conoscere se stessi è già quasi impossibile, e conoscere
gli altri è uno sforzo ancora più straordinario che richiede molta pazienza e molta
“carità”. Ma credo che dobbiamo farlo: dobbiamo avvicinarci agli altri e solo così
potremo uscire dalla crisi attuale, che è una crisi molto più profonda di una crisi
economica: è una crisi di spirito che condividiamo sia in quanto credenti che non
credenti. (ap)
Ad Assisi c’è anche il priore della Comunità ecumenica di
Bose, Enzo Bianchi. Antonella Palermo gli ha chiesto il significato
di questo incontro:
R - E’ un
evento in cui gli appartenenti a diverse religioni oppure non credenti si ritrovano
insieme per riflettere sulla pace, per riflettere sul rispetto reciproco, per riflettere
sulla propria ricerca di Dio, in qualunque modo essa venga compiuta, perché se è autentica,
se è secondo coscienza è sempre un cammino che può essere significativo per l’umanizzazione…
E’ sempre un cercare Dio.
D. - Quale segnale per le Chiese, per le
altre religioni e per i non credenti il fatto che Benedetto XVI abbia scelto di andare
ad Assisi?
R. - Certamente Benedetto XVI sa che ci sono dei cristiani
che soffrono dell’intolleranza a causa del fanatismo religioso in Egitto, in Pakistan,
in tanti altri Paesi, anche in Cina. Dunque la richiesta a tutti, non solo di una
tolleranza, di un rispetto reciproco e che il nome di Dio non venga strumentalizzato
in violenza e in aggressività. Questo è un messaggio per tutti gli uomini!
D.
- Si può pregare insieme? Nel titolo di questa Giornata la preghiera è stata anticipata
dalla volontà di riflessione: come giustifica questa scelta?
R. - Io
credo che si possa stare insieme per pregare, ma ognuno deve pregare secondo i propri
riti, secondo la propria preghiera, secondo il proprio cuore… Una preghiera comune
non ha senso: noi oggi almeno non siamo capaci di pensarla, perché formule comuni
sarebbero anzitutto non rispettose della fede, del rito, della preghiera, della Liturgia
di ciascuna via religiosa. In qualche misura favorirebbe poi una qualche forma di
sincretismo; potrebbe portare a pensare che tutte le religioni si equivalgano. Io
credo, invece, che sia importante che ognuno rispetti la preghiera dell’altro, come
avviene ogni giorno: quando noi cristiani andiamo in chiesa, altri, poco lontano,
pregano nella moschea, altri un poco più lontano pregano nella sinagoga, altri ancora
in altri templi di preghiera. Noi dovremmo aver coscienza di questo e chiedere al
nostro Dio di radunare queste preghiere, di accogliere queste preghiere e sentire
una profonda solidarietà di mendicanti presso Dio. Questo dovrebbe rallegrarci, che
degli uomini preghino con vie diverse, con conoscenze diverse, con vicinanza alla
verità diverse, ma tutti insieme siamo mendicanti: cerchiamo e preghiamo, senza sincretismi
e senza ambiguità. (mg)
Al termine della giornata di Assisi il Papa
e alcuni Capi Delegazione hanno sostato brevemente davanti alla tomba di San Francesco,
il santo che ha saputo dialogare con gli ultimi, i poveri e i diversi. Al microfono
di Alessandra De Gaetano, padre Giancarlo Rosati,
responsabile del servizio orientamento giovani ed esperto di francescanesimo.