2011-10-24 15:02:01

Stupore e preoccupazione per il rapimento di tre europei in un campo profughi saharawi


L’unità di crisi della Farnesina è al lavoro per fare luce sul rapimento di Rossella Urru, la cooperante del Cisp, il Comitato per lo sviluppo dei popoli, sequestrata ieri nel sud dell’Algeria insieme a due volontari spagnoli. I tre si trovavano in un campo di rifugiati dell’autoproclamata repubblica del Saharawi, dove svolgevano attività di carattere umanitario. E sulla preoccupazione con cui si attendono notizie su quanto avvenuto sentiamo Debora Rezzoagli, responsabile dei progetti per l’Africa del Cisp, intervistata da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Riguardo a quanto è successo noi non abbiamo alcuna informazione attendibile su quanto è successo, se non che un commando di circa 10 persone, probabilmente armato, con un’incursione probabilmente armata, ha rapito Rossella Urro e altri due colleghi spagnoli di altre due organizzazioni non governative che lavorano nei campi. Circa l’identità e le motivazioni dei rapitori non sappiamo nulla.

D. – E’ qualcosa che non era mai successo prima d’ora in un campo rifugiati Saharawi, un rapimento di volontari…

R. – No, assolutamente non è mai successo niente del genere. Noi lavoriamo nei campi dal 1985 e non c’è mai stata nessuna sensazione di insicurezza. Si lavora in piena collaborazione con le istituzioni e le associazioni Saharawi e tra noi Ong è lo stesso. E’ una cosa che nessuno di noi si aspettava.

D. - Qual è l’attività dei volontari nei campi dei rifugiati Sarawi nel sud dell’Algeria?

R. – E’ chiaro ed evidente che il Cisp si concentri sull’aiuto alle famiglie Saharawi che vivono negli accampamenti nel sud dell’Algeria, vicino alla città di Tindouf. I progetti sono stati tanti in questi anni ed in particolare si concentrano su un supporto alle istituzioni e le associazioni Saharawi nell’ambito della gestione degli aiuti umanitari. In particolare noi ci occupiamo di monitorare e di seguire tutto quello che riguarda la distribuzione degli aiuti alimentari. Poi abbiamo progetti anche di prevenzione nell’ambito sanitario rispetto a malattie come l’epatite. Attualmente siamo impegnati a fare studi proprio riguardo allo stato di salute e rispetto all’impatto degli aiuti sulla situazione che regna nei campi Saharawi. Di conseguenza lavoriamo con l’Unhcr così come con l’Echo e in strettissima collaborazione con le istituzioni Sarawi e in particolare con la mezzaluna rossa Saharawi.

D. – Come si può spiegare, se c’è una spiegazione, il fatto che qualcuno abbia voluto colpire le organizzazioni non governative rapendo questi volontari?

R. – Io sono rientrata dai campi sabato pomeriggio. Regna l’assoluta sicurezza e tranquillità nel lavoro e nelle relazioni con i Saharawi e tra noi Ong. La cosa è stata assolutamente inattesa, imprevedibile, e siamo tutti scioccati da quello che è successo. Non sappiamo nulla. Mi sembra evidente che gli stranieri siano un obiettivo.(bf)







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