Bolivia: la strada nel Parco Tipnis non si farà. La soddisfazione della Chiesa
A 65 giorni dall'inizio della marcia indigena e dall'inizio del confronto con il governo,
il Presidente Morales ha deciso non solo la sospensione definitiva della costruzione
della seconda tratta della strada che doveva andare da Villa Tunari fino a San Ignacio
de Moxos, ma anche dichiarare per legge l'intangibilità del Territorio Indigeno Parco
Nazionale Isiboro Sécure (Tipnis). La Chiesa cattolica, fin dall’inizio, aveva offerto
la sua mediazione per stabilire il dialogo fra le parti in conflitto. La decisione
del Presidente di vietare ogni costruzione nella zona del Tipnis è una vittoria per
i manifestanti. La richiesta d'intangibilità della zona è stata la principale richiesta
fatta dai dirigenti indigeni, che dopo l'intervento della polizia a Yucumo sono stati
informati delle decisione del Presidente Morales di consultare gli abitanti della
zona prima di eseguire qualsiasi lavoro in quel tratto di autostrada. All'inizio della
marcia, il governo qualificò la manifestazione indigena come illegittima, e qualche
giorno dopo a Yucumo, la marcia fu bloccata dagli abitanti locali e poi repressa da
parte della polizia. La Chiesa cattolica - riferisce l'agenzia Fides - è stata sempre
presente accanto ai manifestanti con rappresentanti laici e religiosi ed ha offerto
aiuto materiale ai partecipanti alla marcia. Questi infatti erano privi di cibo e
acqua e di abbigliamento adatto a sopportare le rigide temperature dell’altura della
zona vicino a La Paz. All'arrivo nella capitale boliviana, la marcia si è trasformata
una manifestazione cittadina al completo con quasi 500 mila persone che si sono unite
ai manifestanti negli ultimi metri fino alla cattedrale della città. Mons. Edmundo
Luis Flavio Abastoflor Montero, arcivescovo della Paz ha accolto i manifestanti ed
ha celebrato l’eucaristia con loro. Nella sua omelia l’Arcivescovo ha ricordato che
Dio è presente nel popolo semplice e che bisogna fare rispettare i diritti di tutti
nella giustizia e nel rispetto del bene comune. Ieri la Commissione per la Pastorale
sociale della Caritas della Bolivia ha emesso un comunicato nel quale si esprime “gioia
per la splendida testimonianza di valore cristiano e culturale della solidarietà della
comunità di La Paz e della società boliviana, con eloquenti dimostrazioni d’assistenza
umanitaria e d’impegno per la causa dei popoli indigeni delle pianure. Siamo stati
testimoni di atteggiamenti di amore, di commozione, di sincera ospitalità e di atti
di servizio con la condivisione di cibo e abbigliamento per sostenere i diritti dei
popoli indigeni e per la difesa del Tipnis. Tutti questosono gesti cristiani e segni
di evangelizzazione”. (R.P.)