2011-10-25 15:17:39

Trattative a oltranza nel governo italiano per trovare un accordo sulle pensioni
da presentare al vertice europeo di domani


Ore decisive per il governo italiano, che cerca un accordo all’interno della maggioranza su una proposta di riforma del sistema pensionistico da presentare domani a Bruxelles al vertice del eurogruppo. Secco “no” ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile da parte del leader della Lega, Umberto Bossi, che su questo punto non esclude una crisi di governo. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Sviluppo e pensioni restano il nodo principale del pacchetto di misure richieste dall’Unione Europea all’Italia per fronteggiare il suo enorme debito pubblico. Per il primo punto, si studiano una serie di riforme a costo zero per il rilancio dell’economia, ma sull’ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni si rischia seriamente la crisi di governo. Il Consiglio dei ministri straordinario di ieri sera è stato seguito da un vertice di maggioranza di questa mattina a Palazzo Grazioli, al quale erano presenti i principali ministri dell’esecutivo e i capigruppo di Lega e Pdl. I colloqui non hanno sciolto l’empasse all’interno della coalizione a fronte del secco "no" di Bossi ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile. “Stavolta la situazione è difficile, molto pericolosa”, ha detto il leader leghista, che ha poi definito come una "fucilata" a Berlusconi la lettera della Bce. Lo stallo con la Lega sulle pensioni è grave anche secondo altri esponenti del governo, che tuttavia scorgono ancora margini di trattativa. Ma l’intervento sulle pensioni non convince neanche l’opposizione né i sindacati, che chiedono al governo di mettere a punto una patrimoniale e la vendita di parte del patrimonio pubblico. L'Italia farà quanto promesso: ha intanto detto il portavoce della Commissione europea riferendosi all'impegno preso da Silvio Berlusconi per presentare a Bruxelles entro domani informazioni precise sui provvedimenti che intende prendere. E I leader europei attendono risposte anche da Grecia e Portogallo: i Paesi creditori come Germania e Paesi Bassi si aspettano ulteriori sacrifici da parte di questi Stati per giustificare l’acquisto di nuovi titoli di Stato per fermare la crisi del debito.

Gran Bretagna, respinta mozione su referendum sull’Europa
Il parlamento britannico ha bocciato la mozione che chiedeva un referendum sulla partecipazione della Gran Bretagna all'Unione Europea. La votazione ha evidenziato una spaccatura all’interno della maggioranza e in particolare nel partito conservatore, che ha visto 80 suoi parlamentari votare a favore della mozione. A salvare il governo sono stati dunque i voti laburisti. La mozione sul referendum antieuropeista proveniva da una petizione popolare. Le critiche nei confronti dell’Unione Europea sono infatti aumentate nell’opinione pubblica britannica, dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona. Dal canto suo, il premier, David Cameron, aveva promesso alla vigila del voto di rinegoziare i termini del Trattato alla prima occasione e “riforme fondamentali” in Europa e nel rapporto con l'Europa, ma questo non è bastato a ricompattare la fronda conservatrice composta da ottanta parlamentari.

Tunisia-elezioni
Prosegue lo spoglio dei voti espressi nelle elezioni, svoltesi domenica scorsa in Tunisia, per la scelta dei deputati che faranno parte della Costituente. Il partito islamista Ennahda risulta in testa con circa il 35% dei consensi: un aspetto, questo, che desta preoccupazione nel mondo occidentale, per una possibile virata fondamentalista nella nuova democrazia tunisina. Di queste storiche consultazioni, Fabio Colagrande ha parlato con Riccardo Migliori, a capo degli osservatori internazionali a Tunisi:RealAudioMP3

R. – Queste elezioni tunisine sono state elezioni libere e giuste. Non hanno niente da invidiare ai classici standard europei di democraticità, di trasparenza e di partecipazione. I tunisini sono consapevoli di esser stati dei battistrada per la "primavera araba" e che il positivo svolgersi di queste elezioni avrà delle benefiche ricadute. Il Marocco voterà il 25 novembre, avremo elezioni molto importanti in Egitto e l’11 aprile 2012 sarà l’Algeria a votare. La Libia ha accettato di mutuare il sistema elettorale istituzionale tunisino, per cui una Commissione imposterà entro otto mesi l’Assemblea costituente. Questo modello dell’Assemblea si fa strada, anche se purtroppo l’Egitto ha scelto un’altra via. Probabilmente, anche lì la situazione sarebbe stata migliore se si fosse colta la positività del modello tunisino per l’elezione di un’Assemblea costituente, che entro un anno darà vita a elezioni parlamentari e presidenziali congiunte.

D. – Vengono date due "letture" dopo queste elezioni. C’è chi parla di un segno di speranza per l’intera regione, che si è guadagnata la democrazia con la "primavera araba", e c’è invece chi parla, con la vittoria di un partito “islamista”, del rischio di un “inverno arabo”…

R. – E’ un dato di fatto che Ennahda sia, in questo momento, il partito più organizzato in Tunisia, che abbia forti radici popolari e che quindi rappresenti nell’immaginario collettivo il punto più lontano rispetto al passato regime. Ma un dato è rappresentato anche dal fatto che questo partito si è aperto, che fa riferimenti espliciti ad Ankara e al modello di Erdogan e non al modello di Teheran. Io, conoscendo la realtà tunisina, non sono pessimista ma piuttosto molto ottimista. (vv)

Strage in Libia per l'esplosione di due serbatoi. Gheddafi sepolto un in luogo segreto
È di oltre 50 morti il bilancio ancora provvisorio dell’esplosione di due i serbatoi di carburante avvenuta nella notte a Sirte, in Libia. Le autorità hanno subito escluso l’atto terroristico, imputando l’incidente a un corto circuito. Intanto, il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) della Libia ha confermato che Muammar Gheddafi e il figlio Mutassim-Billah sono stati sepolti all'alba di oggi in una località segreta del deserto. La sepoltura è avvenuta alla presenza di poche persone della tribù dell’ex rais “per evitare tensioni tra la popolazione”. Nella notte, le salme erano state prelevate dalla cella frigorifera in un magazzino alla periferia di Misurata, dove erano state mostrate alla folla dal giorno della morte. Infine, si registra l’appello di Human Rights Watch rivolto al Cnt affinché metta in sicurezza le armi e le munizioni rimaste sul territorio libico.

Terremoto in Turchia, sale il bilancio delle vittime
Le vittime del terremoto che ha colpito domenica il sudest della Turchia sono salite a 366. I feriti sono al momento 1.301. È quanto afferma, in un comunicato, l'Amministrazione per i disastri e l'emergenza. Il sisma di magnitudo 7.2 della scala Richter ha provocato il crollo di 2.262 edifici. Migliaia gli sfollati a Van, una delle città più colpite dal terremoto. Grecia e Israele si sono resi disponibili per fornire aiuti umanitari e la Caritas italiana si è subito attivata per offrire sostegno alle vittime. Intanto, sulla stampa turca scoppia la polemica contro i costruttori che non avrebbero applicato le misure antisismiche.

Siria-violenze
Il governo siriano ha trasformato gli ospedali in “strumenti di repressione”: è quanto denuncia Amnesty International in un rapporto di 39 pagine reso pubblico oggi. Nel documento, l’organizzazione umanitaria riferisce che in almeno quattro ospedali pubblici i pazienti feriti sono stati sottoposti a torture e ad altri maltrattamenti, esercitati dal personale ospedaliero di concerto con i funzionari di sicurezza. Altri addetti sanitari, sospettati di aver curato i manifestanti feriti durante le proteste, sarebbero stati essi stessi sottoposti a torture e arrestati. Secondo il rapporto, molte persone, spaventate dagli atti di violenza, ormai si rifiutano di essere ospitate nelle strutture sanitarie pubbliche. Intanto, si registrano le parole del leader del movimento sciita libanese Hezbollah, sayyid Hassan Nasrallah, che ha ribadito il sostegno alle repressioni del governo siriano contro le proteste antigovernative, affermando che queste non sono spontanee come le rivolte in Tunisia, Egitto, Bahrein, Libia e Yemen. “Quei regimi erano sottomessi agli americani, contrariamente al regime siriano”, ha detto Nasrallah in un'intervista alla tv al Manar dello stesso movimento sciita.

Scambio di detenuti tra Israele ed Egitto
Israele ed Egitto hanno raggiunto, ieri, un accordo per uno scambio di detenuti. Lo ha reso noto l'Ufficio del primo ministro Netanyahu. L'Egitto accetta di liberare il cittadino israelo-americano, Ilan Grapel, e in cambio Israele rimetterà in libertà 25 cittadini egiziani, fra cui tre minorenni. L’intesa è stata raggiunta grazie anche agli sforzi di mediazione compiuti dagli Stati Uniti. Grapel, uno studente universitario di 27 anni, è stato arrestato mesi fa al Cairo perché sospettato di spionaggio. Israele ha sempre negato la fondatezza di tali sospetti.

Egitto: Obama chiede a militari la revoca dello stato di emergenza
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto, ieri, a Hussein Tantawi, capo del Supremo consiglio delle Forze armate egiziano, di mettere fine allo stato di emergenza e ai processi per i quali i civili devono presentarsi davanti a corti militari. Nel corso della conversazione telefonica, riferisce la Casa Bianca, i due leader hanno anche “concordato sulla necessità che le prossime elezioni egiziane siano libere e giuste e si svolgano in base agli standard democratici”. Infine, sulla situazione economica egiziana, Obama si è detto favorevole a fornire assistenza al Cairo.

Yemen: Saleh favorevole alla risoluzione Onu su trasferimento di potere
Il presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, ha detto ieri di accogliere favorevolmente la risoluzione dell'Onu sul trasferimento di potere. Saleh ha dichiarato di essere pronto al dialogo con l'opposizione per firmare l'iniziativa dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), che prevede le sue dimissioni in cambio dell’immunità, e per decidere una data sulle elezioni presidenziali. L'opposizione chiede, invece, che Saleh lasci immediatamente il potere.

Pakistan-conversioni forzate
Il numero di donne cristiane pakistane stuprate per costringerle a sposarsi e a convertirsi all'Islam “è in allarmante aumento” secondo quanto denuncia oggi l’Asia Human Rights Commission (Ahrc), un'organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani. Secondo un rapporto pubblicato dall’organizzazione, “sembra che nessuno oggi, dalla magistratura alla polizia e neppure il governo, sia in grado di resistere alle minacce dei gruppi fondamentalisti pakistani”. La denuncia è accompagna da una lunga lista di scioccanti casi di violenze sessuali e sequestri di ragazze cristiane costrette ad accettare matrimoni con musulmani soprattutto nella provincia del Punjab, dove è più numerosa la minoranza cristiana. Intanto, in Pakistan non si ferma la violenza legata al terrorismo di matrice islamica: almeno quattro persone sono state uccise da una mina posta al ciglio di una strada nel nordovest del Paese. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e di Giovanni Cossu)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 298







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