L'Ue pressa l'Italia: ridurre subito il deficit e promuovere la crescita
L’Ue chiede all’Italia un’agenda di riforme completa e risposte concrete, entro il
vertice di mercoledì, per ridurre il deficit e favorire la crescita. A ribadirlo è
il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, ad un giorno dal
summit dei capi di Stato e governo dell’Unione convocato per salvare l’Euro. Intanto,
dopo le polemiche delle ultime ore il governo tedesco precisa: “Francia e Germania
considerano l’Italia un partner economicamente molto forte che ha, tuttavia, un alto
debito”. Questa sera a Roma, Consiglio dei ministri straordinario: il premier Berlusconi
pensa ad un innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile, ma la Lega frena. Sulla
situazione, Paolo Ondarza ha intervistato Carlo Secchi, docente di politica
economica europea all’Università Bocconi di Milano.
R. – Credo
che dal vertice sia emersa la volontà di trovare comunque una soluzione per il debito
sovrano europeo, che è la causa dei timori che circondano soprattutto l’andamento
futuro della zona euro, ed è anche emerso chiaramente ciò che resta da fare da parte
di alcuni degli Stati, peraltro tra i più importanti, e questo riguarda in primo luogo
l’Italia.
D. – Ma l’Italia rischia di diventare una nuova Grecia?
R.
– Questa mi sembra un’ipotesi un po’ estrema. Il problema dell’Italia è che se da
un lato, dal punto di vista del riordino dei conti pubblici, grazie anche all’azione
svolta dal ministro dell’Economia, credo che il nostro Paese si presenti con le carte
in regola, ma dal punto di vista della crescita non si sono viste ancora misure convincenti.
E a cavallo tra le già rare risorse per la crescita e migliorare lo stato dei conti
pubblici, si pone ovviamente la questione della riforma ulteriore delle pensioni.
Credo sia del tutto ovvio immaginare che gli altri Stati – i più importanti, la Germania
in primis – che devono farsi carico anche dei nostri problemi, chiedano uno sforzo
nella direzione di adeguarci agli standard europei, quindi i famosi 67 anni di cui
si parla. D’altro canto, a prescindere da tutto ciò, è un problema di equità nei confronti
dei più giovani e delle nuove generazioni.
D. – Ma l’Italia è all’altezza
delle richieste europee? Perché l’impressione è che stia perdendo di credibilità …
R.
– Occorre una sorta di colpo di reni da parte del governo, nel senso che le cose da
fare sono abbastanza evidenti; gli osservatori, coloro che guardano alle principali
questioni – liberalizzazioni, privatizzazioni, riforma delle pensioni e così via –
sono sostanzialmente d’accordo sul da farsi, e concordano sulle indicazioni che provengono
dai vari enti internazionali e dall’Europa in primis. Naturalmente, io auspico che
ciò si verifichi nell’interesse del nostro Paese e nei tempi brevissimi che ci sono
stati assegnati. (gf)