2011-10-23 15:56:51

Libia: eseguita autopsia sul corpo di Gheddafi, stasera il Cnt annuncia la liberazione


Cresce l’attesa per la dichiarazione del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), che oggi si accinge a proclamare la liberazione del Paese, preludio alla formazione di un esecutivo in grado di preparare, tra otto mesi, le elezioni. Intanto, è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Gheddafi che potrebbe essere riconsegnato alla famiglia. Secondo i medici, sarebbe morto sul colpo dopo una ferita d’arma da fuoco. Ancora giallo sulla sorte di Saif al Islam, figlio del rais, che gli appartenenti alla sua tribù hanno nominato successore del padre. Mentre restano dubbi sulle circostanze che hanno portato all’uccisione dell'ex leader libico, la comunità internazionale auspica la formazione di un governo inclusivo, l’avvio di un processo di riconciliazione tra le diverse anime del Consiglio nazionale di transizione e libere elezioni. Sarà possibile? Risponde il prof. Franco Rizzi, segretario generale dell’Unione delle Università del Mediterraneo, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Dovrà essere possibile. E’ una strada che va assolutamente percorsa, perché non si può lasciare il Paese nel caos o in balia delle vendette trasversali tra le diverse tribù e clan.

D. – Il Cnt ha una composizione varia: “gheddafiani” che non si sono macchiati di reati di sangue, società civile, islamici di diverse confessioni. Per dove può passare un’intesa?

R. – L’intesa può passare esclusivamente tenendo presente il bene del Paese. Ed è veramente un’impresa, perché tutte queste divisioni cercano ovviamente di portare acqua al mulino di una parte anziché di un’altra. Se non si tiene presente la necessità che ognuno deve fare un passo indietro per il bene del Paese, credo sarà estremamente difficile e lungo il percorso di transizione.

D. – Ora quali rischi si corrono? Vendette, rappresaglie, altri fatti di sangue?

R. – Penso si debba partire da un dato di fatto: la Libia non è né la Tunisia, né l’Egitto, dove esistevano sia lo Stato sia le istituzioni. Le istituzioni esistono ancora e quindi il processo elettorale in Tunisia, ad esempio, è stato possibile proprio perché lo Stato era presente. Ora, se non capiamo com’era fatta la Libia e com’era strutturata – cioè intorno ad una persona, senza che le istituzioni importanti che formano uno Stato funzionassero effettivamente – non possiamo renderci conto della situazione. Per cui, il discorso degli otto, dodici mesi o due anni e così via è un discorso che dovrà essere seguito volta per volta, perché si tratta di ricostruire tutto.

D. – E l’aspetto dei diritti umani? Pensiamo alle notizie e alle immagini sulla morte di Gheddafi...

R. – Sono convinto che quello che è successo sia di una brutalità estrema. In una situazione del genere, la violenza può portare a queste brutalità, ma significa anche che – per quanto il dittatore possa esser stato responsabile di molteplici massacri – la coscienza di rispettare la vita umana e sottoporre la persona a un eventuale processo di fatto in tanti casi ancora non c’è, nonostante siano stati compiuti molti progressi nel campo dei diritti umani. (vv)








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