2011-10-21 14:39:04

L’Onu vuole un’inchiesta sull’uccisione di Gheddafi, la Nato decide sulla fine dei bombardamenti


La Nato deciderà oggi pomeriggio, nel Consiglio Atlantico a Bruxelles, se terminare le operazioni militari in Libia dopo l’uccisione di Muammar Gheddafi, ieri a Sirte. Dal canto suo, l’Alto commissariato Onu per i diritti umani chiede di aprire un’inchiesta sulle circostanze che hanno portato alla morte del rais libico. Intanto, la comunità internazionale esorta il Consiglio nazionale di transizione ad avviare un processo di pacificazione del Paese. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Dopo oltre 40 anni, è finita l’era Gheddafi, ma il futuro della Libia resta incerto. Un’incertezza che, il giorno dopo, permane anche sulla dinamica dell’uccisione del “Colonnello” nella sua roccaforte Sirte. Le crude immagini, mostrate dalla tv panaraba “Al Jazeera”, hanno subito fatto pensare ad un’esecuzione sommaria dopo che il rais era stato ferito in uno scontro a fuoco, preceduto da un raid aereo delle forze Nato. L’ipotesi dell’esecuzione è stata avallata da un medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Gheddafi. Ma il Consiglio nazionale di transizione, ieri sera, aveva smentito di aver dato l’ordine di uccidere Gheddafi, che sarebbe - secondo il Cnt - rimasto vittima di una sparatoria. Ucciso anche uno dei figli di Gheddafi, Mutassim, mentre è mistero sulla sorte del fratello Saif, forse in fuga verso il Niger. Stamani, un comandante dei ribelli ha fatto sapere che il corpo di Gheddafi, al momento a Misurata, sarà sepolto entro 24 ore in una località segreta. Dopo la conferma della morte del dittatore libico, si sono succedute, una dopo l’altra, le dichiarazioni dei leader dei Paesi che più apertamente hanno agito per porre fine al regime di Gheddafi. A sette mesi dall'inizio della guerra e due dalla liberazione di Tripoli, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermato che la morte di Gheddafi è “una tappa fondamentale per la libertà”. Gli ha fatto eco, il premier britannico David Cameron, che si è detto fiero del ruolo di Londra nella caduta del dittatore. Più cauto il presidente americano, Barack Obama, per il quale i libici “hanno vinto la loro rivoluzione” e si è dunque “chiuso un doloroso capitolo”. Intanto, da più parti si chiede ai ribelli di garantire una transizione pacifica e di riconciliazione. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton, ha chiesto ai nuovi leader libici di assicurare un futuro democratico per il Paese “nel pieno rispetto dei diritti umani". Dal canto suo, il segretario generale dell’Onu, ha lanciato un appello ai libici affinché si mostrino uniti. “Non è il tempo della vendetta – ha affermato Ban Ki-moon – ma quello della ricostruzione e della riconciliazione”.

Ma come cambia ora il volto della Libia? Cecilia Seppia ha raccolto il commento di Lucio Caracciolo direttore della rivista di geopolitica "Limes":RealAudioMP3

R. – E’ la fine di questa prima fase della guerra di Libia: dopo il regime in quanto tale è caduto il suo capo carismatico, l’icona Gheddafi. Naturalmente ora bisognerà vedere le conseguenze di questa morte, cioè se insieme a Gheddafi morirà anche il “gheddafismo”, moriranno anche i suoi fedeli… Non dimentichiamo che ci sono clan e tribù libiche che hanno mantenuto fino all’ultimo una certa fedeltà al regime. L’altra grande incognita, forse la principale, riguarda il grado di compatibilità fra le varie componenti della rivoluzione.

D. – Il Cnt potrebbe essere in grado di ricomporre questo mosaico e guidare il Paese verso la transizione pacifica oppure non è in grado?

R. – Non credo. Penso che ci dovrà essere un compromesso, intanto all’interno del Cnt fra le sue varie anime e poi soprattutto fra i vari clan e tribù libiche che certamente hanno ambizioni diverse e hanno capacità di controllo del territorio autonome. Ci vuole una nuova leadership, oppure ce ne saranno tante quante sono le entità tribali che riescono a controllare il territorio.

D. – C’è chi sostiene che era auspicabile catturare vivo il rais e sottoporlo a un processo equo visto che sulla sua testa pendeva l’accusa del tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità…

R. – Sì, credo che ci sia un po’ di ipocrisia in questa posizione perché è chiaro che un Gheddafi vivo e processato sarebbe stato un grosso problema sia per gli altri leader libici - non dimentichiamo che il Cnt è composto in gran parte da suoi ex ministri o generali - sia soprattutto per i suoi influenti e importanti amici all’estero. Gheddafi aveva una rete di relazioni e di supporti internazionali, che certamente sarebbero stati coinvolti in questo processo in modo poco simpatico. (bf)







All the contents on this site are copyrighted ©.