2011-10-24 14:57:45

Libia. Celebrata la liberazione: elezioni entro 8 mesi, sarà rafforzata la "sharia"


Ieri a Bengasi la cerimonia di proclamazione per la liberazione della Libia dal regime di Muhammar Gheddafi. I leader del Consiglio Nazionale di Transizione hanno tracciato le linee di quello che sarà il futuro del Paese: elezioni generali entro otto mesi e maggior spazio alla sharia, la legge islamica. Su questi aspetti, Giancarlo La Vella ha intervistato Federico Cresti, docente di Storia dell’Africa e dei Paesi islamici all’Università di Catania:RealAudioMP3

R. – Noi, in Occidente, quando sentiamo la parola “sharia”, pensiamo a norme retrive. Penso che il riferimento alla religione islamica sia un fatto eminentemente politico. In qualche modo, il collante principale all’interno della società libica odierna è sicuramente quello della religione, nella misura in cui ci sono pochissime altre minoranze religiose e, dunque, e nella misura in cui è fallito il modello della “jamahiriya”, della democrazia diretta. Un modo, dunque, per creare un’unione all’interno del Paese può essere proprio questo riferimento. C’è comunque da dire che la "sharia" era già presente con diverse norme.

D. – Sono state annunciate anche nuove elezioni, tra alcuni mesi. Lo Stato potrà essere, così come pensato dal Consiglio Nazionale di transizione, un superamento delle divisioni tribali che caratterizzano la società libica?

R. – Secondo me, adesso, il problema fondamentale è ristabilire la pace. In Libia gira una quantità di armi spaventosa. Allora, prima di tutto c’è da fare questo passo della pacificazione. C'è da capire se questo gruppo dirigente riuscirà a ristabilire la pace, ma dovrà effettuare in qualche modo anche il disarmo. Probabilmente, nonostante questo, non risolverà le contraddizioni esistenti, che sono fin troppo antiche e che quindi rimangono. A mio avviso le contraddizioni sono fondamentalmente quelle economiche.

R. – La Libia è uno dei maggiori produttori di petrolio. L’Occidente riuscirà, secondo lei, a continuare ad avere un dialogo commerciale con Tripoli?

R. – Sì, certo, perché la Libia non può fare a meno dell’apporto, delle conoscenze, come anche della tecnologia, almeno in questa fase del suo sviluppo, delle società petrolifere occidentali, per poter esportare il suo prodotto. Da sola non ce la può fare, per cui il legame ci deve essere per forza. A cambiare saranno forse le quantità differenziali tra un Paese e l’altro, tra una società e l’altra, ma questo legame fisico tra la Libia e gli altri Paesi che acquistano il suo petrolio rimarrà senza dubbio. La Libia non riuscirà mai a consumare tutto il suo petrolio e quindi dovrà forzatamente legarsi con l’esterno. (vv)







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