2011-10-22 14:23:56

Unicef: nel Corno d’Africa salvati molti bambini, ma l’allarme continua


La risposta internazionale alla crisi nel Corno d’Africa ha permesso di salvare molti bambini e di portare aiuto a milioni di persone, ma la crisi resta molto grave ed è necessario potenziare gli interventi. A tre mesi dalla dichiarazione dello stato di carestia in alcune parti della Somalia, l’Unicef presenta i risultati raggiunti nel rapporto ‘Risposta all’emergenza nel Corno d’Africa’ e rilancia l’urgenza di incrementare gli aiuti. Secondo i dati ufficiali diffusi dall’organizzazione, ad oggi l’Unicef ha distribuito nel Corno d’Africa “circa 10.000 tonnellate di aiuti salvavita; 108.000 bambini gravemente malnutriti sono stati curati in centri nutrizionali; 1,2 milioni di bambini sono stati vaccinati contro il morbillo; 2,2 milioni di persone hanno avuto accesso all’acqua potabile; 48.000 bambini hanno potuto frequentare ‘spazi a misura di bambino’ o altri ambienti protetti”. Inoltre, “nella Somalia centrale e meridionale, dove l’accesso alle agenzie umanitarie è limitato, l’Unicef è stata in grado di raggiungere 350.000 persone con alimenti supplementari e circa 30.000 famiglie con pasti cucinati, mentre erano in viaggio verso i campi profughi in Kenya e in Etiopia”. “Abbiamo salvato molti bambini in Somalia, nei campi profughi dei Paesi vicini, così come in altre regioni di Kenya, Etiopia e Gibuti colpite da una siccità così prolungata, dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dai conflitti” ha detto Elhadj As Sy, direttore regionale Unicef per l’Africa orientale e meridionale, che allo stesso tempo ha evidenziato la necessità di “gettare le basi per uno sviluppo a lungo termine, per evitare che una catastrofe di queste dimensioni possa accadere nuovamente”. A richiedere uno sforzo maggiore – ha detto As Sy – sono i settori della salute, la nutrizione, la sicurezza alimentare e l’acqua, l’igiene, l’istruzione e la protezione dei minori. Nella regione infatti sono circa 13,3 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza: secondo i dati diffusi dall’Unicef, oltre 450.000 somali sono fuggiti nei campi profughi attorno a Dadaab nel nord-est del Kenya, altri 183.000 sono fuggiti in Etiopia e 20.000 si sono rifugiati a Gibuti. Sono poi migliaia i bambini che hanno perso la vita a causa della malnutrizione e delle violenze e più di 320.000 rischiano di morire nei prossimi mesi se non aumenteranno rapidamente le operazioni di soccorso. Inoltre la previsione di forti piogge in ottobre e dicembre annuncia nuovi disagi: si temono inondazioni ed epidemie di malattie mortali come colera, malaria e polmonite. Ma se la soluzione della crisi in atto sembra ancora molto lontana, a “fare la differenza” – esorta infine Elhadj As Sy – sarà proprio “il sostegno costante da parte di donatori e partner, i nostri sforzi congiunti di salvare vite, distribuire aiuti e insegnare regole igienico-sanitarie di base”. (C.D.L.)







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