Riconciliazione, perdono, unità: le speranze dei vicari apostolici di Bengasi e Tripoli
Sul ruolo dei cristiani in Libia oggi, ecco la riflessione del vicario apostolico
di Bengasi, mons. Sylvester Carmel Magro, al microfono di Luca Collodi:
R. – I cristiani
continuano con la loro testimonianza quotidiana. Penso ad esempio alle infermiere;
ci sono molte infermiere, per la maggior parte filippine, che lavorano con i malati.
E poi noi abbiamo le nostre suore, le religiose: si tratta di persone che non sono
scappate quando sono fuggiti tutti, che sono rimaste al loro posto di lavoro: è una
testimonianza di come si possa credere nella ricostruzione con l’aiuto del Signore.
D.
– Mons. Magro, cosa significa questa svolta per i libici?
R. - Forse
era la speranza di tantissimi, della maggioranza. Quello che anche noi sentiamo con
loro è il bisogno della riconciliazione, di un ritorno ad un sentimento nazionale
e come cristiani preghiamo e offriamo le nostre difficoltà, che soffriamo quotidianamente
con loro, al Signore della pace perché dia ai governanti e ai responsabili lo spirito
nazionale e soprattutto la riconciliazione che viene da Dio.
R. - Il
futuro dei cristiani in Libia non cambierà?
R. – Non credo, perché il
Paese ha bisogno della manodopera straniera … Speriamo che a tutti vengano riconosciuti
i propri diritti e la libertà, come l’abbiamo avuta finora, di praticare e vivere
la nostra religione, la nostra fede. (bf)
La Chiesa cattolica, dunque,
segue da vicino la sorte del popolo libico. Con quali speranze? Luca Collodi lo ha
chiesto al vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:
R. – Il popolo
libico ha delle capacità straordinarie: capacità di ripresa ed anche di perdono. Queste
situazioni provocano inevitabilmente molte vittime e violenze. Mi auguro che i libici
possano farcela, che possano ricominciare da capo con coraggio, perdonando e cercando
di guardare al futuro mantenendo i piedi per terra.
D. – Il Paese resterà
unito, secondo lei?
R. – Questa è una sfida che ci si aspetta. Tutti
vogliono l’unità del Paese. Ci sono stati dei momenti di tensione al punto da desiderare
la divisione. Ma questo personalmente non lo credo ed il popolo libico non lo vuole.
Certo, ci saranno delle grosse tentazioni. Tentazioni di poter conquistare una regione
o un’altra, ma penso prevarrà la saggezza e la buona volontà del popolo libico. (vv)