Trattative a oltranza nel governo italiano per trovare un accordo sulle pensioni da
presentare al vertice europeo di domani
Ore decisive per il governo italiano, che cerca un accordo all’interno della maggioranza
su una proposta di riforma del sistema pensionistico da presentare domani a Bruxelles
al vertice del eurogruppo. Secco “no” ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile
da parte del leader della Lega, Umberto Bossi, che su questo punto non esclude una
crisi di governo. Il servizio di Marco Guerra:
Sviluppo
e pensioni restano il nodo principale del pacchetto di misure richieste dall’Unione
Europea all’Italia per fronteggiare il suo enorme debito pubblico. Per il primo punto,
si studiano una serie di riforme a costo zero per il rilancio dell’economia, ma sull’ipotesi
di innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni si rischia seriamente la crisi di
governo. Il Consiglio dei ministri straordinario di ieri sera è stato seguito da un
vertice di maggioranza di questa mattina a Palazzo Grazioli, al quale erano presenti
i principali ministri dell’esecutivo e i capigruppo di Lega e Pdl. I colloqui non
hanno sciolto l’empasse all’interno della coalizione a fronte del secco "no"
di Bossi ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile. “Stavolta la
situazione è difficile, molto pericolosa”, ha detto il leader leghista, che ha poi
definito come una "fucilata" a Berlusconi la lettera della Bce. Lo stallo con la Lega
sulle pensioni è grave anche secondo altri esponenti del governo, che tuttavia scorgono
ancora margini di trattativa. Ma l’intervento sulle pensioni non convince neanche
l’opposizione né i sindacati, che chiedono al governo di mettere a punto una patrimoniale
e la vendita di parte del patrimonio pubblico. L'Italia farà quanto promesso: ha intanto
detto il portavoce della Commissione europea riferendosi all'impegno preso da Silvio
Berlusconi per presentare a Bruxelles entro domani informazioni precise sui provvedimenti
che intende prendere. E I leader europei attendono risposte anche da Grecia e Portogallo:
i Paesi creditori come Germania e Paesi Bassi si aspettano ulteriori sacrifici da
parte di questi Stati per giustificare l’acquisto di nuovi titoli di Stato per fermare
la crisi del debito.
Gran Bretagna, respinta mozione su referendum sull’Europa Il
parlamento britannico ha bocciato la mozione che chiedeva un referendum sulla partecipazione
della Gran Bretagna all'Unione Europea. La votazione ha evidenziato una spaccatura
all’interno della maggioranza e in particolare nel partito conservatore, che ha visto
80 suoi parlamentari votare a favore della mozione. A salvare il governo sono stati
dunque i voti laburisti. La mozione sul referendum antieuropeista proveniva da una
petizione popolare. Le critiche nei confronti dell’Unione Europea sono infatti aumentate
nell’opinione pubblica britannica, dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona. Dal
canto suo, il premier, David Cameron, aveva promesso alla vigila del voto di rinegoziare
i termini del Trattato alla prima occasione e “riforme fondamentali” in Europa e nel
rapporto con l'Europa, ma questo non è bastato a ricompattare la fronda conservatrice
composta da ottanta parlamentari.
Tunisia-elezioni Prosegue lo spoglio
dei voti espressi nelle elezioni, svoltesi domenica scorsa in Tunisia, per la scelta
dei deputati che faranno parte della Costituente. Il partito islamista Ennahda risulta
in testa con circa il 35% dei consensi: un aspetto, questo, che desta preoccupazione
nel mondo occidentale, per una possibile virata fondamentalista nella nuova democrazia
tunisina. Di queste storiche consultazioni, Fabio Colagrande ha parlato con
Riccardo Migliori, a capo degli osservatori internazionali a Tunisi:
R. – Queste
elezioni tunisine sono state elezioni libere e giuste. Non hanno niente da invidiare
ai classici standard europei di democraticità, di trasparenza e di partecipazione.
I tunisini sono consapevoli di esser stati dei battistrada per la "primavera araba"
e che il positivo svolgersi di queste elezioni avrà delle benefiche ricadute. Il Marocco
voterà il 25 novembre, avremo elezioni molto importanti in Egitto e l’11 aprile 2012
sarà l’Algeria a votare. La Libia ha accettato di mutuare il sistema elettorale istituzionale
tunisino, per cui una Commissione imposterà entro otto mesi l’Assemblea costituente.
Questo modello dell’Assemblea si fa strada, anche se purtroppo l’Egitto ha scelto
un’altra via. Probabilmente, anche lì la situazione sarebbe stata migliore se si fosse
colta la positività del modello tunisino per l’elezione di un’Assemblea costituente,
che entro un anno darà vita a elezioni parlamentari e presidenziali congiunte.
D.
– Vengono date due "letture" dopo queste elezioni. C’è chi parla di un segno di speranza
per l’intera regione, che si è guadagnata la democrazia con la "primavera araba",
e c’è invece chi parla, con la vittoria di un partito “islamista”, del rischio di
un “inverno arabo”…
R. – E’ un dato di fatto che Ennahda sia, in questo
momento, il partito più organizzato in Tunisia, che abbia forti radici popolari e
che quindi rappresenti nell’immaginario collettivo il punto più lontano rispetto al
passato regime. Ma un dato è rappresentato anche dal fatto che questo partito si è
aperto, che fa riferimenti espliciti ad Ankara e al modello di Erdogan e non al modello
di Teheran. Io, conoscendo la realtà tunisina, non sono pessimista ma piuttosto molto
ottimista. (vv)
Strage in Libia per l'esplosione di due serbatoi. Gheddafi
sepolto un in luogo segreto È di oltre 50 morti il bilancio ancora provvisorio
dell’esplosione di due i serbatoi di carburante avvenuta nella notte a Sirte, in Libia.
Le autorità hanno subito escluso l’atto terroristico, imputando l’incidente a un corto
circuito. Intanto, il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) della Libia ha confermato
che Muammar Gheddafi e il figlio Mutassim-Billah sono stati sepolti all'alba di oggi
in una località segreta del deserto. La sepoltura è avvenuta alla presenza di poche
persone della tribù dell’ex rais “per evitare tensioni tra la popolazione”. Nella
notte, le salme erano state prelevate dalla cella frigorifera in un magazzino alla
periferia di Misurata, dove erano state mostrate alla folla dal giorno della morte.
Infine, si registra l’appello di Human Rights Watch rivolto al Cnt affinché metta
in sicurezza le armi e le munizioni rimaste sul territorio libico.
Terremoto
in Turchia, sale il bilancio delle vittime Le vittime del terremoto che ha
colpito domenica il sudest della Turchia sono salite a 366. I feriti sono al momento
1.301. È quanto afferma, in un comunicato, l'Amministrazione per i disastri e l'emergenza.
Il sisma di magnitudo 7.2 della scala Richter ha provocato il crollo di 2.262 edifici.
Migliaia gli sfollati a Van, una delle città più colpite dal terremoto. Grecia e Israele
si sono resi disponibili per fornire aiuti umanitari e la Caritas italiana si è subito
attivata per offrire sostegno alle vittime. Intanto, sulla stampa turca scoppia la
polemica contro i costruttori che non avrebbero applicato le misure antisismiche.
Siria-violenze Il
governo siriano ha trasformato gli ospedali in “strumenti di repressione”: è quanto
denuncia Amnesty International in un rapporto di 39 pagine reso pubblico oggi. Nel
documento, l’organizzazione umanitaria riferisce che in almeno quattro ospedali pubblici
i pazienti feriti sono stati sottoposti a torture e ad altri maltrattamenti, esercitati
dal personale ospedaliero di concerto con i funzionari di sicurezza. Altri addetti
sanitari, sospettati di aver curato i manifestanti feriti durante le proteste, sarebbero
stati essi stessi sottoposti a torture e arrestati. Secondo il rapporto, molte persone,
spaventate dagli atti di violenza, ormai si rifiutano di essere ospitate nelle strutture
sanitarie pubbliche. Intanto, si registrano le parole del leader del movimento sciita
libanese Hezbollah, sayyid Hassan Nasrallah, che ha ribadito il sostegno alle repressioni
del governo siriano contro le proteste antigovernative, affermando che queste non
sono spontanee come le rivolte in Tunisia, Egitto, Bahrein, Libia e Yemen. “Quei regimi
erano sottomessi agli americani, contrariamente al regime siriano”, ha detto Nasrallah
in un'intervista alla tv al Manar dello stesso movimento sciita.
Scambio
di detenuti tra Israele ed Egitto Israele ed Egitto hanno raggiunto, ieri,
un accordo per uno scambio di detenuti. Lo ha reso noto l'Ufficio del primo ministro
Netanyahu. L'Egitto accetta di liberare il cittadino israelo-americano, Ilan Grapel,
e in cambio Israele rimetterà in libertà 25 cittadini egiziani, fra cui tre minorenni.
L’intesa è stata raggiunta grazie anche agli sforzi di mediazione compiuti dagli Stati
Uniti. Grapel, uno studente universitario di 27 anni, è stato arrestato mesi fa al
Cairo perché sospettato di spionaggio. Israele ha sempre negato la fondatezza di tali
sospetti.
Egitto: Obama chiede a militari la revoca dello stato di emergenza Il
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto, ieri, a Hussein Tantawi, capo
del Supremo consiglio delle Forze armate egiziano, di mettere fine allo stato di emergenza
e ai processi per i quali i civili devono presentarsi davanti a corti militari. Nel
corso della conversazione telefonica, riferisce la Casa Bianca, i due leader hanno
anche “concordato sulla necessità che le prossime elezioni egiziane siano libere e
giuste e si svolgano in base agli standard democratici”. Infine, sulla situazione
economica egiziana, Obama si è detto favorevole a fornire assistenza al Cairo.
Yemen:
Saleh favorevole alla risoluzione Onu su trasferimento di potere Il presidente
yemenita, Ali Abdullah Saleh, ha detto ieri di accogliere favorevolmente la risoluzione
dell'Onu sul trasferimento di potere. Saleh ha dichiarato di essere pronto al dialogo
con l'opposizione per firmare l'iniziativa dei Paesi del Consiglio di cooperazione
del Golfo (Ccg), che prevede le sue dimissioni in cambio dell’immunità, e per decidere
una data sulle elezioni presidenziali. L'opposizione chiede, invece, che Saleh lasci
immediatamente il potere.
Pakistan-conversioni forzate Il numero
di donne cristiane pakistane stuprate per costringerle a sposarsi e a convertirsi
all'Islam “è in allarmante aumento” secondo quanto denuncia oggi l’Asia Human Rights
Commission (Ahrc), un'organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani.
Secondo un rapporto pubblicato dall’organizzazione, “sembra che nessuno oggi, dalla
magistratura alla polizia e neppure il governo, sia in grado di resistere alle minacce
dei gruppi fondamentalisti pakistani”. La denuncia è accompagna da una lunga lista
di scioccanti casi di violenze sessuali e sequestri di ragazze cristiane costrette
ad accettare matrimoni con musulmani soprattutto nella provincia del Punjab, dove
è più numerosa la minoranza cristiana. Intanto, in Pakistan non si ferma la violenza
legata al terrorismo di matrice islamica: almeno quattro persone sono state uccise
da una mina posta al ciglio di una strada nel nordovest del Paese. (Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra e di Giovanni Cossu)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 298