Mons. Vegliò sul Messaggio del Papa per i migranti: i media possono fare molto per
spegnere i pregiudizi
Alla conferenza stampa di presentazione del messaggio del Papa hanno dunque preso
parte il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli
itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, il segretario dello stesso dicastero, mons.
Joseph Kalathiparambil, e il sottosegretario, Padre Gabriele Ferdinando Bentoglio.
Dei loro interventi ci riferisce Fausta Speranza.
Il nesso
tra messaggio del Papa per i migranti e i rifugiati 2012 e Nuova evangelizzazione
è evidente un po’ in tutti gli interventi. Mons. Antonio Maria Vegliò, presidente
del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, lo sottolinea
così:
“Il mondo intero è diventato terra di annuncio evangelico: in
effetti, persone, che non conoscono Gesù, si trovano in Paesi di antica tradizione
cristiana, mentre molti cristiani emigrano verso regioni che in passato si era soliti
chiamare Paesi di missione. E’ evidente che il miscuglio di nazionalità e di religioni
va crescendo in misura esponenziale. Nei Paesi di antica cristianità, osserviamo la
penetrazione della secolarizzazione e la crescente insensibilità nei confronti della
fede cristiana, mentre in alcuni Paesi a maggioranza non cristiana c’è un influsso
emergente del cristianesimo. Ovunque, pullulano i nuovi movimenti settari, con il
tentativo di eliminare ogni visibilità sociale, simbolica della fede cristiana, come
se Dio e la Chiesa non esistessero”.
Stati Uniti, Federazione Russa,
Germania, Arabia Saudita, Canada, Francia, Spagna sono i Paesi maggiormente interessati
dalle immigrazioni. “L’Italia – sottolinea mons. Vegliò – non c’è”. In ogni caso,
mons. Vegliò sottolinea che Benedetto XVI raccomanda attenzione al ruolo dei laici
e alla parola “dialogo” in ogni impegno di pastorale per i migranti. La Chiesa si
sente sollecitata – afferma – tra opportunità e sfide:
“Di fronte a
tale sfide, essa si sente sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni,
il suo linguaggio, rinnovando il suo slancio missionario”.
Mons. Vegliò
ribadisce la dignità di ogni persona umana e i diritti dei lavoratori e definisce
un obiettivo:
“L’integrazione, che non gli faccia perdere la sua identità
umana e cristiana”.
Con una raccomandazione:
“Il tempo
che stiamo vivendo è arricchito dalla preziosa opportunità dei movimenti migratori.
Questi, ovviamente, devono essere legittimamente regolati, liberandoli dalle piaghe
della povertà, dello sfruttamento, del traffico di organi e di persone”.
Da
parte sua, il segretario dello stesso Pontificio Consiglio, mons. Joseph Kalathiparambil,
ricorda dolore e sofferenza dietro a tante storie di rifugiati. Ricorda che in molti
fuggono da persecuzioni religiose. Di fronte a ciò – sottolinea – il cristiano testimonia
Cristo e i valori evangelici rifiutando ogni xenofobia e razzismo. Il rischio infatti
non è remoto:
“In un periodo caratterizzato da crescenti sentimenti
di ostilità nei confronti dei rifugiati, in molti Paesi industrializzati”.
A
questo proposito una raccomandazione precisa per i mezzi di comunicazione:
“Hanno
un ruolo importante nel far conoscere con correttezza, oggettività e onestà, la situazione
di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti. E’ importante
non lasciarsi trasportare dall’onda lunga dello stereotipo o della sola ricerca dello
scoop giornalistico”.
Padre Gabriele Ferdinando
Bentoglio, sottosegretario del dicastero, volge lo sguardo in particolare ai giovani,
ricordando che sono circa tre milioni gli studenti all’estero e che entro il 2025
il numero salirà a sette milioni. Cercano Paesi industrializzati, dove nel maggior
numero di casi poi si fermeranno. Padre Bentoglio cita i Paesi da cui provengono:
“Una ventina di Paesi, tra cui ai primi posti figuravano Cina, Polonia,
India e Messico. Rispetto agli anni precedenti, però, gli incrementi maggiori sono
da attribuire a Colombia, Cina, Romania e Marocco. Sono diminuiti invece gli studenti
provenienti da Filippine e Federazione Russa”.
Padre Bentoglio chiama
tutti a riflettere sul fatto che le nuove tecnologie in alcuni casi aiutano questi
giovani nelle società multietniche e multiculturali. Ma sembra dire che non si può
lasciare tutto al caso:
“Di pari passo, cresce l’urgenza che i luoghi
dell’educazione, della formazione, soprattutto a livello universitario, acquisiscano
e valorizzino il legame necessario e strategico fra la profonda sete di verità e il
desiderio di incontrare Dio”. In definitiva, attenzione al rispetto per
i diritti di ognuno e attenzione alle potenzialità di una società in evoluzione.