La prima memoria del Beato Wojtyla celebrata alla presenza di molti giovani in San
Giovanni in Laterano
Ieri la Chiesa ha celebrato per la prima volta la memoria liturgica del Beato Giovanni
Paolo II. A Roma il Servizio diocesano per la pastorale giovanile e quello per le
vocazioni hanno proposto ai giovani una veglia di preghiera sul sagrato della Basilica
di San Giovanni in Laterano. L’incontro è cominciato nel pomeriggio ed è proseguito
alle 19 con la Messa dedicata al nuovo Beato celebrata dal cardinale vicario, Agostino
Vallini. Ma come Beato, quali insegnamenti offre oggi Giovanni Paolo II? Tiziana
Campisi lo ha chiesto a don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le
vocazioni della diocesi di Roma, che ha tenuto le meditazioni della veglia di ieri:
R. - La celebrazione
della prima memoria del Beato Giovanni Paolo II ha avuto il senso di una presa di
possesso della sua eredità. Tre tematiche hanno fondamentalmente animato questa riflessione:
il parlare dell’uomo per Giovanni Paolo II, come è apparso nella sua visione altamente
positiva, il parlare della missione di quest’uomo redento e di tutto quello che di
bello può fare, il lasciarci toccare dalla luce che il suo dolore e la fine della
sua vita così debole e, allo stesso tempo, così possente nell’illuminare la nostra
vita, nella luce e con l’aiuto della Beata Vergine Maria, ha sempre guidato Giovanni
Paolo II.
D. - Parliamo della prima tematica: l’uomo…
R.
- Il messaggio è quello di una grande fiducia che l’uomo può avere in Dio riguardo
a se stesso. Il messaggio fondamentale è che Cristo ha riportato l’uomo a Dio e che
l’uomo è veramente capace di Dio: è capace di grande dignità, di grande nobiltà. La
relazione con Dio non deturpa, non impoverisce, non mette in secondo piano l’uomo,
ma lo innalza, gli dà una bellezza completa e autentica, lo riporta a se stesso. Questo
Giovanni Paolo II ci ha detto con forza, con calore, con gioia.
D. -
Questo è un po’ il punto di partenza: ogni uomo rifletta per riscoprire se stesso,
per partire verso dove? Qui arriviamo alla missione…
R. - La missione
dell’uomo è coincidente con la missione di Cristo: scoprendo in Cristo la nostra immensa
bellezza, noi scopriamo la nostra immensa potenzialità e quindi “Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi”, dice Gesù. Ecco allora che noi abbiamo una analogia
con la sua missione: essere mandati dal Padre. Questo ci apre al poter interpretare
ogni fatto della nostra vita come un’avventura, in cui siamo inviati da Dio. Ogni
fatto, ogni esperienza - trasformare il lavoro, lo studio, l’avventura della propria
sfida affettiva, il bene dell’amicizia e tutte le cose, più piccole e più grandi,
che ci possono essere nella vita - possa dunque essere una missione, un compito importante
con uno scopo fondamentale: quello di mostrare, vivere, raggiungere, "assaggiare"
la gloria di Dio in ogni fatto della nostra vita. (mg)